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La riforma della 266. I volontari? Avranno lo stipendio

Grazia Sestini presenta le novità: retribuzioni, albo e fondi speciali.

di Gabriella Meroni

Un parto sofferto, che ancora non è arrivato alla felice conclusione. Un percorso partecipato, come è giusto che sia in questi casi, che ha coinvolto associazioni, governo e parlamentari: è l?iter della riforma della 266, la legge sul volontariato che dopo più di dieci anni si avvia al primo, profondo lifting della sua storia. Chirurgo del restyling è la senatrice Grazia Sestini, sottosegretario al ministero del Welfare con delega agli Affari sociali, che presenta la propria bozza sabato 8 novembre a Roma agli Stati generali del volontariato. Un testo partecipato, dicevamo, frutto di una lunga concertazione. E per questo, si spera, un buon testo. Vita: Senatrice, avete ascoltato i suggerimenti che l?Osservatorio nazionale del volontariato aveva avanzato sulla prima bozza di riforma? Grazia Sestini: Certamente. Abbiamo ascoltato e mediato. Il 17 settembre c?è stato l?incontro decisivo, dove le associazioni ci hanno fatto capire che serviva una svolta nel nostro primo impianto di riforma. Detto, fatto. Vita: Tutto risolto, dunque? Sestini: No, rimangono alcune questioni aperte. L?ipotesi di retribuire i presidenti delle grandi associazioni, per esempio, per venire incontro ai sempre crescenti impegni e responsabilità. C?è chi dissente. Io dico che se ne può discutere, senza steccati. Abbiamo ancora tre settimane prima della prossima riunione dell?Osservatorio, il 27. Vita: E poi? Sestini: Poi spero di portare il testo in Consiglio dei ministri, magari insieme alla proposta di riforma dell?impresa sociale. Si tratta di una riforma che introduce importanti novità, come il Registro nazionale delle associazioni e il raddoppio, da 10 a 20, dei rappresentanti nell?Osservatorio nazionale. Sempre che riusciamo a sciogliere un altro nodo? Vita: Quale? Sestini: Il finanziamento dei Centri di servizio. La novità è l?istituzione di un fondo perequativo nazionale, in cui confluirà il 20% dei fondi destinati dalle fondazioni al volontariato; un altro 30% andrà a fondi speciali scelti dalle fondazioni stesse e il rimanente 50% a un fondo presso le Regioni. Su questo meccanismo ci sono opinioni differenti: le ascolteremo e decideremo per il meglio. Ovvero, affinché i milioni delle fondazioni vadano effettivamente al volontariato.


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