Volontariato

La Ue chiude le frontiere ai lavoratori dell’Est

L'Unione ha ceduto a Germania e Austria, preoccupate per l'arrivo di un flusso di manodopera a basso costo che non possono assorbire.

di Gabriella Meroni

Sull?apertura delle frontiere ai lavoratori dell?Est, l?Ue chiude le frontiere, accogliendo le preoccupazioni di Austria e Germania. La Commissione lavorerà ad un provvedimento che vieterà ai lavoratori che provengono dall?Europa orientale di trasferirsi in alcuni Paesi per almeno sette anni dopo l?ingresso nell?Unione. In pratica, gli stati membri avranno la possibilità ? ciascuno singolarmente ? di imporre misure restrittive al libero movimento di manodopera. La richiesta era stata avanzata da Austria e Germania, i Paesi più impauriti da un flusso di forza lavoro a basso costo. Si calcola che i lavoratori più ?economici? arriveranno da Polonia, Repubblica ceca e Slovacchia. A partire dal momento dell?ingresso nell?Ue dei Paesi d?origine (i dodici candidati sono: Polonia, Repubblica ceca, Slovacchia, Ungheria, Estonia, Bulgaria, Romania, Lituania, Lettonia e Cipro e Malta, che sono comunque esclusi da questo provvedimento), ciascuno stato dell?Unione potrà decidere di bloccare per cinque, massimo sette anni, l?arrivo dei lavoratori. Ma ogni stato deciderà da sé: l?Italia, per esempio, ha fame di manodopera fuori confine per scarsità di forza lavoro. Il flusso, in totale, potrebbe riguardare tra i 70 e i 150mila lavoratori dai Paesi dell?Est Europa. Un mercato del lavoro soprattutto stagionale. Oggi sono circa 300mila le persone provenienti dai paesi candidati all?ingresso nell?Ue, pari allo 0,2 per cento della forza lavoro totale dell?Unione. Di questi il 70 per cento lavorano in Germania e Austria.


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