Mondo

Usa: la Croce Rossa miglior non profit dell’anno

Bocciata invece Amnesty International

di Gabriella Meroni

La beneficenza negli Stati Uniti viene sempre più scrutinata per misurarne l’efficienza, ottimizzare i capitali e ridurre al minimo le frodi che purtroppo sono sempre in agguato, quando si maneggiano milioni di dollari. Negli Usa esistono ben 900 mila enti di beneficenza e altre 690 mila organizzazioni nonprofit. In tutto le donazioni benefiche (esentasse) hanno raddoppiato di valore in termini reali dal ?92, raggiungendo 240 miliardi di dollari l?anno scorso. E? quasi raddoppiato anche il numero delle fondazioni private, spesso create dalle aziende sia per dare un contributo alla comunità, sia per approfittare degli incentivi fiscali e migliorare la propria immagine; e i loro patrimoni sono lievitati da 177 a 477 miliardi di dollari. In un?epoca di tagli delle spese delle amministrazioni pubbliche, sta diventando ancora più importante l?attività degli enti di beneficenza, per esempio a favore dell?istruzione, dei senzatetto, dei bambini, della cultura e della ricerca medica. Basti pensare che nel 2000 (ultimo dato disponibile) i contributi degli Stati Uniti per l?assistenza ai Paesi in via di sviluppo sono venuti per il 39% (22,6 miliardi di dollari) dal governo e per il 61% da enti privati (35,1 miliardi di dollari). Con cifre così ingenti in palio, aumenta anche l?attenzione su come vengono usate. La spinta per una maggiore efficienza nel settore del nonprofit viene in particolare dai benefattori di nuova generazione, non più ricchi eredi ma imprenditori che si sono fatti da sé una fortuna. Sempre più spesso le donazioni non sono fatte a scatola chiusa, ma sono legate al loro «rendimento sociale». Così si moltiplicano i servizi di monitoraggio su come funzionano le associazioni nonprofit. Sul sito www.charitynavigator.org, fra gli altri, si trova una classifica dei vari enti americani. Ogni organizzazione viene valutata sulla base del bilancio che presenta al fisco Usa e della trasparenza delle informazioni fornite sull?attività. Il parametro di giudizio più importante riguarda la quota di spese totali realmente impiegata nel core business, cioè nelle finalità benefiche dell?ente. La Croce Rossa americana si guadagna quattro stelle, devolvendo direttamente ai propri assistiti ben il 91,3% di tutte le uscite. All?opposto Amnesty International usa meno del 70% a favore delle vittime degli abusi per cui dichiara di lottare; e si merita così solo due stelle, anche perché è molto poco efficiente anche nella raccolta dei fondi. Mentre per raccogliere 100 dollari la Croce Rossa ne spende solo 8, il conto sale infatti a ben 26 dollari per Amnesty International. Quest?ultima spende poi il doppio per l?amministrazione dei propri uffici: il 9,3% contro il 4,9% della Croce Rossa. Perfino più sprecona è Broadway Care, l?organizzazione del mondo del teatro americano che combatte contro l?Aids (50 milioni di dollari raccolti finora): le sue spese amministrative sono il 12,5% del totale, ha bisogno di 15 dollari per raccoglierne 100 e dà ai malati di Aids solo il 74% delle uscite. Significativo è che gli enti più efficienti siano gestiti da manager con stipendi di tutto rispetto: il presidente della Croce Rossa americana, Marsha Johnson Evans, nel 2002 ha guadagnato 450 mila dollari; quello dell?Unicef, Charles J. Lyons, circa 260 mila; il capo di Amnesty, William Schulz, 221 mila.


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