Non profit

Parla il preside della scuola più ricca d’Italia. Così userò 2 milioni di euro

Il preside della Jovine svela che fine farà la generosità degli italiani: "Corsi e laboratori per gli alunni. Un contributo agli orfani dei caduti in Iraq" (di Pietro Eremita).

di Redazione

Al 10 ottobre 2003 aveva comunicato ufficialmente di avere in cassa qualcosa come 1 milione e 23mila euro. Il 12 novembre l?Istituto di cui è dirigente ha ricevuto ancora dalle scuole di tutta Italia 1 milione e 85mila euro. Lui è Giuseppe Colombo, responsabile del comprensorio che ha al suo interno la scuola più tragicamente famosa d?Italia: la Francesco Jovine di San Giuliano di Puglia, crollata a seguito delle scosse telluriche del 31 ottobre 2002. Poco più di 2 milioni di euro in totale, ricevuti nell?arco di un anno, ai quali vanno ad aggiungersi gli altri 360mila del controvalore della struttura prefabbricata di Bonefro (ulteriore centro facente capo, assieme a Colletorto, allo stesso ambito), inaugurata recentemente e donata dall?università Cattolica di Milano. C?è un vademecum Riforme o no, la Jovine è la scuola più ricca della Penisola. La domanda nasce spontanea: che ne sarà di tutto questo ben di Dio? Una prima risposta Colombo la diffonde mediante un pieghevole intitolato La forza di un progetto per un futuro migliore. Un vademecum nel quale è illustrato il Piano d?offerta formativa che l?istituto Jovine intende mettere in campo per l?anno in corso. Una progettualità che va dall?alfabetizzazione informatica con conseguimento di ?patente europea?, ai laboratori fotografici, musicali, teatrali e artistici. Tutto abbastanza intuibile, fin qui, anche perché in linea con i dettami riformistici in itinere nel contesto dell?autonomia: ma c?è dell?altro. Agli orfani dei caduti “È evidente”, conferma il dirigente scolastico, “che ogni decisione sulla gestione di queste risorse non spetta unicamente a me. Dovrà essere il Consiglio d?istituto a individuare la maniera migliore per rendere fruttuosa la sintesi di questo sforzo di solidarietà che ci è giunto da ogni parte del mondo”. “Dal canto mio”, prosegue il preside, “ho già in mente alcune idee”. Colombo mostra di non volersi attenere pedissequamente e formalmente al pieghevole prodotto. “Credo innanzitutto”, ha aggiunto, “che ricevere solidarietà debba significare essere pronti a restituirla in ogni momento. Penso agli orfani dei nostri militari caduti in Iraq e a una possibile somma da destinare, magari sotto forma di borse di studio o acquisto di libri scolastici da dare in comodato negli anni, per migliorare la costruzione del loro futuro oggi reso incerto dal dramma. Penso all?infanzia abbandonata. Penso ai ragazzi diversamente abili, alla fame nel mondo”. L?alleanza coi genitori Non intende vivere di solo pane, insomma. Il dirigente della Jovine accenna anche a una sorta di joint-venture con l?altro destinatario della solidarietà del dopo sisma: il Comitato vittime della scuola. “Insieme a loro, che da tempo si sono costituiti in onlus”, ha proseguito Colombo, “stiamo studiando iniziative capaci di venire in soccorso delle esigenze che circondano il mondo dei bambini. Avvieremo corsi rivolti al mantenimento della buona salute, della corretta alimentazione, della pratica delle discipline sportive, senza tralasciare l?aspetto educativo sessuale, proprio per mettere al riparo i nostri ragazzi dal rischio sempre latente delle devianze”. Ma nel novero delle cose da fare il preside ne individua un?altra, importantissima: quella di contribuire alla ricostruzione di quello spirito d?appartenenza alla comunità che il terremoto ha compromesso. “È uno degli imperativi che ci daremo”, conferma, “perché al risarcimento del danno materiale patito dalla popolazione, è necessario aggiungere e far rinascere il desiderio di vivere in quest?area. Molti hanno già raggiunto i loro figli o parenti altrove. Per noi il compito di far recuperare usi, costumi e tradizioni legate alla storia di questi paesi già falcidiati dall?emigrazione, resta uno degli impegni più forti”. In definitiva, un progetto a tutto campo che trae il suo stimolo dal presupposto di una solidarietà ampiamente ricevuta. Un novero di idee la cui realizzazione, anche solo parziale, assorbirebbe in larga misura i famosi 2 milioni e passa di euro presenti oggi nelle casse dell?Istituto comprensivo Francesco Jovine.

Pietro Eremita

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