Economia

Ecco la ricetta dello sviluppo

Microcredito alle donne del Burkina Faso per aprire chioschi e cucine di strada. È solo una delle tante attività di Progetto Giubileo. Confcooperative docet

di Emanuela Citterio

In una trafficata via africana, dove la sabbia della strada si mescola alle voci della folla al mercato, una donna offre ai passanti un piatto caldo dal suo chiosco improvvisato. Gli affari non vanno male, e la sera quella donna rientrerà dalla sua numerosa famiglia con un piccolo reddito che – con un po? di fantasia – basterà per tutti. Siamo in Burkina Faso, Africa centroccidentale, e la donna-imprenditrice è lontana parecchie migliaia di chilometri da noi. Ma non troppo, se ci si pensa bene: infatti la sua cucina di strada esiste grazie a un?esperienza pilota italiana, che da tre anni coinvolge artigiani, agricoltori e le cooperative piemontesi per far nascere piccole imprese sul territorio. È il ?progetto Giubileo?, nato su impulso della pastorale del lavoro della chiesa piemontese a cui hanno aderito le 1244 imprese di Confcooperative Piemonte e altre sei associazioni di categoria: Casa, Cna, Confartigianato, Cia, Coldiretti, Confagricoltura. A orientare sul campo l?intervento di artigiani, imprenditori e cooperatori piemontesi ci ha pensato Lvia (associazione internazionale volontari laici), una ong con 30 anni di esperienza nella regione saheliana. Sfida comune, favorire la nascita di una microimprenditorialità in grado di innescare uno sviluppo economico e sociale autonomo. «Uno degli aspetti più innovativi di questo progetto è il lavoro in rete fra tutte le associazioni, e con le istituzioni attraverso la cooperazione decentrata», spiega Mario Sacco, presidente di Confcooperative Piemonte. «La formula cooperativistica, che unisce all?imprenditorialità l?aspetto solidaristico, ci è sembrata adatta a contesti di economia informale, come quelli che caratterizzano i Paesi africani». Ma mettere su una cooperativa in Burkina Faso non è la stessa cosa che crearla in Piemonte. Lo sa bene Lvia, che insieme a Confcooperative ha individuato uno dei progetti da portare avanti nel Paese africano. A Ouagadougou, come in tutte le città del Burkina, è la strada a creare opportunità di lavoro. L?economia informale rappresenta la principale forma di occupazione, fino a incidere per l?80 per cento sul lavoro e sul reddito della popolazione. Una delle esperienze più diffuse è proprio quella della cucina di strada: baracchini e chioschi messi su quasi sempre da donne e frequentati da studenti e lavoratori, in cui è possibile avere un piatto caldo per 15 centesimi di euro. Un?iniziativa da cui spesso deriva il reddito di un intero gruppo famigliare, ma che manca di fiato per poter diventare una vera attività imprenditoriale. «Basta un piccolo finanziamento per migliorare la qualità del servizio e di conseguenza il benessere di una comunità», spiega il direttore di Lvia Gianfranco Cattai. «Con un microcredito di 300 euro le cooperative piemontesi hanno migliorato l?attività di cinque cucine di strada, in collaborazione con la Rete donne e sviluppo burkinabé, un?associazione locale che da dieci anni cerca di sostenere le attività generatrici di reddito». Le cooperative piemontesi hanno offerto un sostegno ad altre attività specifiche, come la ristrutturazione gestionale ed economica della tipografia della diocesi di Ouagadougou e l?acquisizione e spedizione di sementi a coltivatori locali. Il progetto Giubileo, cui le cooperative hanno dato un contributo di 25mila euro, ha realizzato una sessantina di missioni di imprenditori piemontesi e ha ospitato 15 fra agricoltori e artigiani burkinabé in Italia. Corsi nel Paese hanno permesso di formare più di 500 piccoli imprenditori locali. «Oltre all?invio di tecnici e artigiani per i diversi progetti, abbiamo puntato sull?aspetto culturale, sulla formazione come chiave dello sviluppo», precisa ancora Mario Sacco. La più recente iniziativa riguarda la formazione a distanza. La facoltà di scienze della formazione dell?università di Torino e l?ufficio scuola di Confcooperative stanno lavorando insieme sulla creazione di un portale per la formazione dei formatori (insegnanti ed educatori) burkinabé. «L?idea è creare un contenitore di informazioni accessibile ai formatori locali, da cui possano attingere materiale didattico organizzato», spiega il professor Roberto Trinchero dell?Università di Torino. «La filosofia è quella della formazione aperta in rete. Già da tempo un gruppo di esperti dell?università sta organizzando le informazioni per creare un portale didattico (www.far.unito.it). All?inizio il trasferimento di informazioni sarà unilaterale», riconosce Trinchero, «ma grazie a un database condiviso anche gli insegnanti africani potranno mettere in rete esperienze e didattica attinenti al proprio contesto culturale».


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