Mondo

Riflessioni: il bambino venduto. Adulti, basta egoismi

Troppe domande senza risposta nella storia dei coniugi calabresi. E una sola vittima (di Valeria Rossi Dragone).

di Redazione

Si è tornato a parlare di bambini venduti e comprati. Se ne è tornato a parlare denunciando un traffico tra Italia e Albania che prevedeva l?acquisto e la vendita di un ?figlio?, per un televisore o poco più. Qualcuno è stato arrestato, qualcun altro lo sarà, ma la vera vittima è, ancora una volta, un bambino. Mi capita spesso, seguendo l?attività del Ciai, il Centro italiano aiuti all?infanzia, di cui sono oggi presidente, di incontrare questi bambini e incrociarne gli sguardi. Sguardi che trasmettono un?infelicità senza confini. A quelle espressioni vuote non ci si abitua mai. E così, ogni volta che sui giornali appaiono notizie come quella della coppia di Catanzaro e del bambino albanese che era stato illuso di aver trovato ciò che ogni bambino cerca e desidera più di ogni altro, una famiglia, tornano alla mente quegli sguardi ed è nuovamente il momento di riflettere. Cosa spinge un uomo o una donna a vendere il proprio bambino? Cosa induce due adulti a “comprarsi” un figlio? Quanto vale un bambino? Qual è il senso dell?adozione? Sono molte le domande che una società dovrebbe porsi di fronte a fatti come questo. Uno sguardo alla situazione dell?adozione internazionale in Italia non è purtroppo confortante. Se, da un lato, il passaggio obbligatorio dagli enti autorizzati ha limitato le adozioni illegali, dall?altro non si è fatto abbastanza per promuovere una cultura dell?adozione che realmente abbia a cuore l?interesse dei bambini. Di tutti i bambini, senza discriminazioni. Forse l?unica conclusione è che finché non si proverà a guardare il mondo anche con gli occhi dei bambini troveremo sempre notizie come questa sui giornali.

Valeria Rossi Dragone


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