Formazione

New global. Il pericolo estremismo. Che fa Lilliput se la Rete si smaglia

La fetta più viva del movimento sta vivendo un momento di crisi di identità. Divisa tra la capacità di proposta e la tentazione all’oltranzismo.

di Ettore Colombo

Dov?è la rete Lilliput? C?è la rete Lilliput? Cosa fa la Rete? I no global, o comesichiamanoadesso, quando devono cercare di dimostrare che il loro movimento è ?più largo? e ?più ampio? di quanto credono (e scrivono) quei cattivoni dei mass media, tendenzialmente tutti venduti al capitale,(Vita compreso, ovvio), vedono che ci sono ?i lillipuziani? e tirano un bel sospiro di sollievo, specie di questi tempi. All?ultima, e meno riuscita,forse in tutto il 2003, manifestazione indetta dal comitato ?Fermiamo la guerra? a Roma, lo scorso 22 novembre, non c?era Pax Christi, non c?era la Tavola della pace e tantomeno c?erano le Acli, la Cisl e molti altri. Peraltro, non c?era nemmeno la Cgil né i Ds e la Margherita. C?erano, invece, anche se pochini, i Verdi, i Comunisti italiani e Rifondazione comunista.
C?era, invece, eccome, la rete Lilliput, che ha anche letto un documento dal palco, fianco a fianco dei vari Bernocchi (Cobas), Casarini (Disobbedienti) e Agnoletto (Fse). Un lillipuziano del nodo di Roma è salito sul palco ed è andato giù duro. Non solo nei confronti di chi “ha mandato i soldati e i carabinieri italiani a morire a Nassiriya”, certo, ma anche di chi non vuole accettare che non basta dire “fermiamo il massacro” per fermare la guerra e che bisogna pur proporla un?alternativa.
Morale, a Roma i no global erano soli e i lillipuziani erano con loro. Perché? Siamo andati a chiederglielo, visto che proprio in quei giorni la rete Lilliput teneva a Roma la sua seconda assemblea nazionale. Assemblea dal titolo chiarissimo: Costruire un?alternativa a piccoli passi. Iniziata venerdì sera con una bella iniziativa aperta alla città e con la presenza dei volti più noti della rete, padre Alex Zanotelli in testa, è andata avanti per due giorni, fino a domenica, quando si è conclusa, in modo serrato e proficuo, coinvolgendo 20 dei 70 nodi della rete di tutt?Italia.
Pochi, a prima vista, molti se si considera che di quei 70 una ventina sono attivi solo sulla carta e che molti nodi si erano impegnati (e affaticati) nella preparazione della presenza lillipuziana all?interno della delegazione italiana che aveva partecipato al Social forum europeo di Parigi.
Riccardo Troisi, impegnato in prima persona nella costruzione dell?assemblea, racconta che la rete ha deciso cose importanti: “Innanzitutto le nuove priorità su cui lavorare nel 2004. Costruire reti d?economia solidale, cioè dei veri e propri distretti e filiere sociali, che si occupino di temi cruciali come il biologico, il commercio equo, i prodotti solidali, il consumo etico e critico. Poi, l?impegno a lavorare nel network del disarmo, rilanciando una campagna a noi molto cara, come Vita sa, quella contro le armi leggere. Infine, l?ambiente, dietro lo slogan ?Poco Kyoto ma poco?, che chiede almeno l?applicazione, reale, del protocollo di Kyoto”.
Resta il punto, però: che ci fa la Rete con loro? Troisi è chiaro: “Lilliput accoglie realtà diverse, è la sua ricchezza, da Pax Christi al Wwf, da Ctm ai boy scout, fino ai no global. Crediamo nella mediazione e nell?incontro e vogliamo cercare di ritrovare ?lo spirito del 15 febbraio?, quello che ha portato in piazza milioni di persone. La forza della Rete è questo, il dialogo”. Già. Il fatto è che ?dialogare?, con certi tipi, è dura. I lillipuziani ci si sono messi d?impegno e sono già al lavoro. Chissà che non gli riesca anche stavolta che i ?Gulliver? ce li hanno in casa.

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