Formazione
Ricerche. Presentato il 1° Rapporto sul volontariato in sanità.
Nadio Delai anticipa i risultati della ricerca promossa da Farmindustria: "L80% degli italiani giudica con grande positività il volontariato".
L?Italia sta cambiando. Aumentano le famiglie senza figli, o con un figlio unico, con conseguenze facili da immaginare se il fenomeno viene visto dal punto di vista assistenziale, durante la vecchiaia, o in momento di malattia. In questa logica, la funzione del volontariato acquista un valore importante. Lo dice il Primo rapporto annuale sull?esperienza sociale del volontariato sanitario e assistenziale, realizzato da Ilesis grazie al convinto sostegno di Farmindustria. Nadio Delai, curatore della ricerca, ha cercato di fotografare un fenomeno assai difficile da quantificare. Possiamo dire che all?interno del grande mondo del volontariato italiano, 860mila persone e 29mila organizzazioni operano in campo socio-assistenziale o sanitario. “Siamo davanti a un?entità in movimento, in cui nascono, crescono, ma anche muoiono iniziative, di continuo. Legate a un luogo, a un caso, a una persona, sfuggendo ai registri, ai rapporti istituzionali, alla pubblicità”, sottolinea Delai. Ma qual è la chiave di lettura della ricerca?
“Il Rapporto si caratterizza per avere centrato l?attenzione sulle famiglie, quali utenti finali del servizio offerto dal volontariato. Ne è venuta fuori un?interessante lettura del fenomeno. Gli adulti intervistati avvertono fortemente la presenza del volontariato, 8 persone su 10 hanno su di esso un?idea precisa. Il 50% di questo 85% ce l?ha anche sul volontariato che opera nel settore sanitario. Significa che l?ha visto all?opera. E infatti, 1 su 4 ne ha toccato con mano l?impegno. Tutti sanno che è una risorsa”. Che idea è emersa, da parte delle famiglie interpellate (oltre mille), sulla qualità del servizio offerto dal volontariato sanitario e assistenziale? Delai spiega: “L?80-90% degli intervistati valuta l?esperienza molto positiva. Laddove i volontari dichiarano di non voler essere sostitutivi, ma integrativi del servizio pubblico, la maggioranza netta della popolazione dice che anche dove il pubblico è perfetto, il volontariato serve, per quel quid in più di sensibilità, partecipazione, attenzione. La solidarietà è percepita dalle famiglie italiane come fattore di tutela della salute dei cittadini. Un altro dato importante della ricerca è riferito all?evolversi del rapporto tra volontario e famiglia. Nel 40% dei casi, esso cambia, cresce. L?uso del volontariato spinge le famiglie ad usarlo ancora di più”.
Cosa chiedono, le famiglie, al volontario, come “conditio sine qua non”? La ricerca dà delle risposte? Delai è perentorio: “La gratuità del servizio”. E che identikit emerge dei volontari che operano in questo campo? “La ricerca ha fatto emergere un dato sopra tutti: quello del coinvolgimento in chiave attiva. Le famiglie non sono solo utenti, ma anche risorse. Una persona su 5 è impegnata, o lo è stata in passato, con assiduità, o saltuariamente, nel volontariato. Se poi aggiungiamo un 15% che dice di non averlo mai fatto, ma che ci sta pensando, significa che 1 italiano su 3 è sensibilizzato verso la solidarietà”.
Famiglia come risorsa, quindi. In che modo si evidenzia questa peculiarità, tra le famiglie intervistate? “I due terzi degli intervistati si sono detti assolutamente favorevoli a sostenere le organizzazioni di volontariato, con convenzioni, meno burocrazia, deducibilità delle donazioni, elasticità dell?orario lavorativo e anche sostegno formativo”.
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