Non profit

Tutti i mal di pancia del professore

Buona l’idea del servizio civile obbligatorio. Contestata la consultazione che sostituisce il dialogo.

di Ettore Colombo

Il presidente delle Acli Luigi Bobba lo dice con parole chiare, semplici: “Il problema non è il minimo comun denominatore, è il massimo comune multiplo”. Si parla di politica, non di matematica, ma il problema non è certo di facile soluzione. L?Ulivo (o “come si chiama adesso”) si è incamminato su un percorso arduo, impervio, quello della costruzione di una nuova casa comune, che unisca tutti i riformisti. Alla fine della settimana scorsa, i tre partiti più convinti dell?idea lanciata da Romano Prodi (processato, in sede di Parlamento di Bruxelles, solo per averla avuta) di dar vita a una nuova e più larga aggregazione politica che rimescoli le carte della politica italiana e costringa anche la Casa delle libertà ad accettare un bipolarismo semiperfetto e una democrazia non più zoppa, hanno organizzato tre assemblee a Roma (Ds), Bologna (Margherita) e Napoli (Sdi) per cercare di iniziare a tracciare un percorso che, da qui alle elezioni europee e oltre, dia vita a una lista unica e, se tutto va bene, a un unico partito. Riformista, s?intende. O ?riformatore?, come invece chiedono altri. Istanze recepite. O quasi Certo è che se non ci fossero stati l?idea e lo slancio del ?professore?, nessuno avrebbe niente su cui dividersi e litigare, nel centrosinistra italiano. Resta in piedi il problema centrale, però: come far incrociare una discussione che sa fin troppo di verticismi e politicismi con una richiesta di unità e semplicità che sale forte sia dalla base dell?Ulivo che dalla società civile organizzata e dai cittadini semplici, quelli senza stellette e, di solito, senza voce. Ne sa qualcosa, appunto, il mondo del Terzo settore e del non profit che pure non nasconde di aspettarsi qualcosa di migliore e di più alto, politicamente e socialmente, del panorama che offre il centrodestra rissoso e vacuo oggi al governo. Alcuni dei leader più in vista e più rappresentativi di questo mondo hanno incontrato, in diverse occasioni, di recente, lo stesso Romano Prodi e hanno posto a lui una serie di questioni, prontamente recepite, in gran parte, nel tanto discusso (e poco letto) Manifesto per l?Europa lanciato dal presidente della Ue. Quella sul servizio civile europeo, ad esempio. Quella sulla pace. Quella su ruolo e valore, appunto, della società civile organizzata. Basterà? Si vedrà. Per ora, ecco le risposte, positive e negative. Sergio Marelli, presidente dell?Associazione delle ong italiane, chiede che uno schieramento politico avanzato s?impegni davvero perché l?impegno scarso e intermittente dell?Ulivo, registrato nella passata legislatura, sui temi degli aiuti allo sviluppo e della cooperazione internazionale diventi preciso, serio e qualificante. Marelli apprezza l?idea, lanciata dalle ong e ripresa da Prodi, di un servizio civile internazionale ma si chiede perché questo debba essere gestito da una struttura burocratica e centralistica e non da chi la cooperazione internazionale già la fa, in Europa, dalle ong. Ma affronta anche il tema della politica estera e di un rilancio, improcrastinabile, delle ragioni del multilateralismo e del ruolo dell?Onu, specie dopo una tragedia come quella di Nassiriya. Qualcosa di nuovo Luigi Bobba propone al centrosinistra una ricetta complessa quanto articolata, una visione solidaristica della società che si contrapponga al ?capitalismo compassionevole? alla Bush e tocca temi come le questioni sociali, la sussidiarietà, l?ambiente, le politiche per la famiglia, rilanciando l?idea di un nuovo stato sociale oltre che ribadendo gli impegni, che considera e spera già presi, sui temi già citati (servizio civile obbligatorio, pace, ruolo dell?Onu). Ermete Realacci, presidente di Legambiente, è fiducioso che, inventandosi qualcosa di nuovo anche a livello dell?immaginario (“Chi non ricorda il pullman di Prodi o il treno di Rutelli?”), il centrosinistra possa dialogare fitto con la società civile e, da organizzatore instancabile qual è, squaderna l?agenda prossima ventura: una ?Impruneta bis? dove chiamare a raccolta il mondo dell?associazionismo, quello economico-sindacale e quello intellettuale e delle professioni, oltre che una legge vera e propria sul servizio civile obbligatorio che, con Bobba, presto presenterà. Realacci è un ottimista di natura e dell?Ulivo dice che già il fatto che si sia deciso di mettersi in cammino e che si siano superate le mille resistenze e ostacoli di questi anni, lascia ben sperare. Dialogo, non consultazioni Il presidente dell?Arci Tom Benetollo, invece, che di natura giudichiamo più pessimista (lui nega: “dialogo con tutti, non sono, perciò, un pessimista”), non è molto contento della piega che stanno prendendo le cose, nel dialogo tra partiti dell?Ulivo e società civile organizzata: “Per ora siamo ai preliminari di un incontro solo evocato. Forme e contenuti sono ancora tutti per aria e da verificare. Che idee hanno, questi partiti e il possibile, futuro schieramento sulla pace, sul welfare, sul lavoro? Non riesco ancora a capirlo. Soprattutto, non perdono l?antico vizio: quello di fare il gioco e poi di chiamare altri a farne parte. Così non si va da nessuna parte. L?ho detto chiaro ai leader dell?Ulivo: la parola ?consultazione? eliminatela dal vostro vocabolario. O ci chiamate a discutere per davvero delle questioni oppure stiamo solo perdendo tempo. Poi, io farò di tutto per far vincere l?alleanza più ampia possibile, quella che va da Di Pietro a Bertinotti, passando per il nuovo Ulivo, ma per far partecipare e appassionare la società civile ci vuole altro”. Caro Tom, siamo d?accordo. Magari però rinsaviscono e lo fanno.


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