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ONU: Giornata Mondiale dei Diritti Umani

Il 10 dicembre del 1948, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite adottò e proclamò la "Dichiarazione Universale dei Diritti Umani". Oggi l'urgenza si chiama: Acqua

di Redazione

Trentuno paesi del mondo, più di un miliardo di persone, non hanno alcun accesso a fonti di acqua pulita. La denuncia è di oltre 400 organizzazioni di più di 30 paesi che hanno aderito all’appello lanciato dall’ex premier portoghese Mario Soares e dall’economista Riccardo Petrella per un “Contratto mondiale dell’acqua”. Oggi queste organizzazioni firmeranno a Roma, in Campidoglio, la “Dichiarazione Mondiale dell’Acqua”, una “proposta a tutto campo, che coinvolge diversi livelli istituzionali, le realtà della società civile internazionale e i cittadini ad assumersi responsabilità di governo come di piccoli gesti quotidiani, e a sostenere azioni di solidarietà concreta e di tutela dell’ambiente per intervenire sulle principali violazioni del diritto all’acqua per tutti”. Nel mondo, 800 milioni di persone non hanno ancora un rubinetto in casa e più di 5 milioni, la maggior parte dei quali bambini, muoiono ogni anno per le malattie causate dall’acqua contaminata. In particolare, un bambino ogni 8 secondi muore per l’acqua contaminata. I sostenitori del “Contratto mondiale per l’acqua”, costituisi in Comitato (presidente Soares), prevedono che “senza un’inversione di tendenza, negli anni 2025/2035, quando la popolazione supererà gli 8 miliardi di esseri umani (fonte Unep, United Nations Environment Programme) le persone senza accesso all’acqua potabile saranno più di 3,4 miliardi” e “più della metà della popolazione mondiale risiederà in aree con problemi idrici; l’Asia ed il Medio Oriente saranno le regioni più a rischio”. “La mancanza d’acqua è sicuramente un problema di giustizia”, sottolineano i firmatari della Dichiarazione mondiale dell’acqua”, che non a caso viene tenuta a battesimo oggi, 55esimo anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. I dati: “Negli ultimi cinquant’anni la disponibilità d’acqua è diminuita di tre quarti in Africa e di due terzi in Asia; in Africa meno del 60 per cento della popolazione dispone di acqua potabile e di servizi igienici; un cittadino nordamericano utilizza 1.700 metri cubi di acqua all’anno mentre la media in Africa è di 250 metri cubi all’anno; i cittadini dei Paesi industrializzati consumano in media circa 40 litri per fare una doccia: per i 2/3 dell’umanità questi 40 litri rappresentano la disponibilità d’acqua di intere settimane; il 50 per cento della popolazione africana soffre di malattie legate all’acqua”.Secondo stime della Banca Mondiale, che vengono citate nella nota del Comitato per il contratto dell’acqua, “sarebbe sufficiente stanziare 180 miliardi di dollari all’anno per 10 anni per garantire a tutta la popolazione mondiale l’accesso all’acqua potabile ed una formazione di base per accedere alla salute ed all’educazione”. Obiettivi Primo obiettivo: costituzionalizzare il Diritto all’Acqua. Dove? Nella Dichiarazione Universale dei Diritti umani delle Nazioni Unite; nella Carta Costituzionale Europea e nelle Costituzioni dei vari Stati del mondo; a livello di comunità locali sotto forma di delibere e negli statuti delle autorità comunali, provinciali e regionali. E’ l’impegno primario della Dichiarazione Mondiale dell’Acqua, che viene firmata oggi a Roma da oltre 400 organizzazioni di più di 30 paesi. Secondo obiettivo: trasformare l’ Acqua in strumento di Pace. Come? I firmatari della Dichiarazione propongono “una campagna di firme di Comuni, Province, Regioni, e Stati” per “sancire un impegno mondiale da pubblicare entro il 2020 per il ripudio dell’uso dell’acqua per fini politici o militari e come strumento di oppressione, di esclusione e di ricatto”. Terzo obiettivo: liberare dalla schiavitù i portatori d’acqua. Ovvero: “Garantire il diritto all’istruzione. Quarto obiettivo: porre fine al pompaggio ed ai consumi devastanti, vale a dire “ridurre, a livello mondiale, del 40 per cento i prelievi attuali, eccessivamente elevati, per l’agricoltura e per l’industria entro il 2010 ed abbassare al 15 per cento le perdite d’acqua delle canalizzazioni in tutti i paesi sviluppati dell’Ocse; ridurre, nei singoli Paesi, gli sprechi ed i consumi di acqua potabile a livello di consumi domestici, soprattutto per uso non potabile; ripubblicizzare la gestione delle acque minerali e delle sorgenti e fonti naturali”. Il fine è di fare in modo che le “economie di risparmio sui consumi, domestici ed produttivi, così realizzate” vengano “destinate a finanziare progetti per garantire l’accesso all’acqua, nei paesi in via di sviluppo, con il coinvolgimento e la partecipazione delle popolazioni locali”. Quinto obiettivo: Inventare la finanza cooperativa per l’acqua. Che significa: “Creare un fondo cooperativo mutualistico, mondiale, destinato a finanziare interventi per garantire l’accesso all’acqua potabile a livello locale, nazionale e continentale, specie nelle regioni semi-aride e desertiche e nelle grandi metropoli della povertà”. Sesto e ultimo obiettivo: la democrazia locale per l’acqua. “Istituire a tutti i livelli locali (comuni, città, province, regioni, bacini internazionali) dei Consigli dei cittadini, con poteri deliberativi, a sostegno ed in rafforzamento delle istituzioni di democrazia rappresentativa, esistenti o similari, secondo le pratiche e le culture dei vari Paesi”. Link utili

  • Dichiarazione Universale dei Diritti Umani“;
  • Human Rights Watch
  • Comitato italiano per il contratto mondiale dell’acqua;
  • Amnesty International;
  • LilaCedius (Centro per i Diritti Umani e la salute pubblica);
  • World Conference on Human Rights, 14-25 June 1993, Vienna, Austria;

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