Otto marzo
Donna e disabile: la discriminazione è doppia
Parte il progetto di Aism "Cambia il finale" per aumentare la consapevolezza delle donne con disabilità e degli operatori a riconoscere e combattere discriminazioni e violenze, fenomeni che esistono ma la cui portata è ancora troppo spesso negata
Nove donne con sclerosi multipla su dieci sono discriminate. Il dato emerge da un sondaggio svolto in Calabria nel 2023 dal Centro antiviolenza regionale attivamente coinvolto nella rete Donne in rete contro la violenza D.i.Re. «Le donne con disabilità sono esposte all’atavica discriminazione contro il genere femminile, fatta di violenze di varia natura, di maggior difficoltà a trovare lavoro e di compensi inferiori a parità di mansione. Sono, poi, esposte a una seconda discriminazione, quella legata al loro essere disabili. La leva su cui sollevare il mondo, qui, è lavorare sulla consapevolezza perché è davvero sorprendente come molto spesso proprio le donne, complice anche la società in cui viviamo, spesso non ce ne rendiamo neppure conto di quanto accade». A parlare è Rachele Michelacci, vicepresidente dell’associazione italiana sclerosi multipla, che in occasione della giornata dell’8 marzo ha lanciato il progetto “Cambia il finale”, dedicato alla formazione delle donne, per fornire loro strumenti concreti per uscire da condizioni di invisibilità, violenza, molestie e difficoltà in campo lavorativo, in famiglia, nell’accesso ai servizi sociosanitari. È prevista anche la frequenza da parte di operatori, come forze dell’ordine o personale socio-sanitario, già preparati a riconoscere e gestire la violenza, ma non nello specifico sulle donne con disabilità. “Cambia il finale” ha già preso piede in diverse regioni, partendo dall’Emilia; si sta espandendo rapidamente verso la Calabria, la Toscana, il Lazio e si impegna ad abbracciare tutta Italia. «Il finale è sempre già visto. Lo conosciamo sempre fin dall’inizio. Noi proviamo a cambiare le cose» dice Michelacci «è un progetto complesso, al momento impegnato nella mappatura degli attori coinvolti e da coinvolgere sui territori, perché per individuare e rispondere a certi bisogni Aism da solo non basta, ma ci vuole una rete di professionisti di varia natura».
Secondo un’indagine Aism, una donna con sclerosi multipla e neuromielite ottica su tre ha denunciato di essere stata vittima di discriminazione dovuta al genere, in particolare nel mondo del lavoro (17,6%). Il 63,3% delle donne ha dichiarato di aver subito una discriminazione in almeno un aspetto della propria vita quotidiana mente il 35,75% ha subito discriminazione multipla; di queste solo il 40% ha avuto la possibilità e il coraggio di aver “fatto notare la discriminazione subita”, talvolta in maniera non del tutto consapevole.
«Sono una grande sostenitrice dei progetti di empowerment femminile: prendere consapevolezza che un certo atto è discriminatorio mi consente anche di agire per combatterlo» spiega Michelacci che solleva la questione della mancata percezione del problema: «Tuttavia, è opportuno rivolgersi anche agli uomini. Tutti i dati a nostra disposizione indicano, infatti, che la sensibilità sul fenomeno discriminatorio e le sue dimensioni differiscono tra i due sessi, così come le soluzioni per porvi rimedio».
C’è poi la violenza economica che interessa non poche donne con sclerosi multipla, che riferiscono di non poter disporre liberamente dei propri beni nel 6,4% delle volte; di subire, nell’8,7% dei casi limitazioni alla propria libertà. Parliamo di violenza verbale e psicologica nell’8,6% dei casi. «La donna con disabilità dipende in tanti aspetti da un caregiver per il suo bisogno di supporto. Il non poter disporre autonomamente di risorse finanziarie è un aggravamento della sua dipendenza dal forte impatto psicologico e con ricadute anche molto pratiche, come l’impossibilità di cambiare le cose o di decidere per sé stessa. Tutto ciò è lesivo della dignità» commenta Rachele Michelacci che ricorda come molto stia cambiando rispetto a un tempo. «C’è un impegno strutturato con degli obiettivi precisi: l’agenda di Aism prevede esplicitamente di rimuovere situazioni discriminanti, latenti o esplicite, dirette o indirette, specie nei casi che riguardano le donne. C’è da operare un cambiamento di paradigma».
«Quante volte ci capita di sentire storie in cui una donna viene trattata come un oggetto rotto, che se è madre viene privata del suo ruolo e dei suoi affetti, che se lavoratrice, è privata di prospettive» dice Marcella Mazzoli, direttrice Gestione sviluppo territoriale di Aism, anima e referente dei progetti dell’associazione per l’autodeterminazione, la non discriminazione, la parità di diritti e la piena inclusione sociale delle donne. «Ferisce soprattutto sapere che quanto le accade non sempre è completamente consapevole: la nostra cultura sociale tende a nascondere ciò che è sbagliato. E invece di difenderla, la lascia sola, invece di valorizzarla, la sminuisce».
Che siano eclatanti, come le violenze, o subdole perché impercettibili a occhi distratti, come certe discriminazioni, questi fenomeni a danno delle donne vanno combattuti. L’appello di Michelacci è all’azione: «Ricordiamoci sempre che le donne con disabilità sono più discriminate sia delle donne senza disabilità sia degli uomini con disabilità».
Foto di Juan Jose su Unsplash
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