Famiglia

Genitori single, genitori speciali

In Umbria una donna non sposata adotta un minore bielorusso e fa scalpore. "Ma non è una deroga alla legge", avverte il tribunale di Perugia. "Si tratta solo di un caso speciale".

di Benedetta Verrini

Nessuno al Tribunale dei minorenni di Perugia si è stupito della notizia di una single che ha adottato un bambino bielorusso. Il caso si era chiuso nel 2001 e quasi nessuno se lo ricordava più. Eppure la notizia, diffusa la scorsa settimana da alcuni quotidiani come il Messaggero e La Nazione, ha suscitato grande scalpore: molti si sono domandati in che modo una single abbia potuto adottare, addirittura un bambino straniero. E ora sperano che la sentenza possa rappresentare un importante precedente. “Attualmente, per un single l?adozione internazionale non è possibile”, commenta la presidente della commissione Adozioni internazionali, Melita Cavallo. “La vicenda della signora umbra, evidentemente, si è inserita all?interno delle procedure giurisdizionali dell?adozione nazionale”. Sì, ma in che modo? Vita ha ricostruito la vicenda con l?aiuto della cancelleria del Tribunale per i minorenni di Perugia. “Si è trattato di un?adozione fatta nell?ambito dell?articolo 44 della legge sulle adozioni, che elenca i casi particolari in cui anche una persona non coniugata può adottare un bambino”, spiega Valeria Pini, dell?ufficio di cancelleria. I “casi particolari” per cui un single può adottare sono: quando l?adottante è unito al minore “da vincolo di parentela fino al sesto grado o da preesistente rapporto stabile e duraturo” e il minore sia rimasto orfano; quando il minore orfano si trova in condizioni di disabilità; quando vi sia la constatata impossibilità di affidamento preadottivo. In quest?ultimo caso, dunque, si è inquadrata l?adozione del bambino bielorusso. Quella che emerge dagli atti del Tribunale di Perugia è una straordinaria storia di solidarietà. Il piccolo era arrivato per la prima volta in Italia nel 1998, attraverso un?associazione di volontariato che coordina soggiorni di bambini di Chernobyl presso famiglie italiane. L?associazione, di cui non è stato reso noto il nominativo, non è un ente autorizzato alle adozioni internazionali ma opera solo nel campo di questi specifici progetti temporanei di solidarietà (l?accoglienza in Italia si prolunga per due-tre mesi all?anno). Il bambino è stato accolto fin dall?inizio nella casa della sua futura mamma adottiva, un?imprenditrice con una grande e solida famiglia. Immediatamente, la donna si è resa conto che il suo piccolo ospite aveva bisogno di cure mediche. A differenza degli altri, era orfano: in Bielorussia viveva in un internato. La situazione non deve averle più dato pace, visto che si è rivolta alle autorità di Minsk per ottenere direttamente da queste l?affidamento del minore. Dopo un lungo e paziente dialogo con il ministero dell?Istruzione bielorusso, la signora è stata nominata sua tutrice. A questo punto, si è aperta la delicata fase della “convalida” in Italia di quanto disposto dalle autorità straniere: è stato chiesto l?affidamento ed è scattata una fase di monitoraggio da parte dei servizi sociali. A oltre un anno di distanza, il 13 luglio 2001, la signora ha fatto richiesta ufficiale di adozione. “Oltre allo stato di salute del minore e al buon contesto familiare in cui era ormai inserito, per questo caso il giudice civile ha tenuto conto di due condizioni determinanti e particolarissime”, spiega ancora la dottoressa Pini. “La prima: un affidamento disposto dalla stessa autorità straniera. La seconda, la presenza in Italia del minore. Il 21 dicembre del 2001 è scattato il provvedimento di adozione”. Un lieto fine, che donna e bambino devono aver vissuto come un meraviglioso regalo, a pochi giorni dal Natale. “Ma non capiamo davvero perché tanto scalpore”, commenta la Pini. “Questo caso, per i suoi contorni, è entrato nella normativa di riferimento dell?adozione nazionale. Non c?entra nulla con l?adozione internazionale e nessun ente autorizzato è stato scavalcato”. Nessun speranza, dunque, per i single desiderosi di fare un?adozione internazionale? “Al momento, non ci sono possibilità”, ribadisce Melita Cavallo. “Ma non escludo che in futuro il legislatore possa decidere di allargare la fattispecie anche per i casi di affido internazionale e per le adozioni in casi particolari, come già avviene per l?adozione nazionale”.


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