Famiglia

Anfaa: nota durissima sulla vicenda del piccolo albanese

In seguito al dramma del bambino "comprato", l'ente commenta: "riteniamo che la compravendita di bambini sia una fatto orribile sempre, ancor più quando la si vuole mascherare come atto di “amore”

di Benedetta Verrini

L?Anfaa – Associazione nazionale famiglie adottive e affidatarie, è intervenuta in merito alla drammatica vicenda del bambino albanese che, secondo quanto riferito dai mezzi di informazione, sarebbe stato comprato nel 1999 da una coppia di coniugi calabresi attraverso un?organizzazione criminale dei Balcani. L’associazione, che da quarant’anni si batte per difendere i diritti dei minori, ha diffuso una nota durissima in cui sottolinea : “riteniamo che la compravendita di bambini sia una fatto orribile sempre, e ancor di più quando la si vuole mascherare come atto di ?amore?. Parlare poi di adozione, in questi casi vuol dire stravolgere l?istituto stesso dell?adozione, il cui fine è quello di dare una famiglia ai bambini che ne sono privi”. Secondo Anfaa, la vicenda “è indicativa di quanto poco siano ancora oggi tutelati i diritti dei bambini. Non si capisce, infatti, come, nonostante precise disposizioni legislative volte ad impedire e punire questi atti criminali, un bambino possa impunemente essere comprato all?estero, introdotto in Italia, iscritto all?anagrafe e a scuola senza che, per anni, nessuno intervenga”. “Tutto ciò offende le famiglie che si sono accostate all?adozione – consapevoli che essa è uno strumento per rendere operante il diritto di ogni bambino ad avere una famiglia – nel rispetto delle garanzie previste dalla legge, e nella certezza dell?effettivo stato di adottabilità del minore. E? doveroso ricordare, infatti, che nella legislazione italiana, a partire dal 1967, il concetto di adozione è profondamente mutato: l?intervento giuridico non si propone più di dare una famiglia a una coppia sterile, ma quello di dare due genitori a un bambino che ne è privo. L?interesse prevalente da tutelare è, in altre parole, quello del minore e non quello degli adulti”. “Il commercio di bambini è un fatto turpe” conclude il comunicato, “perché, al di là dei guadagni di chi lo organizza, mina alla base anche l?istituto dell?adozione e compromette, irrimediabilmente per gli adulti che lo hanno perpetrato. La possibilità di costruire un rapporto sereno con il bambino. Come potrà accettare, il bambino, di essere stato comprato e tolto con l?inganno ai suoi genitori? Come potrà pensare che sia stato un atto d?amore e non di prepotenza quello di chi, forte del proprio denaro, ha portato via il figlio a un?altra donna, colpevole solo di vivere nell?indigenza?”


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