Formazione

Dall’azienda di soggiorno alla Casa Basaglia

Dal profit al non profit: Winfried Felderer da un anno e mezzo è presidente della cooperativa sociale Naif. L'intervista del quotidiano Alto Adige

di Redazione

«Far nascere dal nulla una cooperativa sociale, la prima di questo genere in Alto Adige, era una sfida e in molti hanno declinato l’invito. Io invece l’ho accettata, avviando un’esperienza irripetibile». Winfried Felderer, da un anno e mezzo è presidente della cooperativa sociale Naif di Merano, l’organizzazione privata che gestisce Casa Basaglia, su concessione dell’Azienda sanitaria, lavorando gomito a gomito con il personale medico guidato dal primario Lorenzo Toresini. Presidente Felderer, se potesse per un attimo ritornare indietro, rifarebbe questa esperienza? «Senza esitazioni. Dopo le difficoltà iniziali ho conosciuto un mondo che ogni giorno fa imparare qualcosa di nuovo e dà soddisfazioni impensabili». Un po’ come presiedere l’Azienda di soggiorno… «Due esperienze completamente diverse; il lavoro che seguo oggi, però, non ha paragoni in quanto a gratificazione personale. Ma non sono l’unico ad essere passato per l’Azienda di soggiorno prima di approdare alla cooperativa Naif. Nel cda c’è anche Gilberto Martini, attuale membro del consiglio direttivo di Corso Libertà». Sembrerebbe che il turismo sia quasi un passaporto per la psichiatria… «Matti, un po’ si deve essere, per fare questi due lavori. Scherzi a parte, credo proprio che la iniziale completa astinenza di esperienze psichiatriche ci abbia aiutato molto». Si spieghi meglio. «L’essere inizialmente estranei alla psichiatria, ci ha consentito di fare certe cose in casa Basaglia che addetti del settore non avrebbero fatto. E la nostra, vorrei dire ingenuità, alla fine ha dato i suoi frutti. Ingenuità è una parola che ci accompagna sempre in questo lavoro. Lo stesso nome della cooperativa, Naif, vuol dire ingenuo». Cos’ha imparato dai pazienti in questo anno e mezzo di Casa Basaglia? «Soprattutto la differenza che esiste tra cosidetta persona normale e “matto”. L’uomo è come una pentola a pressione. Io e lei sappiamo far funzionare le valvole della pentola per ovviare agli scompensi; il paziente di Casa Basaglia non ha più le valvole sotto controllo. Noi dobbiamo fornirgli gli attrezzi per imparare a controllare quelle valvole». E dal personale che lavora con i pazienti? «Tanta umanità e dedizione al lavoro. Crediamo tutti in ciò che facciamo. Stiamo lavorando bene e la riprova sta nel cambiamento che notiamo nei pazienti dal momento in cui entrano nella casa a quando poi escono. Credono nuovamente in loro stessi, nelle loro forze.». Quanto costa, alla collettività, la gestione di Casa Basaglia? «La spesa annuale si aggira sul milione e mezzo di euro, il 40% in meno di quanto costerebbe una gestione diretta dell’Azienda sanitaria. La formula della cooperativa sociale a gestione privatistica ci consente notevole flessibilità e minori spese». Quali sono i progetti futuri? «Potenziare l’ippoterapia, aumentare i rapporti con l’esterno, il gruppo arte, il gruppo montagna. Siamo in costante metamorfosi. Il bello sta nel costruire qualcosa di nuovo ogni giorno. Guai entrare nella routine del proprio lavoro».


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