Welfare

10 dicembre: Violazione dei diritti sindacali nel mondo

Libertà sindacale continuamente violata e minacciata in tutti i continenti, la repressione intensificata di fronte all’azione dei Sindacati che denunciano effetti perversi globalizzazione dell’economi

di Redazione

Nel 1948 la Conferenza della Organizzazione Internazionale del Lavoro adottava la Convenzione n°87 sulla libertà sindacale e sulla tutela del diritto di associazione sindacale. La Convenzione è la definizione universale dei diritti sindacali fondamentali: insieme alla Convenzione n°98 sul diritto alla contrattazione collettiva, approvata l?anno seguente, costituisce un punto di riferimento vitale per i sindacalisti di tutto il mondo. La Dichiarazione Universale dei Diritti dell?Uomo, approvata alcuni mesi dopo la Convenzione n°87 dell?OIL, tra le sue proclamazioni stabilisce che ogni persona ha il diritto di costituire un Sindacato o di aderirvi: in tal modo i diritti sindacali sono inseriti tra i diritti umani fondamentali e se ne riconosce la loro universalità. Cinquantacinque anni dopo, purtroppo, la libertà sindacale è continuamente violata e minacciata in tutti i continenti, la repressione si è intensificata negli ultimi anni di fronte all?azione dei Sindacati che denunciano gli effetti perversi della globalizzazione dell?economia, fenomeno che sta producendo una grande sperequazione a livello mondiale e stenta a tradursi in opportunità di ?inclusione?, nello sviluppo economico, di tutti i soggetti fino ad oggi emarginati. Una denuncia sulle più gravi violazioni di diritti sindacali registrate nel mondo viene presentata alla Conferenza annuale sui diritti umani dell?ONU dalla ICFTU, la Confederazione Internazionale dei Sindacati Liberi, che associa 231 Confederazioni Sindacali di 150 paesi e rappresenta circa 158 milioni di lavoratori. Dai dati contenuti nelle denunce presentate negli ultimi 10 anni si ricava che in media ogni anno nel mondo circa 200 sindacalisti sono assassinati a causa delle loro attività in difesa dei diritti dei lavoratori, circa 4000 sono messi in prigione, più di 1000 subiscono attentati o vengono torturati, almeno 10.000 vengono licenziati o perdono il lavoro a causa delle loro legittime rivendicazioni sindacali. Nell?ultimo anno è sempre in evidenza la situazione della Colombia, 184 sindacalisti assassinati nel 2002, 59 a tutt?oggi nel 2003, diverse centinaia di dirigenti e militanti sindacali arrestati o sfollati o costretti in esilio per salvare la propria vita. La Colombia è il luogo più pericoloso del mondo per esercitarvi i diritti sindacali. Vittime dei gruppi paramilitari, della guerriglia e di bande in connivenza oscura con i servizi ufficiali del Governo, più di 2.500 sindacalisti sono stati assassinati negli ultimi dodici anni: una tale spietata repressione selettiva verso un gruppo specifico di persone (in questo caso i membri dei sindacati) va classificata tra i ?crimini contro l?umanità?, é una situazione senza precedenti, davanti alla quale la comunità internazionale ed i Governi sono chiamati a prendere una forte posizione. Ma in molti altri paesi regimi non democratici hanno continuato a reprimere la legittima attività sindacale: un grave esempio è la Cina, dove in un contesto di gravi tensioni dovute agli enormi cambiamenti del panorama economico e sociale i lavoratori non possono organizzare liberamente attività sindacali, o la Bielorussia o Cuba, dove sono stati messi in carcere, tra i dissidenti del regime, anche sindacalisti che cercavano di organizzare sindacati autonomi e indipendenti. Forti repressioni in Venezuela, con licenziamenti in massa, circa 18.000 lavoratori del settore petrolifero che erano in sciopero, con gravi ripercussioni sulle famiglie, ma anche negli ?Stati del Golfo?, in Zimbabwe, in Corea del Sud, dove sono stati arrestati numerosi dirigenti sindacali, e Corea del Nord, dove non è permessa alcuna attività sindacale indipendente. Continua la tragedia della Birmania, dove la Giunta militare al potere impone sistematicamente il lavoro forzato, centinaia di arresti vengono effettuati tra gli studenti, i politici, i militanti dell?opposizione e i sindacalisti. L?assenza di leggi internazionali o degli stessi meccanismi che permettano il rispetto delle Convenzioni fondamentali dell?Organizzazione Internazionale del Lavoro, sta causando nel mondo la perdita dei diritti essenziali per milioni di lavoratori in agricoltura o nelle cosiddette ?Zone Franche?, dove le vittime delle violazioni sono soprattutto le donne. La breve panoramica che segue evidenzia Continente per Continente, paese per paese, le principali violazioni dei diritti sindacali registrate nel mondo. ASIA Cina: La repressione sistematica di ogni attività sindacale indipendente é cresciuta notevolmente, soprattutto a fronte delle crescenti proteste dei lavoratori per il mancato pagamento delle pensioni e dei costi sanitari e sociali che sono cominciate nel 2002: le agitazioni hanno raggiunto livelli mai conosciuti soprattutto nella provincia del Nord est di Heilongjiang, il cuore dell?industria petrolifera cinese, e nella provincia centrale di Liaoning. Molti attivisti sindacali indipendenti sono tuttora in carcere, molti subiscono quotidianamente torture. La Legge sulla Sicurezza nazionale e le Direttive sulla Rieducazione attraverso il lavoro permettono la detenzione di tutti i militanti che tentano di organizzare attività sindacali indipendenti; si continuano ad infliggere torture e a decretare esecuzioni soprattutto nel Tibet e nello Xinjiang. Birmania: La Commissione d?inchiesta dell?Organizzazione Internazionale del Lavoro aveva rilevato che ?la norma internazionale che obbliga a sopprimere il lavoro forzato è violata dal diritto nazionale e dalla pratica quotidiana, senza il minimo riguardo per la dignità umana, la sicurezza, la salute ed i bisogni elementari della popolazione?. Nonostante sia stato aperto a Rangoon un ufficio dell?OIL, che mantiene un monitoraggio attento sulla situazione della violazione dei diritti umani e sulla piaga del ?lavoro forzato?, la situazione non è purtroppo migliorata nell?ultimo anno. Un dirigente sindacale indipendente e difensore dei diritti umani U Saw Mya Than è stato ucciso a freddo dai soldati, in rappresaglia di un attacco ribelle. Vittima del lavoro forzato, pratica corrente nel paese, era stato scelto come portatore al servizio dell?esercito. Repubblica di Corea: Dei 220 dirigenti sindacali arrestati nel 2001, 50 sono stati trattenuti in carcere per tutto il 2002, tra questi il presidente della Confederazione Sindacale KCTU. Al momento 30 dirigenti nazionali e regionali del CHUNKYOJO, il sindacato dei lavoratori della Scuola, sono incriminati penalmente per le loro rivendicazioni sindacali; lo scorso gennaio un attivista sindacale del settore edile si è immolato sul luogo di lavoro a fronte delle misure prese dalla sua impresa, che aveva bloccato il pagamento del salario e persino l?accesso al conto in banca, in rappresaglia al ruolo dell?attivista in uno sciopero di 47 giorni. Thailandia: I lavoratori di un?azienda tessile ( Gina Form Bra Company Ltd ) che lavorano per grandi marche dell?intimo all?esportazione sono vittime di molestie ed intimidazioni continue, licenziamenti e pestaggi. Sono stati costretti dalla direzione a firmare un documento in cui sottoscrivono la revisione al ribasso dei loro diritti. Turchia: I diritti sindacali continuano ad essere costantemente violati sia nel settore pubblico che in quello privato. Molti funzionari pubblici sono stati arrestati, molti sono stati licenziati o trasferiti a centinaia di chilometri dalle loro famiglie. La polizia ha attaccato con violenza le manifestazioni sindacali organizzate nel corso dell?anno. Violazioni dei diritti sindacali sono riportate anche in Pakistan, Bangladesh, Indonesia e Giappone. AMERICA LATINA Oltre alla Colombia, dove si rende necessario un rafforzamento della presenza e dell?osservatorio delle Nazioni Unite per la delicatissima situazione di violazione dei diritti umani e sindacali, si è segnalato quest?anno particolarmente il Venezuela, paese che per le repressioni seguite agli scioperi ed alle manifestazioni dei lavoratori del settore petrolifero, ha rischiato la degenerazione in guerra civile. 18000 lavoratori sono stati licenziati per le attività sindacali, con grave pregiudizio per le rispettive famiglie. A Cuba l?irrigidimento del regime nei confronti dei dissidenti politici ha portato all?arresto ed alla condanna a forti pene detentive di molte persone, fra le quali diversi dirigenti dei lavoratori colpevoli esclusivamente di voler organizzare sindacati indipendenti. La libertà sindacale è sotto attacco indiscriminato anche in Guatemala ed in El Salvador, in quest?ultimo paese la privatizzazione della sicurezza sociale ha abbassato drasticamente i diritti sindacali nel settore. Nicaragua, Repubblica Dominicana e gli altri paesi centroamericani continuano a negare l?organizzazione sindacale nelle cosiddette ?Zone franche? dove i diritti fondamentali, in specie delle giovani donne, sono sistematicamente negati. La violenza non ha risparmiato neppure le organizzazioni forti, come la Cut Brasile, la cui sede è stata devastata lo scorso febbraio da una banda armata, o il sindacato dei piloti del Messico, i cui membri sono stati picchiati selvaggiamente da uomini assoldati dalla compagnia Aviacsa. AFRICA Il continente, già provato dalla povertà endemica e dalla piaga dell?AIDS, ha continuato ad assistere, nel corso dell?anno, all?impotenza dei governi di corrispondere alle condizioni del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale per mettere in campo programmi strutturali per l?economia, con la conseguenza di perdita di posti di lavoro continua. In molti paesi, come l?Angola, la Repubblica Centroafricana, il Niger, il Togo, la Repubblica democratica del Congo, molti lavoratori non hanno ricevuto alcuna retribuzione per il lavoro prestato nel corso dell’anno. Violazione di diritti sindacali, limitazione della libertà personale, arresti arbitrari di sindacalisti in Congo, in Nigeria, dove addirittura il Presidente della Confederazione NLC è stato arrestato due volte insieme a cinquanta altri dirigenti sindacali nel corso di una protesta per l?aumento dei prezzi del petrolio, o in Malawi, dove è stato tratto in prigione il Segretario Generale della Confederazione MTUC. Persecuzioni nei confronti dei sindacalisti anche in Swaziland, Costa d?Avorio e Gabon, mentre nello Zimbabwe il Presidente Mugabe ha fatto adottare una legge attraverso la quale sono state impedite le iniziative sindacali e sono stati tratti in arresto decine di dirigenti dell?Organizzazione dei lavoratori ZCTU. In Sud Africa due minatori sono stati abbattuti dalle guardie di sicurezza private di una impresa mineraria mentre protestavano dopo essere stati licenziati in seguito ad uno sciopero. In Libia le attività sindacali sono semplicemente proibite, non esiste diritto di sciopero, in altri paesi, come l?Egitto, l?Uganda, il Sudan, la legislazione prevede solo Organizzazioni sindacali controllate dal potere pubblico per cui è negata qualunque iniziativa sindacale indipendente. EUROPA Anche l?Europa registra evidenti violazioni dei diritti sindacali fondamentali: in Russia, Bulgaria e Croazia c?è una prassi mirata ad aggirare i contratti collettivi, eccessive limitazioni al diritto di sciopero sono riscontrabili in Serbia, Montenegro, Russia, Slovacchia e Croazia. In Bielorussia l?ingerenza ed il controllo sull?Organizzazione dei lavoratori da parte del potere pubblico è pressoché totale: il Presidente della principale Confederazione Sindacale è stato addirittura personalmente nominato dal Presidente Lukashenko, dirigenti sindacali sono costantemente perseguiti e spesso tratti in prigione, tra questi anche l?editore del giornale della più grande organizzazione sindacale indipendente del paese. MEDIO ORIENTE Israele e Palestina : l?attività sindacale e i diritti dei lavoratori in generale sono stati profondamente pregiudicati dalla repressione che è stata scatenata nei confronti della seconda ?Intifada?, anche con la negazione ai lavoratori palestinesi del diritto di entrare in Israele per lavoro. La comunità sindacale internazionale ha vigorosamente condannato gli atti di terrorismo e di violenza che colpiscono vittime civili di entrambe le parti in conflitto, e sta appoggiando il sindacato israeliano ed il sindacato palestinese nella loro cooperazione mirata a migliorare le condizioni ed i diritti dei lavoratori nell?area.


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