Non profit

2003. L’anno no dei fondi etici. Siate alpini, non sprinter

Tutti i soggetti in campo hanno creato troppa confusione sul tema della finanza socialmente responsabile. Governo compreso.

di Marco Vitale

Perché la raccolta dei fondi socialmente responsabili è tanto diminuita in questo 2003? E che destino avranno le istituzioni che si sono date un profilo rigoroso come le ?banche etiche?? Potrà questa finanza virtuosa esercitare davvero una salutare pressione sul sistema produttivo? E che ruolo può avere lo Stato al di là delle idee di stampo assistenziale auspicate da Maroni? Negli ultimi dieci anni si è sviluppato nel mondo finanziario un filone operativo di notevole interesse. Mi riferisco al filone (chiamato impropriamente finanza etica) del risparmio gestito da fondi di investimento che investono solo in emittenti titoli che rispondono a determinati standard di responsabilità sociale. Questi standard si sono sviluppati gradualmente nel tempo e hanno raggiunto oggi un buon livello di elaborazione e sofisticazione attraverso società di rating specializzate. Nel primo stadio ci si limitava a escludere gli investimenti in imprese che fabbricavano armi o prodotti alcolici. Oggi le griglie di selezione sono elaborate e sofisticate e si riferiscono a: tipo di prodotto, qualità dei rapporti con il personale, rispetto dell?ambiente, natura e qualità dei rapporti con i fornitori e via dicendo. La selezione degli emittenti qualificabili è molto complessa e richiede prolungate analisi e studi degli stessi da parte di società specializzate e, sulla scorta delle raccomandazioni da queste fornite, da appositi comitati. Il gestore potrà fare le sue scelte solo nell?ambito di liste di emittenti così selezionate (altro che qualche commissione ministeriale e professorini per dare il timbro di conformità alle direttive ministeriali per avere le detrazioni fiscali!). Non credo che il ministro Maroni sappia, per esempio, che un fondo etico serio, che segua i suggerimenti di una delle più qualificate società di rating del settore, non può investire in titoli dello Stato italiano, perché questo non è considerato un emittente sufficientemente socialmente responsabile in quanto non assicura, in modo accettabile, i diritti personali (eccessiva lunghezza dei processi) e la libertà di informazione (eccessiva concentrazione dei media) e per altri motivi. Questi fondi non hanno, come obiettivo, quello di cofinanziare il Welfare o di aiutare i disabili (come sembra presupporre la retorica ministeriale) ma, come per tutti i fondi, quello di dare un buon rendimento ai risparmiatori, pur investendo solo in emittenti che devono rispondere a predeterminati e verificati requisiti di rispetto di certi valori. Anche se nati da spinte diverse, questi fondi tendono, dunque, a investire in imprese il cui comportamento è, in sostanza, in linea con quello indicato dalla buona teoria d?impresa e di management. Quindi è in atto una forte convergenza tra tale teoria e questi concreti comportamenti di investimento. Perciò io credo che questi fondi, che certamente non prenderanno gli spunti speculativi del mercato, alla lunga realizzeranno anche ottimi risultati economici per i propri investitori, perché non investiranno in emittenti come Enron, o il governo argentino o la Cirio. Perciò penso anche che avranno un forte sviluppo. Dovrebbe essere chiaro che questo filone, che cerca di guidare le imprese verso comportamenti virtuosi e di investire i risparmi gestiti in emittenti che abbiano tali comportamenti, non ha niente a che fare con le contribuzioni che le imprese possono decidere di dare per l?assistenza sociale. I due temi vanno, dunque, tenuti ben distinti. Ho dovuto cercare di inquadrare in termini generali la problematica perché spesso assistiamo a un uso disinvolto di concetti e categorie indefinite e indefinibili. Perciò cerchiamo di distinguere: 1.Sono le imprese avanzate o indietreggiate sul tragitto dell?evoluzione verso una gestione più socialmente responsabile? Non esistono dati di qualche affidabilità che permettano una risposta seria. Possiamo dire che la consapevolezza dell?importanza di una gestione più responsabile è cresciuta, è oggetto di maggiore attenzione e dibattiti. Ma nella pratica ciò si scontra con una politica (condoni su tutti i settori, dal fiscale all?edilizio; depenalizzazione di reati finanziari gravi; assenza di una politica seria sugli infortuni sul lavoro nei quali siamo al vertice europeo etc.) che sembra invitare, concretamente, anche attraverso un sistema premiale all?incontrario, a comportamenti socialmente irresponsabili verso le persone, verso il territorio e l?ambiente, verso le istituzioni. 2. Sono le imprese più attive nel coadiuvare lo Stato sociale nei suoi compiti specifici, con spese di natura assistenziale come mi sembra, per quel che si capisce, auspichi il documento Maroni? La risposta è sicuramente negativa. E qui la risposta è molto semplice. Il sistema delle imprese è in grande difficoltà per il rafforzarsi dell?euro sul dollaro. Non ci sono molti spazi per una spesa sociale aggiuntiva a quella che le imprese già sostengono con i contributi obbligatori tra i più elevati del mondo. 3. Ha la finanza (banche e mercato) esercitato, con più vigore e attenzione, la sua funzione di filtro e selezione verso le imprese e gli emittenti, affidando quelli più seri e socialmente responsabili? Una risposta basata su dati quantitativi attendibili è impossibile. La sensazione, suffragata da vicende come Cirio, bond argentini, Parmalat, Capitalia è che la risposta negativa sia quella più appropriata. 4. Sono le organizzazioni che si sono date un profilo specificamente ?etico? come funzione e natura (banche etiche) più forti o più deboli? Chi ha fatto ciò si è dato un compito difficilissimo. Lo sviluppo non può essere che lento e graduale e richiede un impegno intellettuale e morale fortissimo. Per questi soggetti una nicchia di mercato esiste. Ma devono essere bravissimi e devono sapere creare un colloquio e un?unione con l?insieme del mondo non profit che mi sembra ancora in una fase abbastanza iniziale. è un lungo cammino. Quello che conta è percorrerlo bene e non in fretta, sia sul piano intellettuale che operativo. 5. Come è andato lo sviluppo e l?attività di gestione dei fondi socialmente responsabili (c.d. fondi etici)? Dai dati di E&F sembra che ci sia una certa flessione nei volumi gestiti. Non trovo questo dato preoccupante. In questa attività, complice la confusione mentale e di comunicazione imperante, si sono autodefiniti ?fondi etici?organismi che nulla hanno a che fare con le caratteristiche proprie di questa attività. è da augurarsi che si faccia selezione, nei soggetti, nei comportamenti, nella comunicazione. Bisogna svilupparsi in modo serio. Il tragitto è un tragitto da alpini, non da centometristi. Forse questo calo è bene augurante.


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