Mondo

Cantando dietro i paraventi, quanta pace

Recensione del film "Cantando dietro i paraventi" di Ermanno Olmi.

di Giuseppe Frangi

Procede con voluta, dichiarata lentezza il nuovo film di Ermanno Olmi. Una lentezza riflessiva, intimamente pacifica, di tanto in tanto anche spossante: il regista rappresenta una realtà brachicardica, simile al flusso ovattato di un sogno. Olmi infatti usa persino del flusso dei fotogrammi per dire meglio quello che vuole dirci: non è vero che il conflitto sia il motore della storia. Del resto Cantando dietro i paraventi per quanto abbia l?apparenza di una favola, s?ispira ad una storia vera, che già aveva suggestionato Borges, accaduta nella Cina del 700. La vedova Ching, per vendicare la morte dell?amatissimo marito, prende il comando di una flotta corsara. Domina i mari (nella realtà il lago di Scutari, in Montenegro) sconfigge anche la flotta imperiale. Ma alla fine accetta la resa offertale dallo stesso imperatore con un lancio di meravigliosi aquiloni. Resta del film questo senso irriducibile di pace. Restano alcune scene indimenticabili (la battaglia sulle acque con i fuochi ovattati dei cannoni; il lancio di aquiloni). Resta la prestazione sorprendente di Bud Spencer, nel ruolo di capitano portoghese e narratore. Unico neo la protagonista, Jun Ichikawa: troppo trattenuta, troppo compressa dentro una maschera a una dimensione.


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