Emergenze
Nel disastro di Haiti chi salverà i bambini di suor Marcella?
L’appello della religiosa per i 134 minori di cui una ventina con disabilità accolti a Port au-Prince alla Kày Pè Giuss, la casa e istituto scolastico minacciato da uno dei gruppi armati che stanno martoriando il Paese. Il caso al centro di un’interrogazione di Maria Chiara Gadda (Italia Viva): «Chiediamo al governo un impegno per mantenere sul territorio presidi scolastici, come quello della fondazione Via Lattea, che sono un esempio rispetto alla presenza importante di ong e Terzo settore italiano in quell'isola»
Suor Marcella è una di quelle persone che non si perde mai d’animo. Ma questa volta la fatica è tanta. Da giorni sta cercando di salvare i suoi bambini, i minori ospitati a Kày Pè Giuss, una struttura con alloggi, materna e scuola che ospita oltre 130 minori, in uno dei quartieri a rischio di Port au-Prince, capitale di Haiti, un Paese che sta vivendo una crisi umanitaria dimenticata. La capitale è preda dei gruppi armati e uno dei più pericolosi ha la sede nel quartiere dove si trova la struttura sostenuta dalla Fondazione Via Lattea.
I tanti appelli
«Ho scritto a tutti: all’Onu, alla Croce rossa, alla Farnesina, a Sant’Egidio… chiediamo un corridoio umanitario per portare in salvo i bambini, ma non ci ha risposto nessuno», racconta suor Marcella Catozza, missionaria della Fraternità Francescana. La “sfortuna” della Kày Pè Giuss è di trovarsi a pochi passi dal quartier generale di uno dei gruppi armati più pericolosi «Il G9 ha una sua base vicino a noi e vuole la nostra scuola, gli diamo fastidio e ci fanno vivere nel terrore. Quando sono arrivati i loro emissari per dirci di andarcene io non ero presente, ero in Madagascar per l’apertura di una nuova missione», continua suor Marcella. «Purtroppo non siamo la prima struttura che i gruppi armati prendono di mira, lo hanno fatto anche con le case dei salesiani, con altre scuole…».
Subito la religiosa e i volontari sono riusciti a evacuare una quarantina di bambini che sono stati accolti in famiglia, ma nella struttura ne restano ancora oltre un centinaio «che dobbiamo mettere in salvo», insiste la religiosa che rivela di aver anche chiesto aiuto all’ambasciata italiana a Santo Domingo «ma hanno le mani legate, lì non vogliono haitiani, anzi stanno costruendo un muro sul confine…».
I bambini con disabilità saranno evacuati
Per la ventina di bambini con disabilità la soluzione è all’orizzonte, rivela la missionaria «padre Rick Frechette (religioso e medico che vive ad Haiti e gestisce l’ospedale pediatrico Saint Damien) ha preso a cuore il nostro caso e forse ha trovato un posto per i piccoli. Ci sono delle suore coreane che accoglieranno i disabili in una zona più sicura» sospira pensando che nella casa resteranno ancora un’ottantina di minori.
Suor Marcella non si perde d’animo. «L’Unicef vuol tentare qualcosa con dei mediatori… abbiamo bisogno di aiuto. Io ho scritto anche a papa Francesco…».
Il caso in Parlamento
L’odissea dei bambini di suor Marcella è arrivata anche in Parlamento grazie all’interrogazione dell’onorevole Maria Chiara Gadda (Italia Viva). «Quello è un luogo che è stato costruito anche dagli italiani, dal Terzo settore e da tante persone», spiega la parlamentare. «Il caso di suor Marcella è una segnalazione che mi arriva anche dal territorio e ho scritto l’interrogazione per rompere il silenzio su Haiti, un Paese di cui non parla nessuno».
Suor Marcella è originaria, come Gadda, della provincia di Varese dove la missione della religiosa ha sempre avuto un grande sostegno.
«Haiti è un paese di cui non parla mai nessuno. Cinque milioni di abitanti su 11 sono in una situazione di povertà assoluta. L’80% dei bambini della capitale non sono più tornati a scuola dopo le catastrofi ambientali, il colera, la crisi politica. E questo li espone al reclutamento delle bande armate che spadroneggiano sull’isola. Abbiamo per questo la necessità di mettere in sicurezza quei bambini ma soprattutto di mantenere sul territorio presidi scolastici, come la fondazione Via Lattea di suor Marcella, che sono un esempio rispetto alla presenza importante di ong e Terzo settore italiano in quell’isola e i tanti fronti caldi del mondo», continua Gadda.
Nel suo intervento Gadda ha ricordato anche il fatto che le risorse per la risposta internazionale alla crisi haitiana (stimate nel 2023 nel piano elaborato dall’Ocha e dai suoi partner – agenzie Onu e Ong internazionali in oltre 700 milioni di dollari – ndr) debbano essere stanziate «in modo più consistente perché al momento è raggiunto solo il 26% del fabbisogno». In effetti i finanziamenti al piano sono fermi a poco più di 190 milioni di dollari.
Per la parlamentare di Italia Viva, comunque «non serve solo denaro, per l’emergenza alimentare e sanitaria ma anche per favorire gli investimenti necessari a risollevare l’economia di Haiti a partire dalla produzione agricola e interventi in formazione». Nell’emergenza umanitaria e di sicurezza che vive Haiti ora l’urgenza è quella di portare in salvo i bambini della Kay pé Giuss.
Alla crisi in corso ad Haiti è stato dedicato un approfondimento nel numero di febbraio di VITA.
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Tutte le immagini della Kay pé Giuss di Haiti sono da fondazionevialattea.org
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