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500 minori in più in carcere, anche grazie al decreto Caivano

Sono 500 i detenuti in più nelle carceri minorili italiane. Sono stati 1.143 gli ingressi negli Istituti penali per minorenni l’anno scorso, la cifra più alta negli ultimi 15 anni. Nel 2023 sono cresciuti del 37,4% gli ingressi negli Istituti penali per minorenni per reati legati alle droghe. Sono alcuni dati del Rapporto sulla giustizia minorile dell’associazione Antigone

di Ilaria Dioguardi

Cinquecento minori in più. Gli ingressi negli Istituti penali per minorenni – Ipm sono in netto aumento: sono stati 835 nel 2021, ne abbiamo avuti 1.143 nel 2023, la cifra più alta negli ultimi 15 anni. Sono i dati del settimo Rapporto sulla giustizia minorile e gli Istituti penali per minorenni dell’associazione Antigone. La crescita delle presenze negli ultimi 12 mesi è fatta quasi interamente di ragazze e ragazzi in misura cautelare, negli ultimi due mesi anche frutto del decreto Caivano che ha esteso l’applicazione della custodia cautelare in carcere, stravolgendo l’impianto del codice di procedura penale minorile del 1988.

Infatti, in linea con quanto previsto dal decreto, che prevede di disporre la custodia cautelare anche per i fatti di lieve entità legati alle sostanze stupefacenti, un’altra novità è la grande crescita degli ingressi negli Ipm, per reati legati alle droghe, con un aumento del 37,4% in un solo anno. Aumenti dei numeri che non trovano riscontro nell’aumento dei reati, con il dato più recente che, tra alti e bassi, è in linea con quello registrato 10 anni fa. «La novità evidente nel Report è l’inversione di tendenza. I numeri dei detenuti nelle carceri minorili italiane erano scesi tanto durante la pandemia, entro certi limiti è normale che crescano. Ma in due anni hanno raggiunto i punti più alti della storia degli ultimi 20 anni», dice Alessio Scandurra, coordinatore dell’Osservatorio sulle condizioni di detenzione dell’associazione Antigone.

Scandurra, ci spiega meglio questa inversione di tendenza?

Da quando mi occupo di giustizia minorile (e anche molto prima), il mondo della giustizia minorile italiana è stato guardato con interesse, in un contesto di innovazioni e sperimentazioni interessanti. Vari sistemi penitenziari in Europa, e fuori dall’Europa, hanno preso in prestito il nostro processo penale minorile. Da tanti anni i numeri delle presenze negli Ipm andavano calando. La novità, evidente nel Rapporto, è l’inversione di tendenza. Erano scesi tanto durante la pandemia, entro certi limiti è normale che crescano. Ma le presenze negli Ipm, in due anni, hanno raggiunto i punti più alti della storia degli ultimi 20 anni. L’andamento è molto preoccupante. Sono state adottate in maniera esplicita misure normative che vanno in una direzione opposta, rispetto a quella con cui si è sviluppato il sistema della giustizia minorile negli ultimi anni.

Il decreto Caivano sta iniziando a dare i suoi frutti?

Il decreto Caivano facilita l’uso del carcere, allunga le pene, agevola l’accesso alla custodia cautelare. C’è un cambio di paradigma che è un fatto molto preoccupante per un sistema che funzionava abbastanza bene e che era la parte che funzionava meglio del nostro sistema penale, che si è trovato di fronte a sfide in parte nuove. Non è che i problemi non ci siano, c’è un tipo di devianza che è la coda di una crescita del disagio dei giovani, ma anche degli operatori dei servizi sociali che non hanno avuto risposte adatte per questi ragazzi. A fronte di tutto questo, il sistema della giustizia minorile, che per decenni si era ingegnato a cercare le misure più adatte per ciascuno, ora passa in una direzione opposta, con l’idea che il carcere possa essere una soluzione buona per molti, all’opposto di quello che si è fatto per tanto tempo. È una pessima idea anche per gli adulti (sono politiche che non producono sicurezza, reintegrazione, contrasto della recidiva), figuriamoci per i minori.


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Una novità importante registrata nel Report è la crescita degli ingressi negli Ipm, per reati legati alle droghe, con un aumento del 37,4% in un solo anno…

Pure su questo dato, il decreto Caivano fa la sua parte, ma la fa da metà settembre in poi. Bisognerà capire quanto questa crescita sia dipesa dal decreto Caivano o quanto sia rafforzata dal decreto. Quello che è evidente è che, a fronte dei “paginoni” di giornale dedicati agli stupri di gruppo e ad altri fatti di cronaca, che sono la premessa sulla quale sono state giustificate queste misure, i numeri più alti di popolazione detenuta negli Ipm non sono dovuti a numeri più alti di reati contro la persona, quindi con fatti gravi. Ma i numeri più alti sono legati a reati contro la proprietà o di violazione del Testo unico sulla droga. Spinti da gravi fatti di cronaca, non si è andati in una direzione che effettivamente risponde a quei gravi fatti di cronaca. Si è andati in una direzione che colpisce quelli che sono sempre gli utenti principali della detenzione, cioè le fasce più marginali e una sovra rappresentazione abnorme degli stranieri che c’è negli istituti minorili.

I numeri più alti di popolazione detenuta negli Ipm non sono dovuti a numeri più alti di reati contro la persona, ma sono legati a reati contro la proprietà o di violazione del Testo unico sulla droga

Oggi la presenza negli Ipm è fatta soprattutto di ragazzi e ragazze minorenni. La fascia più rappresentata è quella dei 16 e 17 anni, in totale i minorenni sono in larga maggioranza, quasi il 60% dei presenti. Due anni fa la situazione era esattamente invertita. L’aumentata possibilità introdotta dal decreto Caivano di trasferire i ragazzi maggiorenni dagli Ipm alle carceri per adulti sta facendo vedere i propri effetti…

I dati delle presenze nelle carceri minorili italiane stanno crescendo, quelli del 31 gennaio sono ancora più alti, nel Rapporto i dati si fermano al 15 gennaio. Temo che gli effetti del decreto Caivano si vedranno con un’accelerazione della crescita a breve, a marzo-aprile. I ragazzi che hanno compiuto il reato da minorenni potrebbero rimanere negli Ipm fino al compimento del venticinquesimo anno. Ma ora con il decreto Caivano è abbastanza facile per un direttore che si trova un istituto sovraffollato, oppure dei ragazzi problematici, trasferirli nelle carceri per adulti. Quindi, si abbassa il numero di maggiorenni e in percentuale cresce il numero dei minorenni. Non è detto che sia un cambiamento negli ingressi, può darsi che ci si stia “liberando” dei maggiorenni più di quanto non si facesse prima. Questo è un po’ un fallimento di una riforma che era stata pensata per cercare di garantire ai ragazzi più grandi l’attenzione, l’ascolto, l’accompagnamento di cui sono capaci gli Ipm e di cui non sono affatto capaci le carceri per adulti.

Il Rapporto è sul sito www.ragazzidentro.it

Foto di apertura di Papaioannou Kostas su Unsplash.
Foto del Rapporto dal sito www.antigone.it

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