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FSE 2003, un bilancio: Parigi? Firenze diviso 5

Prendete il Social Forum di Firenze e dividetelo per cinque. Alla pluralità italiana togliete il terzo settore, molti movimenti cattolici e avrete l’edizione parigina del Fse.

di Riccardo Bagnato

Mentre in Italia ci si domanda il perché della strage a Nassiriya, in un clima di emozione, commozione e lutto nazionale, per il popolo altermondialista riunito a Parigi, in occasione del Forum sociale europeo 2003, la tragedia degli italiani morti in Iraq, al di là delle dovute dichiarazioni di cordoglio, non ha suscitato particolare clamore. Come a dire: benvenuti nella realtà, in guerra si muore. Firenze diviso cinque Ma proprio il corteo di sabato nella città francese, al di là delle cifre (prendete il Forum sociale di Firenze e dividetelo almeno per cinque), ha per questo motivo reso tale consapevolezza più astratta, distante, non cinica ma al limite di un ideologismo d?antan: da un lato la mancanza in Francia di una rete sociale privata, autorganizzata e come tale riconosciuta, e dall?altro l?assenza del Terzo settore, anche quello italiano (poche le eccezioni: Arci, Legambiente, Libera) hanno reso quel corteo incapace di coinvolgere i cittadini della capitale francese. Un corteo che ha piuttosto evidenziato l?incapacità culturale di uscire dal binomio tutto novecentesco ?Stato-mercato?, dei buoni e cattivi. L?ideale per l?arena politica, fra partiti e sindacati in piazza da un lato, e partiti e lobby al governo dall?altro. Costringendo la società civile, presente sì ma frammentata, ad affrancarsi o sparire. Uno schema, insomma, che non rende giustizia a quanto si era visto a Firenze, a quanto aveva scritto il New York Times: “la seconda superpotenza del mondo”, descrivendo così il movimento altermondialista in occasione della manifestazione contro la guerra in Iraq del 15 febbraio 2003. Che ancora una volta di più dà l?illusione di essere prossimo a diventare una maggioranza, ma che rischia sempre più di diventare marginale alle lotte politiche, per un seggio in qualche parlamento, o per abbattere un governo. Durante i giorni del Forum le difficoltà sono state altre. Oltre 4mila volontari si sono dati i turni per aiutare gli oltre 50mila partecipanti e soprattutto per orientarli fra appuntamenti irraggiungibili: 55 plenarie, 271 seminari, oltre 300 laboratori; decine gli appuntamenti fuori programma, il tutto dislocato a distanze impossibili gli uni dagli altri, ai quattro cantoni della capitale. Che ha spinto molti relatori a suggerire un cambio di rotta, rilanciando fori tematici consolidati come quello delle autorità locali o dell?acqua, o nuovi, come quello dell?informazione. Dove non sono mancate le polemiche. A distanza quella fra Bernard Cassen (cofondatore del Forum mondiale di Porto Alegre) e Giampiero Rasimelli sulla discesa in campo di Romano Prodi: “Se pensate che Prodi sia di sinistra, siete messi male”, aveva detto Cassen. “Pensi piuttosto alla Francia, dove sono stati costretti a scegliere fra Chirac (Rpr – destra) e Le Pen (Front National – estrema destra) alle ultime presidenziali”, gli ha risposto il portavoce del Forum del Terzo settore italiano. O quella di Michèle Dessenne, responsabile della cooperativa sociale Incidences (incidences), e segretario generale di Attac Francia, incontrata presso il villaggio dell?economia sociale e solidale situato a St. Denis: “Non possiamo continuare a fare forum a ripetizione. Ci prende troppe energie. E soprattutto non possiamo gestirli in questo modo, dove gli stessi argomenti vengono ripetuti fino alla nausea, dicendo le stesse cose, solo per garantire un posto a questa o quella associazione”. Ragionate ragazzi O ancora Thierry Meyssan, responsabile di Reseau Voltaire (Réseau Voltaire), un progetto di informazione unico nel suo genere in Francia, che non percepisce finanziamenti pubblici e non accetta pubblicità, con sede a St. Denis. “Quello che manca a questo movimento è la capacità di ragionare: una vera coscienza politica. La maggioranza della stampa alternativa presente al Forum, è fatta di commenti, ma non apporta sostanzialmente elementi nuovi di ragionamento. Costa infatti molto tempo, lavoro e soldi ricostruire i fatti, fare ricerche, offrire informazione; è più semplice dire, ciascuno, cosa si pensa su questo o su quello, ma è inutile, confonde, scimmiotta la stampa mainstream”. Ma, polemiche a parte, per Madjid Messaoudene, membro del collettivo che ha organizzato gli incontri a St. Denis, è andato tutto bene, anche se si chiede: “E ora? Come tradurre tutto ciò in pratica quotidiana?”. Una domanda che si è posto anni fa il Comitato cattolico contro la fame e per lo sviluppo, presente con un proprio stand alla Villette. “Abbiamo lavorato parecchio per garantire l?accoglienza dei molti relatori presenti. Abbiamo infatti organizzato diversi seminari sull?immigrazione, grazie ai rapporti di partenariato che abbiamo nel mondo”, racconta Sabine. è sul lato dell?immigrazione, infatti, che si registrano le cose più interessanti. In corteo, ad esempio, si nota il gruppo No Vox (giovani disoccupati, immigrati e sans-papiers), così come l?associazione Ni putes, ni soumises (www.macite.net), che si impegna nei quartieri più difficili contro la prostituzione delle immigrate. Futuro confuso Un impegno sottotraccia e continuo, come quello del Forum stesso per molti aspetti, per cui, alla pretesa di alcuni di risolvere il tutto con una manifestazione, è lo stesso Cassen, di nuovo, che ammette sulle pagine di Le Monde: “Non siamo riusciti ad attrarre ?la classe popolare?, questa è la nostra principale debolezza”. Difficile farlo, quando si relega il partito socialista francese alla fine del corteo a bisticciare con gli anarchici, dopo aver ottenuto dalle municipalità parigine, principalmente socialiste, oltre un milione di euro per il Forum, n?est-ce pas? L?appuntamento per il 2004 è certo ed è a Londra, ma il futuro del Forum sociale europeo è molto meno certo, più confuso.


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