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No global. Cosa succede. Ma i cattolici non sono più qui
Il caso lanciato da Sergio Segio lascia il segno. I leader del movimento tirano dritto, accusandolo di essere un "rinnegato". E intanto per le elezioni...
Amici dei terroristi, fiancheggiatori delle nuove Br, acqua in cui nuota il pesce malato della ?nuova eversione?, quella che uccide e rapina, vuole scippare le tv al Berlusca e minaccia di morte il povero Emilio Fede. Al solito, la beceraggine della destra italiana (almeno quella ?intellettuale?, ma anche quella politica non scherza) accusando di terrorismo tutti e chiunque (Violante e Dalla Chiesa come Casarini e Agnoletto, Cofferati ed Epifani come Bernocchi), impedisce di vedere e cercare di fare chiarezza nel cuore vero dei problemi. E cioè che, come spiegano a mezza bocca, all?umile (e unico) cronista che osa fare domande impertinenti, a latere della conferenza stampa prima dell?appuntamento parigino, «i cattolici ce li siamo persi per strada?». Già, appunto.
Il cronista aveva provato a chiederne conto pubblicamente, ma mentre dal fondo della sala qualche esponente del Prc s?inviperiva urlando «cattolici non vuol dire per forza moderati!», Vittorio Agnoletto con gentilezza spiegava che «tra i partecipanti al Forum, nella delegazione italiana, è presente la Tavola della pace, che vuol dire anche associazioni e ong d?area o ispirazione cattolica, a cominciare da Pax Christi».Vero, giusto. Ma mancano Acli, Focsiv, Agesci. E lo stesso Edo Patriarca, portavoce del Forum, che ha annunciato ad Avvenire la sua decisione di disertare Parigi. «Gli obiettivi (dalla critica alla mancanza di democrazia della costituzione europea al tema guerra) sono gli stessi, i metodi sono diversi», si difende Agnoletto,«con altre aree, invece, come Cl, non c?è dialogo possibile».
Resta, appunto, il problema del ?metodo?. Tiziano Treu, senatore della Margherita e padre dello Statuto dei lavori materialmente scritto da Marco Biagi, ha bollato, sul quotidiano Europa, quelli come Casarini e Bernocchi di «istigazione al terrorismo», per le loro dichiarazioni sulla legittimità della ?violenza politica?: «personaggi così vanno isolati», dice Treu. Rispondono, a stretto giro di posta, Casarini e Bernocchi: «Violenza è fare la guerra, violenza è mandare la polizia davanti alle fabbriche occupate, violenza è caricare i cortei pacifici». Vero anche questo, ma resta il punto sollevato da Sergio Segio, su Repubblica prima e su Vita poi: bisogna avere il coraggio di denunciarli e isolarli, i ?violenti? del movimento, altrimenti si offre il fianco alle critiche della destra e si rischia di inquinarlo davvero e per sempre, il movimento, finendo tutti prigionieri di una logica che già ha fatto danni tragici nel corso degli anni 70. Ma leader e leaderini del movimento non ci sentono, da quest?orecchio: Segio è un «rinnegato», uno «pagato» da non si sa chi, un “provocatore”, se non peggio (forse, magari, chissà, un agente dei servizi?).
Resta il problema del linguaggio, però, a pesare come un macigno. Sull?ultimo numero di Carta il direttore, Pierluigi Sullo, paragona alla Comune di Parigi del 1870, quella che fece scrivere a Marx pagine di storia. Bum. I ragazzi di oggi, compresi quelli che i centri sociali li vivono e ai cortei urlano slogan cattivi, manco sanno cos?è stata la Comune di Parigi. E meno male che non lo sanno: fu un bagno di sangue e anche se da lì nacque l?Internazionale socialista (la prima, quella marxista) non fu un bel vedere. Risultati dell?appello? Zero. A margine della conferenza stampa si sono registrate le solite voci di corridoio sui candidati («indipendenti», per carità) del movimento che saranno presenti dentro le liste di Rifondazione o del nascituro ?polo rosso-verde-arcobaleno?, alle prossime elezioni europee.
Cosa c?entri tutto questo, lotte politiche e sociali fratricide interne alla sinistra italiana comprese, con la critica alla globalizzazione, un mondo e un?Europa diversa possibile, stentiamo a capire. Ma a Parigi i ?comunardi? nostrani vanno con la risposta in tasca. Aux armes, citoyens?
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