Giustizia climatica
Vincono le anziane: il riscaldamento del pianeta minaccia i diritti umani
È una vittoria storica quella riportata dall’associazione elvetica Anziane per il clima. La Corte europea dei diritti umani ha dato ragione alle donne che dal 2016 chiedono alla Svizzera di adottare misure per contrastare il cambiamento climatico, una minaccia per i loro diritti umani e per quelli delle prossime generazioni. È stato giudicato invece inammissibile per questioni formali il ricorso dei sei ragazzini portoghesi
«La nostra è una vittoria per tutte le generazioni», commenta Rosmarie Wydler-Wälti, co-presidente dell’associazione svizzera Anziane per il clima a proposito della sentenza pronunciata poche ore fa dalla Grande Camera della Corte europea dei diritti umani-Cedu di Strasburgo. Per il tribunale internazionale, la Svizzera viola i diritti umani delle donne anziane perché non adotta misure efficaci per la lotta al cambiamento climatico.
La stessa Corte invece ha giudicato inammissibile il ricorso di sei bambini e ragazzi di nazionalità portoghese contro 33 Stati, per il mancato rispetto degli impegni sul clima assunti con l’Accordo di Parigi (ne abbiamo scritto qui). Non perché gli Stati non abbiano responsabilità, ma per questioni formali: mancherebbe il requisito della competenza territoriale per 32 Stati e, per il Portogallo, i ricorrenti avrebbero dovuto prima fare causa a livello nazionale e poi, solo se non ascoltati, rivolgersi alla Corte. Così infatti hanno fatto le Anziane per il clima.
Anziane per il clima, chi sono
Questa associazione riunisce oggi oltre 2.500 donne, dai 64 anni in su, impegnate per difendere i propri diritti fondamentali, in particolare quello alla vita e alla salute: le persone anziane, infatti, sono particolarmente colpite dalle ondate di calore. Erano 150 nel 2016, quando si sono rivolte al Consiglio federale chiedendo di fare di più in materia di protezione del clima. Richiesta respinta. Nel 2017 hanno fatto appello al Tribunale amministrativo federale di San Gallo, con lo stesso risultato. Stessa sorte ha avuto il ricorso al Tribunale federale di Losanna, per cui le ricorrenti non sarebbero colpite nei propri diritti fondamentali.
Oggi la Cedu ha ribaltato questi giudizi, riconoscendo le ragioni delle Anziane per il clima, con una decisione che, per Cordelia Bähr, a capo del team legale, «sarà di grande importanza per ulteriori cause contro Stati e aziende in tutto il mondo e aumenterà le loro possibilità di successo».
Una nuova fase per i contenziosi climatici
Per Greenpeace, «la sentenza rappresenta una pietra miliare per le controversie sul clima a livello globale. Tutti gli Stati del Consiglio d’Europa potrebbero essere invitati dai loro cittadini a rivedere e, se necessario, rafforzare la loro politica climatica sulla base dei principi sviluppati dalla Cedu per salvaguardare i diritti umani. Ne beneficerebbero tutte le persone, al di là della generazione a cui appartengono».
Anche il Wwf Italia considera storica la sentenza della Cedu, perché «apre una nuova fase sui contenziosi climatici in Europa, che presto potrebbe coinvolgere anche l’Italia. È auspicabile che l’orientamento della Corte possa fornire un nuovo stimolo perché il nostro Paese adegui al più presto piani e misure alla transizione ecologica, per esempio il Piano Nazionale Integrato Energia Clima attualmente in fase di revisione». Le associazioni ambientaliste, Wwf in testa, chiedono da tempo una legge sul clima che definisca, tra l’altro, gli obiettivi climatici e le percentuali vincolanti di riduzioni delle emissioni di gas effetto serra. Proprio in questi giorni è cominciato l’iter al Senato.
Foto di Julia Mirvis da Pixabay
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