Cultura
Immigrazione: la Cei chiede il voto amministrativo
La Cei chiede al governo il rispetto del diritto d'asilo, la concessione del voto amministrativo e una maggiore celerita' nelle naturalizzazioni per gli immigrati
di Paul Ricard
La Cei e il Vaticano richiamano l’attenzione sui problemi politici, sociali e di vita di quel miliardo di persone che ogni anno lasciano il proprio paese per motivi che variano dalla fuga dalla fame e dalle guerre, al tipo di lavoro, al turismo. E se il Vaticano pone per il momento il tema in termini generali, la Cei entra nel merito della situazione italiana. La Conferenza episcopale chiede infatti al governo il rispetto del diritto d’asilo, la concessione del voto amministrativo e una maggiore celerita’ nelle naturalizzazioni per gli immigrati e di non dimenticare gli italiani emigrati all’estero. Sugli immigrati la Conferenza episcopale boccia il governo, sugli emigrati invece lo promuove: ”sul diritto di asilo abbiamo criticato il governo precedente e oggi critichiamo il governo attuale, giudicandolo inadempiente”, ha detto il direttore della fondazione della Cei, Migrantes, monsignor Luigi Petris, che invece ha riconosciuto al ministro Tremaglia il merito di aver ”dato luce all’altra Italia”, quella degli emigrati all’estero. La Cei critica anche ”il forte ritardo nell’ emanazione dei regolamenti di attuazione della legge sull’ immigrazione”, la non convocazione delle consulte e degli organismi di solidarieta’ per gli immigrati e ”l’ abbandono al loro destino per le migliaia di richiedenti asilo che sono attualmente in Italia in attesa che venga esaminata la loro domanda”. Nel mirino della critica dei vescovi anche il fatto che il tasso di naturalizzazione in Italia sia tre volte inferiore al quello della Ue. L’occasione per richiamare l’attenzione sull’argomento e’ data alla Cei dalla giornata nazionale delle migrazioni, che la Chiesa italiana celebrera’ il 16 novembre con una mobilitazione in tutte le parrocchie. I vescovi italiani sono consapevoli che l’attualita’ spinge a considerare soprattutto i problemi degli immigrati, ma ricordano, come hanno spiegato ai giornalisti sia monsignor Petris che il presidente pro-tempore di Migrantes, monsignor Giuseppe Di Falco, che le migrazioni coinvolgono anche gli emigrati, quanti lavorano sul mare o nei circhi, i rom e i sinti. ”Vorremmo – ha osservato Petris – che nessuna di queste persone fosse dimenticata e si avessero presenti i problemi che ognuno di loro vive e le sfide che essi pongono alle nostre societa”’. E se bisogna ricordare che circa cinquantamila italiani all’ anno vanno all’estero, ”e non tutti per turismo o con un buon lavoro in tasca, molti per cercare un pezzo di pane per la famiglia”, non bisogna neppure dimenticare i circensi per i quali ”e’ inapplicata la legge che da’ loro il diritto a una piazza attrezzata per lavorare” nei luoghi in cui arrivano, o i marittimi che vivono lontani da casa e in condizioni di lavoro ”oggi peggiori che nel passato, per l’accelerazione dei ritmi che li porta a fermarsi in un porto soltanto per alcune ore al giorno”. Anche la Santa Sede ha presente l’intero spettro dei migranti nel mondo, e il Pontificio consiglio per i migranti si appresta a ricevere dal 17 al 22 novembre esperti ed ecclesiastici che, in un convegno all’Augustinianum, cercheranno di affrontare tutte le problematiche collegate alle migrazioni. L’iniziativa e’ stata presentata presso la sala stampa vaticana dai vertici del Pontificio consiglio, che hanno approfittato dell’occasione per rimarcare il fatto che ”integrazione – come ha specificato monsignor Marchetto a proposito della vicenda italiana sul crocifisso nelle aule – non vuol dire assimilazione, ma rispetto della cultura e dei valori di chi arriva in un paese; d’altra parte pero’ occorre anche il rispetto della cultura e dei valori che formano l’identita’ nazionale e culturale di chi accoglie”.
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