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Iraq: Onu vara risoluzione

Benedizione dell'Onu a una forza multinazionale in Iraq e prepara, con l'imprimatur delle Nazioni Unite, la Conferenza dei Donatori in programma il 23 ottobre a Madrid

di Redazione

La risoluzione 1511 varata oggi dal Consiglio di Sicurezza da’ la benedizione dell’Onu a una forza multinazionale in Iraq e prepara, con l’imprimatur delle Nazioni Unite, la Conferenza dei Donatori in programma il 23 ottobre a Madrid. Per gli Stati Uniti, che l’hanno proposta e hanno ottenuto il voto unanime al termine di settimane di negoziati, e’ una vittoria diplomatica importante. Ma la risoluzione approvata oggi e’ un testo senza denti, una cornice senza quadro che, al di la’ delle affermazioni di principio sul rafforzamento del ruolo dell’Onu e l’accelerazione del passaggio dei poteri a un nuovo governo iracheno, lascia capire che tutti i poteri in Iraq resteranno saldamente in mano Usa almeno per un anno. NATURA TEMPORANEA OCCUPAZIONE USA – Nel primo dei 26 paragrafi operativi, la risoluzione 1511 sottolinea ”la natura temporanea” dell’autorita’ di occupazione a guida americana i cui poteri ”cesseranno quando un governo internazionalmente riconosciuto e rappresentativo stabilito dal popolo iracheno si insediera’ e ne assumera’ le responsabilita”’. Mancano dal testo approvato due elementi suggeriti nel corso della discussione dalla maggioranza dei membri del Consiglio: da un lato il trasferimento dei poteri dall’Autorita’ di occupazione al Consiglio di Sicurezza prima del passaggio al nuovo governo iracheno; dall’altro uno scadenzario definito che articoli questo passaggio di poteri. SCADENZA 15 DICEMBRE E’ UN INVITO – Al paragrafo Sette la risoluzione fissa una data, il 15 dicembre, entro la quale il Consiglio governativo iracheno – definito nella risoluzione ”il principale organismo dell’amministrazione temporanea irachena che, senza pregiudicare la sua successiva evoluzione, incarna la sovranita’ dello stato dell’Iraq nel periodo transitorio” – e’ invitato a informare il Consiglio di Sicurezza sui progressi nella transizione. Ma quello fatto dai Quindici all’organismo di governo provvisorio e’ meramente ”un invito” – non una ”richiesta” – a sottoporre alla ”revisione” dell’Onu ”un’agenda e un programma per la redazione di una nuova costituzione e l’indizione di elezioni”: non una nuova costituzione, e neppure la sua bozza, ne’ la data della consultazione elettorale. ALMENO UN ANNO PRIMA DEL PASSAGGIO DEI POTERI – Non ci sono dunque scadenze ferme, ma un’anticipazione di nuove scadenze che al 15 dicembre dovrebbero essere definite. Quanto ai tempi del passaggio dei poteri, la risoluzione e’ altrettanto ambigua, anche se a leggere tra le righe del documento si puo’ presumere che non avvera’, nel migliore dei casi, prima di un anno da oggi. Al paragrafo 13 infatti il Consiglio ”autorizza” una nuova forza multinazionale sotto il comando unificato a guida Usa. Il mandato della forza – si legge due paragrafi oltre – cessera’ automaticamente ”una volta insediato il nuovo governo iracheno internazionalmente riconosciuto”. In questo stesso paragrafo si stabilisce che lo stesso Consiglio di Sicurezza riesaminera’ la missione della forza multinazionale ”non oltre un anno dalla data della presente risoluzione”: un implicita ammissione da parte degli Stati Uniti che la forza multinazionale sara’ ancora in piedi – e dunque che il nuovo governo dell’Iraq non sara’ ancora nato – a un anno da oggi. I COMPROMESSI ACCETTATI DAGLI USA – La risoluzione contiene alcuni compromessi da parte dell’amministrazione americana. Uno di questi, al paragrafo 15, e’ il nuovo ruolo di controllo del Consiglio sulla missione della forza multinazionale e, al paragrafo Sette, sul calendario proposto dal Consiglio governativo iracheno per la nuova costituzione. C’e’ anche l’ammissione che ”benche’ migliorata, la situazione in Iraq continua a costituire una minaccia alla pace e alla sicurezza internazionale”. IL RUOLO VITALE DELL’ONU – Quanto all’Onu, il documento ”decide” che, attraverso il segretario generale e il suo Rappresentante e la Missione Onu di Assistenza in Iraq, veda rafforzato il suo ”ruolo vitale”, ivi comprese ”la fornitura di soccorsi umanitari, la promozione della ricostruzione economica e delle condizioni per uno sviluppo sostenibile e facendo progredire gli sforzi per stabilire le istituzioni nazionali e locali per un governo rappresentativo”. Sono compromessi che riflettono la nuova consapevolezza dell’amministrazione Bush, maturata dopo la strage al quartier generale dell’Onu di Baghdad in agosto, che le Nazioni Unite devono essere maggiormente coinvolte nell’occupazione. NESSUN OBBLIGO ALLA COMUNITA’ INTERNAZIONALE – Allo stesso tempo la risoluzione non pone alla comunita’ internazionale alcun obbligo concreto di aiutare in Iraq. Il documento infatti ”da’ il benvenuto” alla risposta positiva della comunita’ internazionale, ”sollecita” gli stati membri a fornire assistenza, ivi compresa assistenza militare nella forza multinazionale e ”richiama” a contribuire all”addestramento e all’equipaggiamento della polizia irachena” e ”si appella” agli stati membri e alle istituzioni finanziarie internazionali affinche’ rafforzino il loro sforzo per assistere il popolo iracheno nella ricostruzione e lo sviluppo dell’economia”. Sono i verbi, come e’ consueto nella grammatica dell’Onu, a dare il senso politico della risoluzione: il testo varato oggi non ”determina”, ne’ ”esige”, ne’ ”insiste” che l’assistenza alla ricostruzione sia fornita.


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