Formazione

E per i pomodori arrivano i fantasmi

Per la provincia di Bolzano 12mila ingressi di extracomunitari. Per la Campania solo 161. E' l'incredibile ripartizione dei flussi per il 2001 stabilita dal governo.

di Gabriella Meroni

Che succede al decreto flussi sugli immigrati, quello che stabilisce quanti extracomunitari possono entrare in Italia ogni anno? Prima di tutto, non c’è. O meglio, è in clamoroso ritardo, visto che doveva essere pronto entro dicembre. Secondo, è nordista. Dalle anticipazioni pubblicate sui primi 13mila lavoratori stagionali assegnati, e dalle previsioni che Vita è in grado di documentare sui flussi di tutti i lavoratori stagionali (33 mila su 83 mila immigrati totali previsti), emerge un quadro fortemente sbilanciato a Nord, o meglio a Nordest. Su 33mila immigrati che arriveranno in Italia per lavorare come stagionali in agricoltura e turismo, infatti, 23mila prenderanno una sola strada, anzi autostrada: il Brennero. Perché ad attenderli ci saranno i lunghi filari di alberi di mele che ogni anno vedono impegnati, solo da agosto a settembre, 15mila extracomunitari. Tanti? Pochissimi, se paragonati ai 50mila che più o meno nello stesso periodo sbarcano in provincia di Caserta per raccogliere i San Marzano, o alle altre decine di migliaia impiegati nelle piane del Foggiano per la raccolta di altri pomodori. Anzi, sembra che la provincia pugliese stia soppiantando la Campania, visto che qui si raccoglie l’80 per cento della produzione europea. Eppure, in Puglia i lavoratori stagionali assegnati sono poco più di 2000, in Campania, addirittura, solo 160. Evidentemente qualcosa non quadra. E il poco che si sa del decreto flussi che ancora non c’è rischia di scontentare tutti. Il privilegio di Bolzano Primo problema: sono le Regioni a non chiedere, o lo Stato che assegna gli ingressi con criteri arbitrari e discutibili? A sentire l’ufficio del sottosegretario al Lavoro, Paolo Guerrini, responsabile della questione immigrazione, la concertazione con le Regioni è stata totale, seppur tardiva: «Abbiamo convocato due volte gli enti locali, a febbraio e il 28 marzo», spiega Emilio Berionni, che d’altra parte sulle ragioni della preferenza accordata al Trentino ha le idee chiare: «In alcune province ci sono esigenze più forti. Nel Nordest ad esempio la stagione delle mele è una tradizione, e i produttori preferiscono gli stranieri perché sopportano turni di lavoro più duri (!). E poi il sottosegretario Guerrini ha sempre privilegiato il rapporto con Trento e Bolzano». Ah! Adesso abbiamo capito. Aveva ragione quindi l’assessore veneto Raffaele Zanon (4600 lavoratori assegnati alla sua regione invece dei 13 mila richiesti) che all’indomani della riunione del 28 marzo al ministero aveva definito «assolutamente indeterminato» il metodo di assegnazione delle quote. In Trentino, invece, si respira aria di soddisfazione. «Siamo abbastanza contenti, anche se avevamo chiesto 8000 persone», spiega Nicola Cenname, dell’assessorato al Lavoro di Trento. «Siamo i maggiori azionisti del mercato del lavoro stagionale», fa eco l’assessora bolzanina, Luisa Gnecchi. «D’altra parte, sa, i meridionali non vengono fin quassù. Avevamo fatto un bando per venti cuochi pugliesi, tutti spesati, con vitto e alloggio, ne sono arrivati cinque…». Se il lavoro non è un problema, il guaio è piuttosto la possibilità d’accoglienza dei lavoratori. Un documento interno al ministero di Cesare Salvi elenca tra i criteri di assegnazione degli extracomunitari stagionali anche «le reali possibilità di accoglienza esistenti sul territorio». A Bolzano, però, va maluccio: si contano infatti due ostelli per lavoratori, una Casa del giovane per extracomunitari e un Villaggio del lavoratore. Totale, un centinaio di posti. «La situazione degli alloggi è precaria», ammette Mauro Randi, direttore della Caritas di Bolzano. «Ci sono troppe persone e i posti sono pochi. Molti imprenditori contano sul fatto che gli stagionali si fermano un mese o poco più, quindi è facile che accettino di arrangiarsi, magari dormendo in macchina o all’aperto. E poi c’è il lavoro irregolare…». Come, anche in Sud Tirolo? «Certamente. Basta dividere i contributi previdenziali prestati per il numero di stagionali. Provi, e vedrà…». Ci fidiamo. E ci chiediamo: se questo succede in Trentino, cosa capita da Roma in giù? Ripartizione quote di stagionali (previsione Min. Lavoro) Provincia aut. Bolzano 12.328 Provincia aut. Trento 6.446 Veneto 4.641 Emilia R. 2.827 Puglia 2.031 Piemonte 1.245 Friuli V.G. 981 Toscana 415 Lombardia 438 Abruzzo 333 Marche 282 Molise 209 Lazio 197 Campania 161 Umbria 109 Calabria 98 Liguria 80 Basilicata 60 Sardegna 35 Totale 32.767 I clandestini in Capitanata Di certo c’è solo che le regioni meridionali nel loro complesso potranno dare lavoro regolare a non più di 2500 stagionali extracomunitari. E la campagna del pomodoro, su chi potrà contare? La Coldiretti Puglia calcola che ogni anno in Capitanata i lavoratori extracomunitari aumentano del 20%. Nel 1999, l’ispettorato del Lavoro di Foggia controllò 200 aziende dedite alla raccolta del pomodoro per un totale di 2300 lavoratori (la metà extracomunitari), rilevando 850 illeciti per mancata assunzione e denunciando 71 titolari per assunzione di immigrati non in regola. Nello stesso periodo, l’Inps scoprì che oltre la metà delle aziende esaminate non era in regola con il pagamento dei contributi. Nella provincia di Caserta le associazioni come Arci-Nero e non solo stimano in 20 mila i clandestini impiegati nella raccolta estiva degli ortaggi. Eppure il ministero del Lavoro non allarga le sue maglie, anzi in una circolare alle Regioni si giustifica dicendo che nelle zone a più alta disoccupazione «l’Italia non rinuncia a perseguire una più alta partecipazione al lavoro dei propri cittadini». Con il rischio che, come dice Guido Bolaffi (vedi intervista), alla fine decida il mercato, per cui è molto meglio un extracomunitario clandestino che un italiano in regola. Pensateci, la prossima volta che mangerete una mela.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA