Cultura

Oumou, il canto libero di una stella africana

Recensione del cd "Oumou" di Oumou Sangare.

di Enrico Barbieri

Con la voce, Oumou Sangare può andare dove vuole. E non è solo questione d?estensione: Oumou canta libera, usa le sue canzoni per intime confessioni amorose, ma a volte le sue parole sono affilate come una spada, per abbattere pregiudizi e combattere ingiustizie. Nata a Bamako, in Mali, da una famiglia del Wassolulou, a sud del Niger, Omou da anni sfrutta la posizione di stella della musica africana per parlare dei problemi del suo Paese, soprattutto di quelli delle donne: “Sono arrivata alla musica per difendere la causa femminile”. La World Circuit di Nick Gold rende omaggio alla cantante con un doppio album (Oumou) che raccoglie il meglio della sua produzione. Venti tracce in tutto, con una selezione dai tre album su cui si è costruita la fama della cantante più otto brani inediti. Lo stile è inconfondibile: senza troppo scostarsi dalla tradizione, Oumou ha introdotto nella sua musica elementi occidentali, primo tra tutti il violino, ma anche bassi elettrici, sax e tastiere. Il suono è preciso, pulito e supporta al meglio i meravigliosi arabeschi descritti dalla voce della cantante e le frequenti incursioni ritmiche dei cori. Qui, la musica non è solo divertimento, ma un fatto sociale: rivive la cultura musicale dei contadini delle pianure del Wassoulou, il canto delle donne mischiato al ritmo dei tamburi, ai flauti e al suono sensuale e lamentoso delle arpe… E il richiamo arriva intatto fin qui.


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