Famiglia

WWF: combattere la fame preservando l’acqua

Serve una nuova rivoluzione agricola che permetta di produrre più cibo e consumare meno risorse idriche

di Francesco Agresti

Oggi si celebra la Giornata Mondiale per il Cibo. Stanotte 800 milioni di persone, circa una ogni sette, andranno a dormire senza aver mangiato. I governi si stanno impegnando nella diminuzione della fame nel mondo e la FAO promuove in questa giornata ?l?Alleanza Internazionale Contro la Fame? per raggiungere lo scopo L?obiettivo principale di questa alleanza consiste nel far progredire l?agricoltura, in special modo nei paesi in via di sviluppo, dove vive la maggior parte delle persone afflitte dal problema della fame. E? necessario produrre più cibo per sfamare una cifra stimata di 2 miliardi in più di persone entro il 2050, ma bisogna stare attenti ad aumentare la produzione, altrimenti dal problema della fame si passerà a quello della sete. Più della metà dell?aumento nella produzione mondiale di cibo raggiunto durante la cosiddetta ?green revolution? dagli anni ?60 agli anni ?80, infatti, è stato dovuto all?irrigazione. Durante il 2000, il 40 per cento delle risorse alimentari mondiale è stato prodotto in terreni irrigati ed è stato calcolato che le aree irrigate dovranno aumentare del 20 per cento nei prossimi 25 anni se si vuole produrre una quantità di cibo sufficiente. Ma da dove verrà l?acqua? ?L?agricoltura raccoglie già il 70 per cento delle risorse idriche utilizzate dall?uomo e nei paesi in via di sviluppo questo dato raggiunge il 90 per cento. In alcuni Paesi, quali Australia, Cina, India, Israele, Messico, Marocco, Pakistan, Arabia Saudita, Spagna, Stati Uniti e Uzbekistan, l?utilizzo di risorse idriche è già vicino al massimo possibile. Gli effetti del surriscaldamento globale, inoltre, contribuiscono alla diminuzione della disponibilità d?acqua ? ha dichiarato il Dr. Jason Clay che dirige il Center for Conservation Innovation al WWF – Stati Uniti ed è autore del World Agriculture and Environment (2003) – Anche se molta dell?acqua utilizzata per l?irrigazione ritorna all?ambiente, in realtà spesso ritorna inquinata a causa dell?erosione del terreno e di pesticidi e fertilizzanti?. Il cambiamento dei cicli idrici e le grandi dighe stanno distruggendo i flussi dei fiumi. Come risultato, l?acqua da bere o destinata ad altri usi per l?uomo è in diminuzione e gli ecosistemi fluviali vengono distrutti, compresa la pesca d?acqua dolce, importante mezzo di sussistenza e risorsa di proteine per le persone povere di molti Paesi. Si pensi, ad esempio, al fiume Indus dove le dighe a monte e l?irrigazione sono responsabili della scarsità d?acqua per Karachi, la più grande città del Pakistan. La quantità d?acqua che giunge a valle, infatti, si è notevolmente ridotta e come risultato l?80 per cento dei 5 milioni di persone che una volta si guadagnavano da vivere grazie alla pesca nel fiume nella provincia meridionale di Sindh, ora è in cerca di lavoro nelle città del Pakistan. L?irrigazione, inoltre, ha reso i terreni coltivati inutilizzabili a causa dell?aumento del livelli di salinità del suolo. Cosa si può fare? Fortunatamente produrre cibo e risparmiare acqua non sono due variabili inversamente correlate: aumentare l?una non comporta necessariamente la diminuzione dell?altra. Basta aumentare la produttività dell?acqua ? riuscendo ad ottenere più raccolto con la stessa quantità d?acqua – e sostenere i corsi dei fiumi e le riserve sotterranee, mantenendo così le risorse idriche e gli ecosistemi d?acqua dolce. Esiste un?ampia gamma di migliori pratiche di coltivazione e di gestione dell?acqua che consentono di raggiungere questi risultati. Il sistema di irrigazione attuale, infatti, è inefficiente e ciò comporta lo spreco di almeno il 60 per cento dell?acqua. Altri metodi, quali l?irrigazione con sistemi a perno centrale, a goccia e da solco, così come il livellamento della terra attraverso laser, possono diminuirne in modo significativo l?utilizzo, in alcuni casi addirittura dell?80 per cento. Pratiche agricole, quali pacciamatura, terrazzamento, coltivazioni a striscia e ?non aratura?, aiutano l?acqua a scendere lentamente e in questo modo può essere assorbita meglio dal terreno. Le dighe dovrebbero essere progettate in modo da produrre i minimi effetti sui fiumi e su i loro ecosistemi e si potrebbe utilizzare di più l?acqua piovana raccolta. E? importante anche che le piantagioni tengano conto del luogo e della stagione. Nel bacino del fiume Niger, ad esempio, il riso viene coltivato nella stagione secca, ma facendolo in quella umida si potrebbe usare dal 20 al 40 per cento di acqua in meno e i coltivatori potrebbero piantare alcune varietà di riso che hanno bisogno di un terzo di acqua in meno. I sussidi alle coltivazioni gestite male, inoltre, potrebbero essere eliminati, così come le barriere in Stati Uniti, Europa e Giappone che incoraggiano la sovrapproduzione e il consumo in eccesso d?acqua. I vantaggi di tecniche agricole orientate alla conservazione non si limitano al solo risparmio d?acqua. Faranno aumentare la produzione e il valore della terra, ridurranno pesticidi, fungicidi e l?utilizzo di macchine in molte parti del mondo. Pratiche migliori, inoltre, potrebbero resistere meglio ai disastri naturali: dopo l?uragano Mitch che ha colpito l?America Centrale nel 1998, i tradizionali campi coltivati con un singolo raccolto hanno subito danni per il 60 ? 80 per cento n più rispetto ai campi in cui si praticava un?agricoltura orientata alla conservazione. E? chiaro, quindi, che l?intenzione è di aumentare la produzione di cibo e allo stesso tempo salvaguardare le risorse idriche. Ciò che manca è un supporto internazionale che aumenti le pratiche agricole e di gestione dell?acqua necessarie. I governi non possono limitarsi a fare promesse. Con l?industria del cibo e i consumatori, dovrebbero iniziare una nuova rivoluzione agricola che permetta di assicurare abbastanza cibo e d acqua per tutti. Gli autori del testo sono il Dr. Jason Clay che dirige il Center for Conservation Innovation al WWF – Stati Uniti ed è autore del World Agriculture and Environment (2003). Richard Holland è policy adviser per lo sviluppo sostenibile dell?acqua nel programma del WWF Living Waters.


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