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Minori, un magistrato pro riforma. Bambini, riavete diritto

Parla Gustavo Sergio, procuratore della Repubblica a Venezia: "I minori non sono incapaci. Devono essere ascoltati questa legge supera il paternalismo dei tribunali minorili".

di Benedetta Verrini

“Nessun dramma se il Tribunale dei minori muore di vecchiaia”. è decisamente una voce fuori dal coro quella di Gustavo Sergio. Per lui, che è procuratore della Repubblica al tribunale per i minorenni di Venezia, la tormentata riforma sulla giustizia minorile, proposta oltre un anno e mezzo fa dal ministro Castelli, ampiamente modificata e prossima al via libera in aula alla Camera, contiene alcuni elementi d?innovazione “che finalmente superano quella filosofia paternalistica con cui finora sono state gestite le situazioni riguardanti i minori”. Vita: La sua valutazione è poco in sintonia con le tante espresse, anche ultimamente, da altri suoi colleghi. Cosa comporta questa innovazione della ?sezione specializzata per la famiglia e i minori?? Gustavo Sergio: Premettiamo che il testo in discussione non affronta contenuti, ma riguarda solo aspetti organizzativi. Inizialmente, il disegno di legge governativo prevedeva la sezione specializzata solo per la materia civile, mantenendo il tribunale dei minori per quella penale. C?è stata poi una convergenza politica, a Montecitorio, che ha condotto ad attribuire alle sezioni specializzate una competenza globale nelle materie penali e civili. Mi pare un fatto positivo, perché tutti gli eventi giuridicamente rilevanti che coinvolgono i minori e la loro famiglia verranno giudicati, in una sezione autonoma del tribunale, da magistrati che hanno chiesto espressamente di occuparsi di questo settore e per questo opportunamente formati e specializzati. Vita: In quali termini sarà meglio rispetto al sistema attuale? Sergio: La vecchia concezione, del resto comune anche ad altri Paesi, guardava al minore soprattutto come a un “incapace”, di qui il potere degli adulti di decidere per il bambino, anche se nel suo interesse. La nuova concezione che si sta diffondendo in tutto il mondo parte dal riconoscimento del bambino come soggetto che ha propri diritti. Le sue opinioni devono essere ascoltate anche dal giudice, prese in considerazione. è la novità introdotta dalla Convenzione di Strasburgo ratificata dall?Italia nel marzo scorso, che riconosce i diritti dei bambini. Vita: Diritti che i tribunali minorili non garantiscono? Sergio: Si tratta di riformare in profondità il diritto di famiglia, come è già avvenuto in altri Paesi europei. Diciamo che molte resistenze al cambiamento proposto dalla riforma da parte di alcuni magistrati minorili, dipendono proprio da una difficoltà a comprendere i grandi cambiamenti in corso. Vita: Eppure, si è detto che la destinazione di alcuni magistrati alle sezioni specializzate peserà gravemente sull?organico di tanti tribunali. Sergio: Anche qui, più che di organico, c?è un problema di resistenze e forse di campanilismo. I tribunali dei minori ora hanno una localizzazione regionale, presso le Corti d?appello. Se si realizzeranno le sezioni specializzate, queste avranno una distribuzione presso ciascun tribunale nei capoluoghi di provincia. I tribunali delle città più piccole non avranno sezioni specializzate, anche per ragioni d?organico. L?ipotesi, probabilmente, non entusiasma i tanti avvocati che, per seguire una causa di divorzio, saranno costretti ad andare fino al capoluogo invece che restare in città. Per questo il ddl è giunto a un compromesso, a mio avviso poco pratico: l?istituzione di sezioni itineranti, che seguiranno un calendario di presenze in diverse città di provincia. Vita: E la riduzione della presenza dei giudici non togati? Sergio: La loro presenza serve a valutare tutti i parametri extragiudiziali che riguardano la situazione dei minori. L?approccio varia da tribunale a tribunale. Nel momento in cui si riconosce dignità a tutti i soggetti, rispettandone pienamente i diritti, ritengo sia giusto ridurre questa discrezionalità e dare prevalenza all?aspetto del diritto, affidato a magistrati che comunque abbiano svolto un percorso di formazione sulle problematiche familiari.


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