Le città dei giovani sindaci
Andrea Tagliaferri, il sindaco del primo distretto dell’economia civile
Una città che ha vissuto un'alluvione disastrosa dalla quale si sta rialzando. Incontriamo il sindaco di Campi Bisenzio, quasi 47mila abitanti e con un trend demografico in continua crescita, che punta su mobilità, verde e un nuovo polo sanitario con una "casa della comunità"
Nel registro anagrafico sono 42 gli iscritti, tra associazioni di volontariato, cooperative sociali, consorzi e associazioni di promozione sociale.
Conosciuta anche come il primo “Distretto dell’economia civile per la città resiliente e collaborativa”, Campi Bisenzio a ridosso di Firenze ha una comunità fortemente impegnata sulla coesione sociale, sulla sostenibilità e sulla collaborazione cittadino-istituzione. Ne è esempio la “Casa dell’acqua bene comune”, nata prima come iniziativa di rigenerazione del vecchio casello idraulico e poi diventata occasione prima di una progettazione partecipata con i rappresentanti del mondo associativo, culturale e sociale. Oggi la “Casa dell’acqua” è gestita dalla “proCampi proloco Comune di Campi Bisenzio” che si occupa del coordinamento tra tutte le associazioni che, nel frattempo, hanno aderito al modello di gestione condivisa e di programmazione collaborativa degli spazi e del calendario delle attività.
Sindaco, il suo mandato è cominciato un po’ in salita, con un’alluvione drammatica…
Sì, purtroppo, sono stato eletto a giugno 2023 e nel novembre successivo c’è stata un’alluvione peggiore di quella del 1991 e del 1966.
Ora come va?
In miglioramento: purtroppo abbiamo ancora molte famiglie fuori casa e quindi la fase di emergenza non si è conclusa, però insomma piano piano la città sta tornando alla normalità. Qualche forte difficoltà l’abbiamo ancora nelle aree industriali. Le ultime stime parlano di circa 400 milioni di euro di danni.
Un sindaco appena eletto come organizza la risposta a questa emergenza?
Per alcuni aspetti è stato un lavoro in solitaria, c’è stato invece un gioco di squadra con gli altri sindaci, con la Regione e il sindaco della Città metropolitana e poi devo dire che la Protezione civile mi hanno supportato a partire dalle giornate immediatamente successive all’evento. Non si è preparati per un evento del genere: lo si vive così, sul momento, per fortuna c’è una macchina degli aiuti nazionale e regionale che è di supporto ai sindaci. Il nostro territorio è molto complesso, Campi è una città di poco meno di 50mila abitanti baricentrica rispetto a tutta l’area metropolitana di Firenze con un territorio complesso dove le grandi aziende sono andate molto in sofferenza.
Da dove arriva la sua passione politica?
Da quando ero molto piccolo: alle elementari, alle medie, io amavo leggere i giornali, informarmi. Tra questi c’era anche “Disegno comune”, un giornale locale che io adesso vorrei ripristinare e che arrivava a tutte le famiglie campigiane. Vivevo nel centro di Campi, ero ben permeato dalla politica: nella mia infanzia c’era Berlusconi, quindi era fortemente detrattore nei confronti del suo governo.
Era una passione che respirava anche in casa? I suoi genitori provengono dal mondo della politica?
Assolutamente no, non hanno mai fatto politica, non ne parlavano neanche in casa: mia madre, Emanuela, era casalinga, papà, Stefano, faceva l’artigiano. Tra l’altro loro erano fiorentini, a Campi son venuti per lavoro. Io invece fin da piccolo ho sempre ricoperto tutti i ruoli di rappresentanza scolastica, mi appassionava l’idea della partecipazione al cambiamento.
La svolta arriva nel 2012, giusto?
Esatto: a novembre c’erano le primarie a sindaco di Campi e io ho cominciato a distribuire i volantini di una candidata del Partito democratico che conoscevo e che, tra l’altro, ha perso le elezioni. Io rimasi all’interno del Pd che era la maggioranza, a Campi ed essendo molto giovani, avevo 19 anni, nel maggio successivo vengo candidato al consiglio comunale e vengo eletto.
I volantini li hanno portati per lei, quindi…
Ho lavorato molto con i miei social e con i contatti personali. Ricordo che mia mamma non era molto contenta di questa mia scelta perché voleva che studiassi e poi trovassi un lavoro, papà invece era felice, lui viene da una famiglia comunista, di partigiani, gente impegnata, insomma. Quando mi sono diplomato geometra mi sono subito trovato un lavoro per mantenermi all’Università. All’inizio mi ero iscritto a Scienze Politiche ma poi ho capito che quella non era la mia strada e mi sono laureato in Architettura indirizzo urbanistica e pianificazione territoriale.
La sua vita politica continuava, nel frattempo?
Esatto, nel 2016, a 23 anni: non è stato un passo molto semplice perché ero da solo, poi sono venuti via dal Pd anche altri perché c’era proprio una frattura tra l’amministrazione e la città. Nel 2018 si arriva alle nuove elezioni, ma quel punto si era creata, da un lato, una coalizione del Pd e dall’altro una coalizione composta da Sinistra italiana e alcune liste civiche e ambientaliste. Il Pd finisce al ballottaggio per la prima volta nella storia di Campi Bisenzio e ci va con una destra molto unita dall’altra parte. Ovviamente da parte nostra ci fu una presa di coscienza da parte di tutti noi che facemmo una scelta di responsabilità: era il momento d’oro di Matteo Salvini e questo alimentò molta paura da parte di tutte le componenti di sinistra, anche la mia. Sono gli anni del Covid e da lì ricominciamo nel tentativo di ricompattare la sinistra: sono mesi di impegno, militanza e opposizione. Fino a quando il sindaco di allora, Emiliano Fossi, sceglie di commissariare il comune per candidarsi alle politiche per entrare in Parlamento. È stata la rottura definitiva con i cittadini. A quel punto arriva la considerazione che non possiamo in nessun modo fare altri accordi con il Partito democratico e inizia la campagna elettorale nella quale provammo ad aggregare il Movimento 5stelle per costruire qualcosa di fortemente identitario e politico.
E ci siete riusciti?
Certo! Ho anche fondato anche la sezione dei giovani democratici! Però devo dire che siccome io ero entrato nel Pd sostenendo la candidata ero un po’ “minoritario” all’interno del partito dove, nel frattempo, è arrivata l’ascesa di Matteo Renzi. E qui arriva una grande rottura “sentimentale” sia nei confronti del partito che del “renzismo”. C’è stata poi la “rottura territoriale” con il Pd a causa del progetto di ampliamento dell’aeroporto di Firenze che è un’opera che impatterà molto sul territorio di Campi. Per la verità, con alcune organizzazioni e associazioni abbiamo anche vinto un ricorso al Tar e al Consiglio di Stato, quindi adesso l’aeroporto si dovrà riprogettare, anche se da sindaco proverò a bloccare del tutto questo progetto.
Così lei si ritrova all’opposizione…
Ho visto una lenta crescita di adesioni e di favore sul mio nome fino ad arrivare nel 2023 al ballottaggio con il Pd.
Ha preso i voti anche da destra?
Sì, un voto moderato perché c’era una forte voglia di cambiare l’Amministrazione uscente, era un voto di opposizione. Io oggi ho l’obiettivo in cinque anni di rasserenare gli animi con tutti, ance con il Pd se lo vorranno, alla fine lavoriamo per i campigiani.
Solo cinque anni? Non pensa di ricandidarsi?
Oddio, non pensavo di rispondere mai a questa domanda sul futuro. Io un lavoro ce l’ho, nel frattempo ho vinto un concorso al Comune di Prato come architetto all’urbanistica. Penso di voler fare bene questi cinque anni da sindaco. Se devo immaginarmi nel futuro, le dico che a me piacerebbe molto continuare a lavorare negli Enti locali, magari in una posizione di dirigenza.
È sposato?
Ho un compagno, Nicolò, con il quale vivo a Prato.
Per il suo mandato, aeroporto a parte, lei ha puntato su tre azioni fondamentali: ce le racconta?
La prima è quella legata al tema della salute e quindi l’apertura del nuovo distretto Asl che ha da 30 anni una struttura molto vecchia. Vorrei dare alla città un polo e sanitario un vero hub della salute attraverso una “Casa della comunità”. La seconda azione riguarda la mobilità: collegare Campi a Firenze tramite la tramvia. Poi la riqualificazione degli spazi verdi.
E il welfare?
Campi Bisenzio è una società molto complessa perché ha un forte tasso di immigrazione cinese, siamo alla terza generazione: oltre il 20% della popolazione campigiana è straniera, abbiamo quindi una forte necessità di abitazioni. Nel bilancio abbiamo previsto numerosi capitoli tutti incentrati sul sociale: 300mila euro in più tra contributi affitto e contributi alle associazioni, stanziamento alla “Società della salute” che si occupa di tutti i servizi assistenziali.
Scegli la rivista
dell’innovazione sociale
Sostieni VITA e aiuta a
supportare la nostra missione
Con il Pnrr come siate messi?
Molto bene! Tutti i cantieri sono partiti da poco.
Denatalità e spopolamento?
Siamo in controtendenza. La città di Firenze sta espellendo residenti dal suo centro urbano che si spostano verso le città satellite tra cui anche Campi Bisenzio che nei prossimi anni prevede un aumento dei propri abitanti.
Fascia giovani?
Qui siamo più deboli in assoluto perché non abbiamo un istituto secondario superiore. C’è il progetto della nuova realizzazione del nuovo polo scolastico che però deve essere finanziato dal ministero ma vedo che ci siamo un po’ arenati. Stiamo lavorando anche sulla costituzione del consiglio comunale dei giovani.
Chi è oggi la sua opposizione? Il Pd o la destra?
Sicuramente la destra, anche se il Partito democratico è in forte difficoltà, dovrebbe ripartire dall’autocritica: l’attuale Pd della Schlein è molto vicino al Pd di Renzi dell’epoca.
Le città dei giovani sindaci è il format di VITA che racconta i primi cittadini under 35 di città di medie e grandi dimensioni: come sono arrivati all’impegno politico? Qual è la loro formazione? Quali, le loro aspirazioni e i loro piani con particolare riguardo all’innovazione, al welfare, all’economia civile e green, all’accoglienza e alla cittadinanza attiva.
Qui le puntate precedenti/segue:
- Giacomo Possamai, il sindaco under 35 che mette gli anziani al primo posto
- Marco Panieri, il sindaco che usa i social per coinvolgere i 5mila giovani di Imola
- Emanuele Gaito: il sindaco che non sopporta gli spin doctor
- Marco Segala, l’amministrazione condivisa modello Forza Italia
Cosa fa VITA?
Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è grazie a chi decide di sostenerci.