Cultura
I sogni proibiti dei colossi
Sono arrivati in Italia. Ma nei loro obiettivi non cè certamente la clientela retail. Sono ingolositi dalle fondazioni ex bancarie. E dalla partita fondi pensione
Hanno fiutato il business e capito che il ritardo con cui l?Italia ha fatto il suo esordio nel socially responsible investing potrebbe rivelarsi una grande opportunità per loro che, invece, già da un po? di tempo operano nel settore, con più o meno successo: sono le società di gestione del risparmio di altri Paesi sbarcate sul nostro mercato con i propri fondi di investimento etici.
Chi sono? La lista è ormai piuttosto lunga: Abn Amro; Morley fund management; Credit Suisse; Dexia; Ing; Henderson; Pictet; Sarasin; JP Morgan Fleming e molti altri ancora. Puntano, naturalmente, a intercettare la crescente domanda di consapevolezza del risparmiatore italiano circa le modalità con cui vengono investiti i propri soldi. Ma il loro vero sogno proibito non è tanto la clientela retail, bensì gli investitori istituzionali. Ossia, fondi pensione e fondazioni di origine bancaria.
Sono questi la grande cassaforte da espugnare. Le fondazioni, con i loro oltre 37 miliardi di euro di patrimonio, se decidessero in massa di orientare in modo socially responsible la gestione delle enormi risorse finanziarie di cui dispongono, darebbero uno scossone fortissimo al sistema liberando fiumi di denaro pronti a confluire nelle casse dei fondi di investimento etici.
Discorso analogo vale per i fondi pensione. In Italia, il cosiddetto secondo pilastro del sistema previdenziale stenta ancora a decollare, ma nel momento in cui ciò avverà, sarà inevitabile che la filosofia di investimento di questi si ispiri a criteri di sostenibilità. Meglio, quindi, presidiare il territorio, è il ragionamento che fanno le case di investimento straniere. Finora hanno raccolto, tutto sommato, poco. Ma il meglio deve venire. Così, almeno, si augurano gli ?invasori?.
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