Welfare
Così mi hanno rapito a Durazzo, e come me tante altre ragazze
La testimonianza di una giovane detenuta albanese raccolta nella Casa circondariale di Forlì.
Ornella Favero (ornif@iol.it)
Sono albanese, nata e cresciuta a Durazzo. Avevo appena compiuto 16 anni e stavo andando a scuola, quando una mattina presto si è fermata una macchina, ne sono scesi tre uomini, mi hanno afferrato e sbattuto dentro. Poi mi hanno narcotizzata. Mi sono svegliata nella periferia di un?altra città, in una casa diroccata. C?erano già tre ragazze: erano state rapite come me e fecero presto a spiegarmi come funzionava. Se obbedivi ciecamente ti lasciavano stare, al minimo dissenso ti riempivano di botte. Così, quando mi hanno portata al gommone, ho camminato spedita e sono stata zitta. Siamo sbarcati su una spiaggia vicino a Bari. C?erano alcune auto ad aspettarci. Auto italiane, guidate da italiani. Ci hanno accompagnati a Torino senza intoppi, in un appartamento dove già c?erano altre ragazze che lavoravano. Sì, sulla strada: e dove sennò? Anche lì violenze, botte e minacce. Avevamo tanta paura che abbiamo preso il passaporto falso che ci hanno fornito, l?abbiamo messo nella borsetta e ci siamo adeguate senza fiatare. Dopo qualche mese ci hanno fermate e portate al Commissariato, identificate e segnalate. Sui miei documenti c?era scritto che avevo 26 anni: non hanno avuto dubbi, non si sono accorti che avevo dieci anni di meno. Dopo questo episodio i nostri? come si chiamano? padroni ci hanno cambiato i passaporti e ci hanno portate a Genova. Era già un anno che durava quando un giorno un cliente mi vide piangere. Mi chiese, e io gli raccontai tutta la storia. Mi spiegò che era un poliziotto e che era sposato, ma che, se promettevo di dimenticarmi la sua faccia e il suo nome, mi avrebbe aiutata. Ho avuto fiducia. Tanto, che poteva accadermi di peggio? Mi ha portato dalle suore e mi ha lasciata lì. Mi hanno aiutata e rimandata a casa mia. I miei avevano denunciato il rapimento. È scoppiato uno scandalo enorme: quaranta ragazze sono andate in tribunale a raccontare una storia simile alla mia e ad accusare le stesse persone. I tre sono stati condannati. Ma in Albania, se non sei vergine, non ti vuole più nessuno. Sono tornata in Italia appena ho compiuto i 18 anni. Documenti regolari, lavoro regolare, una casa, un uomo. Poi un giorno di due mesi fa è arrivata la polizia e mi ha arrestata: ero stata condannata in contumacia per il passaporto falso che mi avevano sequestrato a Torino cinque anni prima. Capisci? Ho cercato di spiegare cosa era accaduto, ma non mi ascolta nessuno.Testimonianza raccolta da Laura Caputo Casa circondariale di Forlì