Cooperazione
Sei proposte per gestire l’immigrazione
«Le politiche migratorie perseguite sinora sono state fallimentari», spiega la rete di ong Link2007, che pubblica un dossier con le risposte per invertire la rotta: dal rafforzamento del sistema di accoglienza alle risorse da destinare alla cooperazione visto il legame che esiste tra migrazioni e sviluppo
di Redazione
«Occorre una certa dose di realismo e di coraggio per prendere atto del fallimento delle politiche migratorie perseguite sinora, ma sarebbe avventato continuare a ignorare lo scenario attuale così come il patrimonio di conoscenze, competenze e progettualità che le organizzazioni della società civile possono mettere a disposizione dei Governi», scrive Link2007, un network che raggruppa 16 tra le più importanti e storiche organizzazioni non governative italiane. «Con questo spirito diffondiamo il un dossier e, al tempo stesso, chiediamo alla Presidenza del Consiglio la convocazione di una Conferenza nazionale per affrontare la complessità della realtà migratoria del XXI secolo».
Il dossier Governare l’immigrazione. Analisi, valutazioni e proposte raccoglie alcune dei documenti più significativi tra quelli elaborati tra il 2013 e il 2023 dalle Ong della rete Link2007. «In queste analisi», continua la nota, «abbiamo messo a frutto la pluriennale esperienza sul campo delle nostre organizzazioni per offrire risposte concrete al fenomeno dell’immigrazione e dare il via a un confronto finalmente costruttivo, anche alla luce delle nuove prospettive che il Piano Mattei può aprire in Africa. Se si vuole arrivare all’elaborazione di linee guida condivise e di strategie efficaci per una gestione dei flussi ordinata, regolare e sicura, è indispensabile individuare una rotta virtuosa che consenta di navigare con fiducia nelle acque agitate del fenomeno migratorio, che troppo spesso appare fuori controllo. Quelle stesse acque che, per restare in metafora, continuano periodicamente a inghiottire vite umane innocenti».
Il dossier Governare l’immigrazione. Analisi, valutazioni e proposte raccoglie alcune dei documenti più significativi tra quelli elaborati tra il 2013 e il 2023 dalle Ong della rete Link 2007. «In queste analisi», spiega la rete, «abbiamo messo a frutto la pluriennale esperienza sul campo delle nostre organizzazioni per offrire risposte concrete al fenomeno dell’immigrazione e dare il via a un confronto finalmente costruttivo, anche alla luce delle nuove prospettive che il Piano Mattei può aprire in Africa. Se si vuole arrivare all’elaborazione di linee guida condivise e di strategie efficaci per una gestione dei flussi ordinata, regolare e sicura, è indispensabile individuare una rotta virtuosa che consenta di navigare con fiducia nelle acque agitate del fenomeno migratorio, che troppo spesso appare fuori controllo. Quelle stesse acque che, per restare in metafora, continuano periodicamente a inghiottire vite umane innocenti».
Le proposte di Link2007
Attraverso 19 documenti ordinati dal più recente per arrivare fino al 2013, questa raccolta affronta i temi fondamentali legati alle migrazioni. L’auspicio della rete è che questo possa essere un punto di partenza concreto per realizzare politiche fondate sulle evidenze e sul valore e la dignità di ogni essere umano invece che sugli slogan. Politiche che prendano in debita considerazione sia le esigenze dei Paesi di destinazione che quelle dei Paesi di origine.
Dalla politica del Viminale alla politica di Palazzo Chigi
«Siamo convinti che l’attuale crisi sia un’occasione per ricercare proposte serie, abbandonando una volta per tutte l’approccio elettoralistico, securitario ed emergenziale di breve termine, passando così dalla politica del Viminale alla politica di Palazzo Chigi. Come emerge dal dossier, in questi anni i nodi da risolvere sono rimasti sostanzialmente gli stessi, mentre le soluzioni avanzate in particolare dalla società civile non hanno trovato il necessario ascolto da parte dei Governi che si sono succeduti alla guida del Paese. È urgente andare oltre la propaganda e le divisioni per inaugurare una nuova fase di lavoro multipartisan».
Tregua politica per un confronto costruttivo
«L’immigrazione è un fatto strutturale e come tale deve essere affrontata. Da tempo, ormai, questo tema viene invece discusso in chiave solo nazionalistica, focalizzando gli interventi sulla sicurezza e debilitando il sistema di accoglienza e integrazione, che va invece rafforzato su tutto il territorio nazionale. Oltre alla convocazione di una Conferenza nazionale sulle migrazioni che metta di nuovo al centro il confronto e l’ascolto, sarebbe utile istituire regolari tavoli di concertazione tra le istituzioni nazionali e territoriali e i soggetti sociali interessati. Per tornare a rivestire un ruolo da protagonista l’Italia è chiamata inoltre a riparare agli errori del passato, quali la mancata adesione nel 2018 al Global Compact sulle migrazioni, e a cambiare rotta promuovendo iniziative significative anche sullo scenario globale. Tra queste, potrebbe esserci una Conferenza internazionale sull’immigrazione e l’asilo, con ampi confronti di alto livello, da convocare con cadenza regolare, assumendone la leadership. Per la governance interna, infine, può rivelarsi utile l’istituzione del Ministro della migrazione, dell’asilo e dell’integrazione al fine di coordinare le competenze frazionate in più ministeri».
Il nesso migrazione e sviluppo: partenariati e cooperazione
«Per realizzare politiche efficaci è indispensabile comprendere il nesso tra migrazione e sviluppo e come la formula “aiutiamoli a casa loro” possa cessare di essere un vuoto slogan per essere tradotta in azione. È ormai noto che l’aumento del benessere nei Paesi meno sviluppati in una prima fase facilita la migrazione invece di ridurla. A questo proposito si rivela cruciale l’attivo coinvolgimento degli attori economici e sociali dei Paesi di origine, transito e destinazione. Altrettanto cruciale è il coinvolgimento delle diaspore per dare vita a partenariati a livello paritario, in linea con quanto previsto dalla legge 125 sulla cooperazione e dal nuovo Piano Mattei, che offrano opportunità alternative nei Paesi di origine. È opportuno in questo campo valorizzare anche il transnazionalismo degli immigrati, che mostrano spesso una spiccata iniziativa imprenditoriale, qui e nei Paesi di provenienza dove le rimesse di denaro continuano ad aumentare. Ogni investimento nella cooperazione internazionale è per l’Italia un’opportunità. Volgendo lo sguardo a sud del Mediterraneo, possiamo aggiungere che l’Africa ha bisogno dell’Europa e che l’Europa ha bisogno dell’Africa».
Riformare la legislazione italiana ed europea
«Dagli anni ’70 l’Italia conosce l’immigrazione. Nel frattempo, il mondo è stato attraversato da profondi cambiamenti che hanno influenzato anche le dinamiche migratorie: le crescenti povertà, i cambiamenti climatici, le insicurezze provocate da carestie, guerre, jihadismi e persecuzioni moltiplicano le legittime richieste di protezione e asilo. Alla luce di questi fenomeni, il quadro normativo non è più adeguato. La modifica della legge 189/2002 (Bossi-Fini), in vigore da più di vent’anni, diventa indifferibile, così come quella del testo unico sull’immigrazione. Per riuscirci serve una chiara visone politica, così come una responsabilità condivisa a livello europeo, concedendo più ampie deleghe all’Ue. Urgente è anche la riforma degli accordi di Dublino che regolano l’accoglienza in Europa dei richiedenti protezione internazionale e asilo per modificare le disposizioni che addossano la presa in carico al primo Paese di ingresso».
Lotta ai trafficanti e accoglienza
«Se uno dei principali obiettivi del governo italiano è quello di combattere il traffico criminale di esseri umani, non è punendo le vittime che può essere conseguito ma salvandole. Ovunque, ma innanzitutto in Libia. Pur conoscendo la realtà criminogena perpetrata contro i migranti con le connivenze delle locali forze libiche di polizia e di frontiera, l’Italia ha rinnovato il Memorandum di intesa con questo Paese per la seconda volta senza modifiche. Occorre ora un radicale cambiamento di rotta che miri a rafforzare l’azione delle organizzazioni internazionali, come Oim, Unhcr e Unicef, per la protezione dei migranti e richiedenti asilo in Libia e non solo. Più in generale, il rapporto con i principali Paesi di provenienza dovrà radicalmente mutare, mentre bisogna comprendere che non può esserci politica migratoria senza l’apertura agli ingressi legali e regolarizzazione di quanti sono già pienamente inseriti nel nostro Paese. Sarà inoltre importante valorizzare le nuove generazioni discendenti da immigrati, attuando le proposte di cittadinanza basate sullo ius culturae o ius scholae».
Il nodo delle risorse
Oltre a offrire un’approfondita retrospettiva sui forum di dialogo regionali, come quelli di Rabat e Khartoum, il dossier analizza anche il nodo delle risorse per la cooperazione alla luce dello stretto legame esistente tra migrazioni e sviluppo. Per rimediare alla scarsità di fondi, Link2007 ha presentato già nel 2020 una proposta apripista chiamata Debt Release, che va nella direzione di liberare risorse, a partire proprio dal debito dei Paesi meno sviluppati, per investimenti atti a creare posti di lavoro dignitosi e sostenibili, realizzando progetti in coerenza con gli obiettivi dell’Agenda 2030. Più in particolare, la proposta prevede la creazione di un fondo di contropartita in valuta locale per rafforzare l’ownership e l’assunzione di responsabilità dei Paesi beneficiari.
Credit foto Pixabay
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