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Suora, straniera e volontaria? Niente pensione

Lo ha stabilito la Cassazione

di Gabriella Meroni

Le suore straniere impegnate nel volontariato non hanno diritto alla pensione sociale, prevista invece per quei cittadini in stato di bisogno che appartengono ai paesi dell’Unione Europea. Lo ha stabilito la Cassazione che, con la sentenza 5240, ha cancellato i benefici accordati a un gruppo di religiose di nazionalita’ spagnola residenti in Italia. Pur avendo fatto ”voto di poverta”’, le sorelle non rientravano infatti in nessuna delle categorie fissate dal regolamento Cee emanato nel 1971, ne’ risultavano iscritte ad alcun regime assicurativo da esso previsto. Arrivate dalla Spagna, le suore si sono stabilite in un convento milanese, prestando ”gratuitamente la loro attivita’ di assistenza ai malati”. Per questo il Pretore di Milano, prima, e il Tribunale, dopo, non avevano avuto problemi nel riconoscere alle religiose la pensione sociale. I giudici di merito nel respingere il ricorso dell’Inps che non voleva pagare la pensione alle suore, sostenevano che il regolamento del ’71 era stato modificato da una ulteriore normativa del ’92 che attribuiva ”un beneficio a chi e’ in uno stato di bisogno”. Dunque anche alle suore che, avendo fatto voto di poverta’, avevano prestato gratuitamente la loro opera per numerosi anni. Requisiti questi che per la corte di merito bastavano a renderle meritevoli della pensione sociale ”al pari delle consorelle italiane”. Si e’ opposta in Cassazione l’Inps e oggi ha avuto partita vinta.


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