VitaPodcast
Anche il welfare ha i suoi architetti
Società Dolce, cooperativa sociale bolognese che presente in tutta l'Emilia-Romagna, in Lombardia e in Veneto, opera in vari e delicati servizi alla persona: dai minori agli anziani, dai pazienti cronici alla assistenza domiciliare, dalle povertà educative alle vulnerabilità estreme come i senza dimora. Questa impresa sociale nata nel 1988 ha però una caratteristica: un'attenzione costante all'innovazione, perseguita attraverso lo strumento dei Laboratori di area. Ascolta il podcast "Architetti di Welfare"
Operare nei servizi alla persona, rispondendo a bisogni sociali delicatissimi – parliamo di cronicità, di assistenza domiciliare, di minori e famiglie in difficoltà, di persone con disabilità ma anche di fragilità estreme, come le persone senza dimora o i sex-workers – operare nei servizi alla persona, dicevamo, ma porre costantemente l’innovazione dentro la dinamica stessa di un’impresa sociale.
Società Dolce, cooperativa sociale nata dal 1988 a Bologna e oggi attiva in tutta l’Emilia Romagna, la Lombardia, il Veneto, è questo: l’innovazione non è ancillare ma constantemente tematizzata. La realizzano – mi ha raccontato Pietro Segata, presidente e direttore generale, in questo podcast – attraverso i Laboratori, luoghi dove le diverse professionalità presenti – medici, psicologi, educatori, fisioterapisti, operatori sociali – si confrontano regolarmente, cercando sempre soluzioni nuove, che abbiano al centro l’utente, il paziente, l’assistito. Una progettazione attenta, che parte dal bisogno ma soprattutto da chi lo porta.
Per questo abbiamo voluto titolare questo viaggio per voci che ho realizzato dentro questa grande impresa sociale – oltre 4mila addetti – Architetti di Welfare.
Segata e i nove del 1988
Nel primo episodio, proprio Segata mi ha raccontato il percorso di Società Dolce, dalle origini, nell’ormai lontano 1988 – lui era uno dei nove soci promotori degli inizi – a oggi. Segata non ha solo ripercorso la storia e ma mi ha spiegato soprattutto lo sviluppo di questa impresa sociale e in quali scenari si vuole collocare nel futuro.
Nel secondo episodio siamo entrati nel merito del primo dei laboratori: quello dedicato a Cura e Assistenza: Paolo Vaccaro, responsabile area Nord Ovest, e Simone Secchi, direttore sanitario della stessa ara, mi hanno raccontato il loro lavoro nelle struttura le strutture residenziali anziani, lo sforzo per rendere efficiente l’organizzazione dei turni, la necessaria implementazione della cartella sociosanitaria, le proposte educative per il tempo libero degli utenti delle residenze, protocolli, procedure e linee guida. Non solo, si è parlato di analisi del rischio, dalla procedura operativa per la protezione da abusi e maltrattamenti all’innnovazione applicata col deblistering dei farmaci, che abbatte gli errori di somministrazione.
Lab disabilità e salute mentale
Carla Ferrero, vicepresidente di Società Dolce e responsabile Area Socio-sanitaria, mi ha invece raccontato il Lab disabilità e salute mentale. Uno degli episodi più lunghi ma di cui mi sento di suggerire un supplemento di attenzione: Ferrero descrive con particolare efficacia e passione – quella di chi opera sul campo da alcuni decenni – come sia cambiata la domanda delle persone con disabilità assistite, di come si sia passati da «inserimento, integrazione e finalmente a inclusione» nell’approccio a loro e alle loro necessità assistenziali.
Con Caterina Segata, responsabile area Educativa di tutta Società Dolce abbiamo parlato di cosa sia il Lab Educazione e Genitorialità, del perché sia nato. Partendo dai progetti contro la povertà educativa, mi ha raccontato come si è arrivati a pensare a soluzioni per l’adolescenza a rischio di devianza. La conversazine con Segata è stata l’opportunità di inquadrare il tema delle povertà: «Si parla di povertà economica, povertà educativa, vulnerabilità, esclusione sociale», mi ha datto, «sono tutte parole che oggi più che mai vengono associate sia negli studi socio-demografici che nelle politiche sociali, alle parole famiglia, bambini e adolescenti». E parlando dei 5,6 milioni di persone che vivono in povertà assoluta (il 9.7% della popolazione totale), Segata mi ha ricordato come si tratti del 13,4%: «Parliamo di due minori su 15 e, in valore assoluto, di 1 milionie e 269mila minori».
I vulnerabili del nostro tempo
Del Lab Fragilità, ho parlato con Chiara Roccatagliata, coordinatrice responsabile migranti e nuovi cittadini, e Margherita Chiappa, coordinatrice responsabile dell’area “Grave emarginazione adulti e Transizione abitativa”. Un Laboratorio che pensa e innova i servizi a persone particolarmente vulnerabili. Un racconto che ha toccato anche le esperienze del Team antitratta e Sportello counselling rivolto alle e ai sex workers ma anche di Contrasto alla violenza di genere per le donne senza dimora.
Nell’ultima tappa del mio viaggio ho parlato con Sara Saltarelli, responsabile servizi domiciliari e sanitari area socio sanitaria e Sergio Criseo, fisioterapista consulente di Società Dolce.
Loro mi hanno raccontato il Lab Salute nato «per trasmettere e diffondere una cultura sanitaria integrata, definendo linee di azione condivise, per favorire l’apertura a nuovi mercati e una gestione capace di affrontare in modo unitario le tematiche inerenti agli stili di vita e all’assistenza sanitaria, ma anche per sensibilizzare i cittadini sulle nuove opportunità offerte nell’ambito delle cure intermedie, rivolte a soggetti fragili o cronici, in regime residenziale, ambulatoriale e domiciliare».
Fra assistenza domiciliare e teleriabilitazione
Un Laboratorio salute rappresenta l’innovazione per una cooperativa sociale che, accanto ai servizi assistenziali e sociali, entra a pieno titolo in ambito sanitario, inserendo infatti, nei propri organici, medici, infermieri e fisioterapisti.
Si è parlato di progetti innovativi, come Progetto Parkinson, Assistiamo Casa, di teleriabilitazione e della certificazione di qualità Accreditation Canada, per la quale Società Dolce è la prima cooperativa sociale ad avere ottenuto un accreditamento sanitario internazionale.
Architetti di Welfare è un viaggio dentro una grande realtà dell’imprenditoria sociale ma è anche l’opportunità di ascoltare, dalla voce di chi opera, quale sia la frontiera dei bisogni complessi del tempo che viviamo.
Architetti di Welfare nasce da un’idea di Stefano Arduini ed è un podcast che ho realizzato col supporto di Gianmarco Landucci, al montaggio, e con la preziosa collaborazione di Silvia Vicchi.
Nella foto di apertura e all’interno alcune attività educative di Società Dolce (credit/Ufficio stampa).
Cosa fa VITA?
Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è grazie a chi decide di sostenerci.