Mondo

Pacifisti con una identità. Anche se non è la stessa

"La maggior parte degli italiani è per la pace. L’Europa non può ignorarlo. Ma chi va alle marce vuole di più: un programma da sottoscrivere e seguire" (di Tom Benetollo).

di Redazione

Nel 1988 la Marcia della pace accolse la lettera di Gorbaciov che ci annunciava il proposito di riformare quel socialismo impresentabile e diceva che il movimento per la pace avrebbe offerto un contributo fondamentale a cambiare le relazioni internazionali. Eravamo a un anno dal crollo del Muro, ma nell?88 non lo sapeva nessuno. Quest?anno altre due grandi figure ci hanno recapitato il loro saluto e il loro sostegno: il Papa e il presidente della Repubblica. Questa doppia iniziativa ci fa capire che nella cornice della Perugia-Assisi c?è qualcosa di importante, di valido, di vero che va al di là della congiuntura politica. Io penso che, come 15 anni fa, anche oggi siamo alla vigilia di una svolta epocale. L?opinione pubblica è orientata alla costruzione della pace. I tre milioni di persone che il 15 febbraio scesero in piazza a Roma contro la guerra in Iraq, furono la dimostrazione granitica dell?avvio di questo processo. Come lo sono state le manifestazioni dei sindacati del 4 ottobre e quella dei no global: soggetti diversi ma accomunati da uno stesso scopo. La domanda allora è: l?Europa può nascere senza interloquire con queste realtà? Senza inserire il principio del ripudio della guerra nella sua Carta costituente? Interrogativi che restano in piedi malgrado la natura frammentaria del movimento. Mai come quest?anno ad Assisi sono state così poche le bandiere dei partiti e delle associazioni, travolte dai vessilli della pace. Non per questo, però, abbiamo rinunciato a esibire la nostra identità attraverso, nel nostro caso, l?immagine di Berlinguer. Lì c?erano anche le magliette di Gandhi, Martin Luther King e Rabin. Qual è il problema? La Marcia della pace non è un contenitore vuoto. Dentro c?è una piattaforma precisa che connota un?accezione definita del termine pace. Ad Assisi viene chi si riconosce in un progetto, non chi è in modo generico per la pace, ovvero il 90% degli italiani. E chi viene lo fa con le sue peculiarità, siano esse la maglietta di Berlinguer, il Crocefisso o il voto per Forza Italia. L?importante è la sottoscrizione di un programma e la coerenza. Ricordo che Massimo D?Alema ha partecipato alla guerra in Kosovo. Lui poi ha firmato la petizione per l?inserimento dell?articolo 11 della nostra Costituzione nella Carta europea. Sono convinto che si batterà per questo. Coerentemente. Se poi c?è qualcuno che ci accusa di immobilismo e di burocratismo pacifista ricordo che noi nel 1989 raccogliemmo e mettemmo nelle mani di Nilde Jotti 235mila firme per il voto agli immigrati. Un?idea irrealizzabile, ci dicevano. Oggi su questo fronte abbiamo una schiacciante maggioranza parlamentare. Dopo di che, se per burocratismo si intende gente che porta nell?arcipelago pacifista la propria esperienza ultraventennale, costruita in luoghi come Sarajevo assediata, viva la burocrazia!

Tom Benetollo


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