Recentemente i quotidiani hanno riferito di un dibattito piuttosto acceso, in Parlamento, sulle energie rinnovabili: da quanto ho capito, sono anni che lo Stato incentiva fonti energetiche rinnovabili solo di nome e non di fatto, cioè, ad esempio, scarti di lavorazione dell?industria petrolifera. Ma chi si appropria di tutti questi soldi pubblici, ovvero dei contribuenti? Immagino che sia l?Enel a prendere la fetta più grossa, visto che, nonostante la privatizzazione, rimane il più grande produttore italiano di energia e il suo azionista di controllo è sempre lo Stato. Mi piacerebbe almeno sapere se l?energia rinnovabile dell?Enel è vera o falsa.
Elisabetta v. (Rapallo – ge)
Signora Elisabetta, la sua domanda è più che pertinente: infatti, il decreto sulle fonti rinnovabili, già approvato in Parlamento, fino alle definizioni è corretto, ma, in un articolo denota tutta la sua contraddittorietà, poiché ammette anche lo smaltimento di tutti i rifiuti (anche quelli non riciclabili), non si parla più quindi di fonti assimilate ma di rifiuti anche non biodegradabili, mentre solo le biomasse, nell?ambito dei rifiuti, sono legittimamente riconosciute come fonti rinnovabili.
È sempre più difficile quindi comprendere la logica con cui i fondi previsti per le energie rinnovabili vadano nella giusta direzione, è proprio il concetto che non funziona. L?Enel non è comunque la maggiore imputata in questa vicenda che coinvolge soprattutto le discariche di rifiuti non riciclabili.
Andrea Masullo, resp. energia e clima WWF
Cosa fa VITA?
Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è grazie a chi decide di sostenerci.