Sostenibilità
Due miliardi e mezzo per lenergia pulita, o quasi
Tutti paghiamo in bolletta il sovrapprezzo per lenergia verde. Quasi 5mila miliardi delle vecchie lire. Ma come vengono usati? Parla Gerardo Orsini.
Gerardo Orsini, Enel Holding Comunicazione
Le risposte e i silenzi L?Authority spiega ma non fa i nomi Nell?articolo in questione ci eravamo ?messi sulle tracce? di un?enorme somma, oltre due miliardi di euro, pagata dalle famiglie italiane ogni anno attraverso un sovrapprezzo sulle tariffe elettriche di circa 0,75 centesimi di euro per KWh, per promuovere le fonti energetiche rinnovabili. Mentre prendiamo atto delle precisazioni di Enel, raccontiamo quello che abbiamo scoperto, con l?aiuto dell?Authority per l?energia e del Gestore della rete elettrica nazionale (Grtn), sulla destinazione dei fondi raccolti attraverso la bolletta. Il sovrapprezzo A3, questo il suo nome tecnico, è nato nell?ambito di un piano pubblico di incentivazione all?ingresso dei privati nel settore elettrico, chiamato CIP 6, varato nel 1991: una sorta di preparazione all?apertura del mercato, avviata cinque anni dopo e conclusa nel 1999 con la fine del monopolio Enel. Il piano ha effettivamente finanziato la realizzazione di molti nuovi impianti, per un totale di circa 41 miliardi di kilowattora l?anno, pari a un quinto del totale prodotto in Italia. Con una grave ambiguità, però: meno del 20% dell?energia ?rinnovabile? lo è veramente (parliamo di energia solare, idroelettrica e da fonti minori come le biomasse): il resto rientra nella singolare definizione, tutta italiana, di ?assimilata?, che nasconde energia prodotta con scarti di lavorazione petroliferi o recuperi energetici da lavorazioni industriali. O quelle che usano i residui di raffinazione o i gas degli altoforni: vero che riciclano, ma così risparmiano due volte, sui mancati costi di riciclaggio e sul chilowattora. La stragrande maggioranza di queste centrali ?assimilate? usufruiscono di oltre il 90% di questo sovrapprezzo e su questa ?assimilazione? hanno costruito la loro crescita e i loro profitti. Quali siano i beneficiari delle agevolazioni da CIP 6, però, non è dato sapere, perché, il Grtn, l?ente pubblico che gestisce i soldi, dice di non poter divulgare i loro nomi, in quanto ?dati sensibili?. E qui, una seconda ombra si allunga sull?energia incentivata: il complicato meccanismo di erogazione dei fondi. Il sovrapprezzo A3, infatti, viene versato dal distributore di energia alla Cassa conguaglio del settore elettrico, che ?passa? a sua volta le somme al Grtn. L?ente acquista l?energia prodotta in regime incentivato a prezzi superiori a quelli di mercato, e successivamente la rivende su base d?asta, a prezzi invece vantaggiosi, a volte anche inferiori ai prezzi di mercato. La differenza tra il valore di acquisto e di vendita è finanziata dal sovrapprezzo A3. Nel 2002, conferma il Grtn, ammontava a circa due miliardi e mezzo di euro, quindi i conti, più o meno, tornano. Ma a vantaggio di chi? “Il problema è che almeno due terzi di questa energia ?scontata? vengono venduti alle aziende, solo un terzo va alle famiglie”, fa notare l?Authority. “Dovrebbero essere i consumatori a ricevere tutto il beneficio, visto che sono loro a pagare il sovrapprezzo”. Quanto alle produzioni decentralizzate di energia, gli esperti che abbiamo consultato concordano nell?attribuire alle grandi centrali, che l?Enel privilegia, lo svantaggio di un impatto ambientale molto superiore a quelle piccole; inoltre il black out di settembre ha dimostrato che i problemi di distribuzione dell?energia non si presentano solo in aree isolate, tutt?altro. Infine, gli ostacoli al fotovoltaico. Lo sviluppo di questo settore è comunque lento, visto che il programma nazionale ?Tetti fotovoltaici? ha generato finora solo 2mila impianti (contro le decine di migliaia della Germania, Paese non certo soleggiatissimo). Burocrazia troppo pesante? A quanto ci risulta, il Comitato Elettrotecnico Italiano emana effettivamente le norme, ma in più di un caso l?ha fatto in modo generico, lasciandone la definizione precisa all?Enel che, quindi, ha mantenuto, quanto meno fino a tempi recentissimi, un?importante ?fetta? di potere normativo.