Mondo

Sì, Amazzonia.

Manaus, Belem e la foresta. Da discendere con gli Indios

di Emanuela Citterio

Ritrovarsi nel cuore dell?Amazzonia è un?esperienza che sta nei sogni di ogni viaggiatore. Il ?cuore verde? del Brasile si attraversa sui fiumi, enormi arterie d?acqua, completamente navigabili. Per conoscere il volto sociale di questo Brasile è possibile appoggiarsi alle piccole comunità indigene che vivono sulle sponde dei fiumi, come fanno le associazioni che organizzano viaggi di turismo responsabile. Uno dei punti di riferimento per un viaggio alternativo in Amazzonia è l?isola di Silves, tra il lago di Canacari e il Rio Urubù, a 350 chilometri da Manaus.

Accoglienza alternativa
Proprio qui, dall?iniziativa degli agricoltori e pescatori del fiume, sono nate le prime esperienze di accoglienza alternativa ed ecosostenibile. Di fronte all?impoverimento delle acque dei fiumi e alle invasioni di pescherecci commerciali nelle aree comunitarie, le comunità indigene hanno cominciato a organizzarsi creando comitati di conservazione ambientale, che hanno ottenuto l?istituzione di zone protette.
Nel 1993 è nata l?associazione di Silves per la preservazione ambientale e culturale (Aspac), un?associazione senza fini di lucro che ha avviato una piccola attività di accoglienza turistica. La sistemazione a Silves è presso l?Aldeja dos lagos, una struttura che hanno costruito gli stessi riberinhos per ospitare una dozzina di viaggiatori. L?attività di accoglienza coinvolge cinque comunità locali. Ognuna si è specializzata nell?offrire diversi servizi ai visitatori, dai pic nic notturni in canoa, al bed & breakfast nelle famiglie, alla vendita di oggetti di artigianato, tutto nello spirito di un turismo partecipativo e cooperativistico: il personale locale non è dipendente, ma ?proprietario? della struttura e dei servizi. Parte dei proventi dell?attività turistica vanno direttamente alle comunità e un?altra parte viene investita dall?associazione per la preservazione ambientale. Silves può contare su un flusso di circa 300 visitatori all?anno, che arrivano soprattutto dall?Italia ma anche dal Nord Europa, dagli Stati Uniti e dallo stesso Brasile. A far tappa nell?isola amazzonica sono soprattutto i viaggi organizzati dalle ong o dalle associazioni di turismo responsabile, ma la struttura prevede l?accoglienza diretta dei visitatori, che possono contattare l?associazione.

In punta di piedi
Visitare un?area indigena non è facile. Ma farlo ?in punta di piedi? è possibile. A Urucarà, a diciotto ore di battello da Manaus, i caboclos coltivano il guaranà, che arriva nel nostro Paese attraverso il commercio equo e solidale. Con la piccola associazione italiana Se io fossi Indio, nata per supportare il Centro di formazione rurale e la scuola agricola di Urucarà, si visitano le piantagioni di guaranà e alcuni villaggi dell?interno, in cui è possibile condividere la vita quotidiana dei caboclos e degli indios Sateré Mawe, ospitati da famiglie locali nelle loro capanne. A Maues, il Gran consiglio dei Sateré sta sviluppando, in collaborazione con la ong italiana Icei, un progetto di turismo sostenibile. Il Gran consiglio rappresenta l?intero popolo dei Sateré, che vivono in 66 villaggi lungo i fiumi Andirà e Marau. Saranno gli stessi indios a guidare i viaggiatori nelle proprie terre.
Nel corso di un viaggio attraverso l?Amazzonia degli indios non si può non far tappa a Belem, la capitale del Parà. Da qui si parte per qualsiasi destinazione sull?immenso Rio delle Amazzoni e sui suoi affluenti.

Natura e archeologia
Da non perdere a Belem è il Museo Emilio Goeldi. È come aprire una porta sull?Amazzonia, grazie ai suoi reperti archeologici e di arte indigena e a uno dei migliori giardini zoologici del Sudamerica, che in un?area di ben cinque ettari ospita una considerevole varietà della fauna amazzonica. La mostra e il parco fanno parte di un istituto di ricerca scientifico la cui fondazione risale al 1866. A Belem si possono contattare anche associazioni che lavorano in ambito sociale. Il Centro pro menor accoglie i ragazzi di strada e un missionario salesiano, don Bruno Sechi, ha fondato per loro un centro di accoglienza e di formazione. I ragazzi hanno anche iniziato un?attività di riciclaggio: «tutto ciò che non usiamo, non ci appartiene più, è di chi ne ha bisogno» è il loro motto.
Una delle mete naturalistiche da non perdere in questa zona è l?isola di Marajò, nella foce del fiume di fronte a Belem, un?oasi quasi senza automobili con paesaggi mozzafiato e belle spiagge, da cui si gode uno dei panorami più affascinanti sul Rio delle Amazzoni. A circa metà strada tra Belem e Manaus c?è Santarem, con la sua spiaggia fluviale di Alter do Chao. Qui il Centro de preservacão das artes indigenas, che ospita una tra le migliori collezioni di arte indigena brasiliana, è una miniera di notizie e contatti con le comunità locali.
Info pratiche
Alcuni siti da non perdere:
Cultura indigena
www.coiab.com.br
sito di un coordinamento di 60 organizzazioni indigene
www. socioambiental.org
ong che lavora con gli indios e dà informazioni turistiche
www.altramazzonia.it
sito sul turismo responsabile curato da due ong italiane, Acra e Icei
Belem – Centro pro menor
Info in Italia: 0832.228442
Centro de preservacão das artes indigenas: www.pamiriwi.hpg.com.br
Ong che organizzano viaggi in Amazzonia nel periodo autunno/inverno italiano
Associazione Se io fossi indio
tel. 328.7177311
Un viaggio è previsto per dicembre
Viaggi e Miraggi
periodo da concordare; costo 2.700 euro; www.viaggiemiraggi.org

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