Mondo

Al via il vertice ibero americano

21 capi di stato a Santa Cruz, in Bolivia. Presenti anche Lula e Kirchner. Il summit è dedicato a esclusione sociale e povertà. Dalla nostra inviata

di Benedetta Verrini

El Alto (La Paz) ? Apre oggi a Santa Cruz, in Bolivia, il XIII Vertice Ibero-Americano, cui partecipano 21 capi di Stato, tra cui il brasiliano Lula, l?argentino Kirchner, il premier spagnolo Aznar, oltre a centinaia di delegati internazionali. Il summit e? dedicato a esclusione sociale e poverta?, temi ?caldi? per tutto il Sudamerica e in particolare per la Bolivia, che un mese fa ha vissuto una rivolta popolare che ha condotto alla cacciata del presidente, Sánchez de Losada.
Il peggiore tributo di sangue, in quei giorni, lo ha pagato la gente di El Alto, un gigantesco agglomerato urbano da 850mila abitanti sopra La Paz. E? proprio qui che il 12 ottobre scorso l?esercito ha schiacciato nel sangue la rivolta popolare, provocando oltre 80 morti e 400 feriti.
Al centro della protesta, oltre alla questione dell?eradicazione delle coltivazioni illegali di coca, c?era soprattutto quella del gas, la gigantesca ?cassaforte? del paese (qualcosa come 727 miliardi di metri cubi di idrocarburi, una riserva in grado di durare oltre 900 anni), che Sánchez de Losada aveva deciso di vendere a un ?prezzo di favore? agli Stati Uniti.
Il vicepresidente ora in carica, Carlos Mesa, ha ottenuto una ?tregua? di 100 giorni e promesso che la questione del gas sara? rimessa alla decisione del popolo attraverso un referéndum da tenersi entro la fine dell?anno o, al piu? tardi, entro febbraio 2004.

Intanto, due giorni fa il segretario delle Nazioni Unite Kofi Annan e? arrivato a La Paz, per una giornata d?incontro con Mesa prima del vértice di Santa Cruz. Annan ha confermato che nell?agenda del Vértice ibero-americano c?e? la creazione di un pacchetto di aiuti e di un gruppo d?appoggio internazionale per far uscire la Bolivia da una delle peggiori crisi della sua storia.

Che cosa pensino di queste promesse, a El Alto, e? ancora difficile dire. In questo centro, una periferia fatiscente e priva di strade asfaltate, dove la gente arriva dall?altipiano con il sogno di un lavoro e poi finisce per sopravvivere con meno di 5 dollari alla settimana, il bisogno piu? grande, dopo la sopravvivenza, e? quello di fare giustizia per il massacro di ottobre. A un mese dall?uccisione dei manifestanti, i parroci che avevano raccolto le salme e soccorso i feriti hanno celebrato una messa commemorativa. Una delegazione di familiari ha poi atteso Kofi Annan all?aeroporto, e altri stanno tuttora facendo uno sciopero della fame all?interno del Vescovado per chiedere un risarcimento dei danni. Mesa ha assicurato che l?inchiesta sulla morte dei manifestanti verra? sottoposta alla Commissione Onu dei diritti umani.
?Non possiamo fare la rivoluzione per molto tempo, bisogna rimboccarsi le maniche e lavorare per uscire dalla crisi, indipendentemente dalle promesse dei governi? commenta padre Sebastián Obermeier, parroco da 25 anni alla chiesa del Cuerpo de Cristo, una delle parrocchie piu? attive di El Alto. Eppure, in questa citta? che parla dai muri, coperti di scritte ingiuriose nei confronti di de Losada, detto ?Goñi? (?Il gas non si vende, Goñi, piuttosto vendi tua moglie!?), sembra che anche la piu? piccola concessione possa essere ottenuta solo a colpi di scioperi. ?E? vero. L?anno scorso il governo non aveva nominato gli insegnanti necessari per le scuole di El Alto. Allora i genitori sono scesi in piazza e hanno ottenuto che arrivassero nuovi professori? comenta Edgar Sentero, coordinatore di Intervita a El Alto.

L?organizzazione che si occupa di sostegno a distanza (e che dall?Italia ha oltre 3.400 adozioni attive per la Bolivia), qui a El Alto e? un vero avamposto di solidarieta?. Offre aiuto a oltre 55mila bambini, combattendo la denutrizione e le malattie infantili scuola per scuola, attraverso la distribuzione quotidiana di pane e latte vitamizzati; le visite mediche e il soccorso specialistico ai bambini; l?educazione familiare alla salute e all?igiene; attraverso la costruzione di infrastrutture scolastiche e la distribuzione di libri e quaderni per lo studio. ?Abbiamo vissuto sulla nostra pelle le manifestazioni del 12 ottobre? prosegue Sentero. ?Parte degli scontri si sono consumati proprio di fronte alla nostra sede?. In Avenida 6 De Marzo, grande strada di raccordo dove si trova la struttura Intervita, i manifestanti si sono scontrati con l?esercito e nella rabbia generale alcuni hanno anche tentato di assaltare l?edificio, con un lancio di sassi di cui si vedono ancora i risultati. ?Gli abitanti del quartiere, che conoscono bene il lavoro che facciamo qui, si sono messe a difendere l?edificio? ricorda ancora il coordinatore Intervita. La sede, che durante gli scontri ha comunque prestato soccorso ai manifestanti feriti, ha poi dovuto chiudere per due settimane, garantendo solo i servizi minimi di prima necessita? e assistenza sanitaria. Oggi, mentre i grandi leader decidono del futuro di questo Paese, alle 7 del mattino c?era gia? una lunga fila fuori dalla sede Intervita. Decine di madri con i loro bambini in attesa che aprisse il centro medico, per ottenere una visita, un consulto o anche solo una medicina che, senza l?assistenza gratuita dell?organizzazione, non potrebbero mai permettersi.

Per sostenere Intervita:
tel: 848.883388
www.intervita.it

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