Cultura

Dimezzare il numero di affamati nel 2015? Per Fao se ne riparla nel 2115

litta di almeno un secolo l'obiettivo che era stato fissato nel 2002 di dimezzare, entro il 2015, il numero di coloro che nel mondo soffrono la fame. L'allarme di Diouf

di Paul Ricard

Slitta di almeno un secolo l’obiettivo che era stato fissato nel 2002 di dimezzare, entro il 2015, il numero di coloro che nel mondo soffrono la fame, una situazione in cui si trovano attualmente 840 milioni di persone. L’allarme e’ stato lanciato oggi dal direttore della Fao, Jacques Diouf, in occasione della celebrazione della ventitreesima giornata mondiale dell’alimentazione. Un pugno nello stomaco per i delegati dei 150 paesi riuniti per l’occasione a Roma, nella sede del ‘braccio’ agro-alimentare delle Nazioni Unite, che, secondo quanto ha detto Diouf, vedono allontanarsi di ben 100 anni l’obiettivo indicato dal Vertice mondiale dell’alimentazione dello scorso anno: la riduzione del 50% il numero globale degli affamati, ha infatti rilevato oggi il direttore della Fao, non potra’ avvenire prima del 2115. E, forse, neanche allora se ”Stati, societa’ civile, settore privato e singoli cittadini – ha avvertito Diouf – non si coalizzeranno in un’ Alleanza internazionale contro la fame che converta l’impegno verbale a combattere la denutrizione in programmi concreti”. Una promessa che i 179 capi di Stato e di Governo avevano fatto lo scorso anno al vertice di Roma e che adesso, si e’ appellato il direttore Diouf, va realizzata. A celebrare questa giornata, oggi alla Fao, c’erano tra gli altri, il presidente dell’Uruguary, Jorge Luis Battle Ibanez, il presidente della Camera Pierferdinando Casini – che ha sottolineato la valenza ” eminentemente politica” del problema della denutrizione – e il ministro per le Politiche agricole Giovanni Alemanno. Come ogni anno, era presente anche un rappresentante del Papa che oggi festeggia i 25 anni di Pontificato, e che ha fatto pervenire la sua adesione convinta alla titanica lotta contro la fame e un pensiero particolare per l’Africa. Degli 840 milioni che hanno fame, ha indicato Diouf, 800 milioni vivono in paesi in via di sviluppo e circa 10 milioni nei paesi in fase di transizione. Dati da cui si evince che negli ultimi otto anni i malnutriti cronici sono diminuiti solo di 2,5 milioni all’anno. Nei paesi in via di sviluppo si calcola che una persona su cinque e’ cronicamente denutrita e che sei milioni di bambini sotto i 5 anni di eta’ muoiono ogni anno per fame. Conquistare il traguardo dell’eta’ adulta, in molti di questi paesi del Sud del mondo, non e’ poi sempre ottimale: qui l’aspettativa di vita e’ drammaticamente ridotta rispetto ai paesi industrializzati. Trentotto anni contro settanta. A dispetto delle cifre, ”non dobbiamo perdere la speranza per almeno tre motivi” ha detto Diouf mostrando un incrollabile quanto necessario ottimismo. ”Sono convinto che questa nostra lunga battaglia contro la fame universale sia quasi terminata perche’ mai prima d’ora nella storia mondiale si e’ prodotto tanto cibo, perche’ la necessita’ di porre fine alla fame e alla poverta’ e’ fortemente sentita a livello internazionale e, in terzo luogo perche’ lo scorso anno alcuni paesi come Uruguay, Brasile e Sierra Leone hanno posto la lotta contro la fame al vertice delle priorita’ nazionali”. Se tutto il cibo prodotto quest’anno, e’ la convinzione di Diouf, fosse ripartito equamente tra gli abitanti del pianeta, la produzione alimentare mondiale basterebbe a fornire ad ogni essere umano 2800 calorie al giorno, pari ad un aumento del 17% rispetto a 30 anni fa. E cio’ nonostante il fatto che, nello stesso periodo, la popolazione mondiale sia aumenta del 70%. Persino nei paesi in via di sviluppo, dove la popolazione e’ raddoppiata – ha riferito il direttore della Fao – la produzione alimentare procapite ha continuato ad aumentare del 30% negli ultimi 30 anni. Ad alimentare l’ottimismo di Diouf ci sono anche gli esempi di quei paesi hanno intrapreso con successo la lotta alla fame mettendola all’ordine del giorno del programma politico nazionale, in prima linea l’Uruguay. Applauditissimo dalla platea della Fao e’ stato, non a caso, il presidente uruguayano quando quando ha detto che ”e’ arrivato il momento di passare dai discorsi all’azione: apriamo i mercati per consentire alla gente di poter vivere del proprio lavoro”. Il ”diritto di ogni popolo ad avere una propria agricoltura” e’ stato a sua volta sollecitato dal ministro Alemanno per il quale vanno ”cancellate le distorsioni del mercato” che impediscono un’ effettiva cooperazione economica tra paesi industrializzati e quelli in via di sviluppo.


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