Fundraising

Donazioni a quota 6,790 miliardi: torna l’Italy Giving Report

Il giving ha mantenuto il balzo in avanti fatto nell'anno del Covid: nel 2021 le donazioni segnano un +0,04%. Pare poco, ma è un'ottima notizia. Nel 2023 però sono tanti i segnali di difficoltà, anche prima del "pandoro gate". Analisi e prospettive, con venti esperti

di Sara De Carli

Zero virgola zero quattro: è questa l’impercettibile crescita delle donazioni al non profit fatte dagli italiani nel 2021, dopo il boom dell’anno del Covid. Questo +0,04% apparentemente tanto insignificante, rappresenta da un certo punto di vista un’ottima notizia: gli italiani hanno conservato quel “di più” di generosità che sulla spinta dell’emergenza sanitaria nel 2020 aveva visto le donazioni crescere di un clamoroso +19%. La conferma arriva dai dati del ministero dell’Economia e delle Finanze relativi alle deduzioni e detrazioni che gli italiani hanno portato nelle dichiarazioni dei redditi fatte nel 2022 per l’anno fiscale 2021. Il valore economico delle donazioni al non profit nel 2021 raggiunge così i 6,790 miliardi di euro, con atti donativi in calo: è questo il dato saliente del IX Italy Giving Report di VITA, una stima fatta applicando ai dati inediti del Mef un coefficiente che punta a ricomprendere anche le donazioni informali e le donazioni che gli italiani hanno fatto ma che non hanno portato in dichiarazione dei redditi.

Fiducia, relazione, impatto: le parole chiave del 2024

Questo +0,04% basterà per reggere l’onda che potrebbe abbattersi sul giving? L’analisi del 2023  infatti vede moltiplicarsi i segnali di difficoltà, anche prima del “pandoro gate”. The Chronicle of philantropy a metà gennaio ha pubblicato un articolo dal titolo “Has the giving crisis reached the point of no return?”. L’ultimo anno è stato sostanzialmente “salvato”, quanto alle donazioni, dalle emergenze e dalle crisi internazionali: il terremoto in Turchia, la guerra un Ucraina, l’alluvione in Emilia Romagna. L’importo medio donato cala, vuoi perché quella per il contesto economico vuoi perché quella per le emergenze è una donazione più “di pancia”.

Ma ci sono anche dinamiche culturali: l’indagine Donare 3.0 per esempio parla di “donatori on demand”, per cui la donazione è una cosa che si fa su richiesta e circoscritta ad alcuni momenti. La pensa così il 39% degli italiani, mentre solo il 24% la vede come un elemento centrale per la propria vita.

Sono queste alcune delle sfide che affrontiamo nell’Italy Giving Report insieme a venti esperti, da A di Paolo Anselmi alla Z di Elena Zanella, che ci parlano tra le altre cose della crescita del community engagement e (sorpresa) del ritorno delle care vecchie mail. Pandoro o no, fiducia, impatto e relazioni saranno le parole-chiave del 2024.

Un capitolo del IX Italy Giving Report di VITA è ovviamente dedicato alle relazioni fra profit e non profit dopo il caso Balocco-Ferragni, con le riflessioni di Giancarla Pancione, Luca Palmas e Gabriele Sepio. Nel report c’è anche una gallery di buone pratiche di cause related marketing fatto a regola d’arte, dai torroncini prodotti per Aism da Work Crossing, la cooperativa nata nel carcere di Padova, al cavolfiore della Piana del Sele a sostegno della Lilt, dallo storico legame fra Bulgari e Save the Children all’agenda del 2024 di Tigotà per la Lega del Filo d’Oro.

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Foto di Katt Yukawa su Unsplash

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