Cultura

Ivan Illich, un anno dopo lo ricordo cos

Gino Girolomoni ricorda la figura del celebre filosofo e sociologo austriaco.

di Gino Girolomoni

Aveva 12 anni quando Hitler si prese la sua terra e lì fu costretto a diventare grande. Subito. Divenne sacerdote a Roma, partecipò al Concilio Vaticano Secondo come segretario della commissione del cardinale Suenens, ma se ne andò quando non riuscì a convincerlo che le armi nucleari fossero contro natura, almeno quanto i preservativi. Diresse una parrocchia portoricana a New York, poi fu pro-rettore dell?università di Portorico, in seguito si rifugiò in Messico a Cuernavaca per fondare il celebre centro di documentazione che formò centinaia di operatori per l?America Latina. Ma anche lì dava fastidio, perché per lui il nemico da combattere in quel continente non era il socialismo. Si rifugiò nel Sahara dove sarebbe voluto rimanere con i Piccoli Fratelli di Charles de Foucault, ma lo rimandarono nel mondo perché noi avevamo bisogno di lui. Si mise allora a studiare il Medioevo dove gli uomini e le cose erano ancora veri, e con le dieci lingue conosciute, la sua visione delle gabbie in cui siamo stati imprigionati è riuscito a farla conoscere in tutto il mondo. Non era mai triste e amava l?amicizia e la fraternità ed era bravo a farsi voler bene. Ho sulla mia scrivania l?amuleto azteco che mi aveva regalato, ma non è per questo che lo ricordo sempre: è perché i suoi choc creativi non ti facevano addormentare mai.

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