Formazione
Noi che piccoli siamo e piccoli resteremo
LAssociazione finanza etica rappresenta le Mag, antesignane del risparmio responsabile. Oggi la moda non li ha intaccati. Non parlano di profitti, ma di utili tecnici
Duri e puri? Certo, sono quelli dell?Afe, l?Associazione per la finanza etica che rappresenta e coordina le Mag, le Mutue autogestione, antesignane del settore in Italia delle quali la stessa Banca etica è figlia. Per questa gente la finanza etica è davvero una cosa diversa da quella che intendono i grandi banchieri (compresi quelli indagati per truffa?). Cerchiamo di capirlo con il direttore dell?Afe, Marco Gallicani, un trentenne laureato in filosofia, scout dalla prima elementare, nato professionalmente in questo mondo e implacabile con ?gli altri?. «Per noi la finanza etica non è la nuova frontiera della finanza tout court. è uno strumento di giustizia, che deve interagire con tutte le altre facce della società civile che si battono per raggiungere gli stessi obiettivi, dal volontariato al commercio equo: realtà che infatti fanno parte a pieno titolo dell?associazione insieme alle Mag. è un approccio che le grandi banche non ci riconoscono, mentre rivendicano la finanza etica come loro territorio di competenza».
Insomma, una banca tradizionale non potrebbe (e forse neanche vorrebbe) mai far parte dell?Afe. «Pensiamo alla questione del tasso d?interesse», continua Gallicani. «La finanza etica, dicono i banchieri, dovrebbe rendere come il resto del mercato perché non è beneficenza. Ma la prospettiva è un?altra. Molti clienti di Banca etica rinunciano addirittura all?interesse perché valutano il rendimento dell?investimento con altri parametri, non necessariamente monetari». Se, ad esempio, un?attività migliora la qualità dell?aria che respiriamo, o favorisce l?inserimento lavorativo dei disabili, la ?remunerazione? comprende anche questo, e rende accettabile un interesse inferiore a quello di mercato. In gergo economico si chiamano esternalità positive.
Davvero duri e puri sono quelli di Mag4 Piemonte, che finanziano (a prescindere dal tipo di attività economica) solo cooperative, associazioni e società di mutuo soccorso, senza chiedere garanzie patrimoniali: «Per noi conta di più il modello organizzativo che il tipo di produzione», esordisce il presidente Lorenzo Vinci, in Mag da 10 anni dopo un?esperienza in Deloitte e Touche, multinazionale della revisione contabile. «La partecipazione è un paletto irrinunciabile. Certo restiamo piccoli, ma non c?interessa: la crescita può essere negativa. Il mondo industrializzato dovrebbe fermarsi».
Di profitti non si parla, ma di ?utili tecnici?, lecita differenza positiva tra ricavi e costi, che va reinvestita nell?attività o usata per remunerare i risparmiatori (tutti soci, insieme ai finanziati). Con il tasso d?inflazione. «Di meno intaccherebbe il capitale, di più sarebbe immorale, dal nostro punto di vista», conclude Vinci.
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