Università & Terza missione

Salute in carcere: la Sapienza a Rebibbia comincia dai denti

La Sapienza promuove la prevenzione odontoiatrica nel penitenziario Rebibbia di Roma con 2.500 presidi sanitari e brochure educative multilingue. Le malattie dell’apparato dentario una delle principali cause di malattia per le persone detenute. Livia Ottolenghi, responsabile del progetto: «I detenuti spesso fanno la prima visita odontoiatrica della loro vita all’ingresso in carcere. Nei penitenziari spesso mancano spazzolini e dentifrici»

di Ilaria Dioguardi

kit di igiene orale e brochure educative multilingue al Nuovo Complesso di Rebibbia, a favore delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale. È l’iniziativa My Denty Kit, promossa dalla Facoltà di Medicina e odontoiatria, dal Dipartimento di Scienze odontostomatologiche e maxillo facciali e dal Polo universitario penitenziario dell’Università La Sapienza di Roma, in collaborazione con il Coordinamento nazionale degli operatori per la salute nelle carceri Italiane (Co.n.o.s.c.i.).

Salute orale: troppo spesso trascurata

My Denty Kit è un progetto di Terza missione che intende avviare un percorso di prevenzione della salute orale nelle carceri, aspetto poco noto e spesso trascurato. Secondo la ricerca scientifica italiana, infatti, le patologie dell’apparato gastroenterico e, in particolare, dell’apparato dentario costituiscono una delle principali cause di malattia per le persone detenute. «Le patologie orali incidono moltissimo, nella popolazione in generale e anche in quella carceraria. Si tratta di un’iniziativa importante, che vuole essere un intervento di promozione della prevenzione della salute. Abbiamo avuto una grande accoglienza», dice Livia Ottolenghi, responsabile del progetto. I kit verranno distribuiti alle persone più vulnerabili, per consentire il minimo di dotazione che consenta la cura della persona.

Le patologie dell’apparato gastroenterico e, in particolare, dell’apparato dentario costituiscono una delle principali cause di malattia per le persone detenute

In carcere senza spazzolino e dentifricio

«Credo che, dopo la salute mentale e le patologie gastrointestinali, quelle orali siano la maggioranza delle patologie che affliggono i detenuti. Abbiamo fatto uno studio su due poli carcerari, uno al carcere femminile di Latina e uno alla terza Casa circondariale di Rebibbia, con un’indagine sugli stili di vita e sull’igiene orale dei detenuti. La stragrande maggioranza delle persone fuma, sono tante le situazioni di rischio di salute e di accesso alle cure. Molti detenuti hanno affermato di non avere i presidi di igiene orale, i classici spazzolino e dentifricio, elemento base per mantenere la propria salute», afferma Ottolenghi. «Molte delle persone da noi intervistate, hanno affermato di aver fatto la prima visita odontoiatrica della loro vita quando sono entrati in carcere. Per quanto riguarda i servizi di odontoiatria, sono interni alle carceri e, con le dovute procedure, c’è la possibilità di avere accesso alle cure negli ospedali. Ma nella quotidianità c’è sembrata una buona idea offrire un percorso che potesse partire dalla prevenzione e dalla cura della persona. Questo progetto ci ha consentito di creare una brochure informativa, con tutte le fotografie esplicative delle fasi dello spazzolamento, spiegate in quattro lingue. Dopo il Nuovo Complesso di Rebibbia (che ospita più di mille persone), speriamo di estendere l’esperienza in altre carceri, sia a livello regionale sia nazionale».

Cerimonia di consegna del materiale di My Denty Kit

3,5 miliardi di persone con problemi di salute orale

Dal punto di vista generale, complessivamente le malattie del cavo orale sono tra le patologie più diffuse al mondo. «I dati più recenti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità – Oms, stabiliscono che tre miliardi e mezzo di persone sono afflitte da malattie del cavo orale, in un miliardo e mezzo di persone sono presenti carie dei denti permanenti non trattate. Sono mezzo miliardo i bambini con carie dei denti decidui (permanenti, ndr), un miliardo le persone con malattie paradentali severe. Queste sono problematiche che, in condizioni di inabilità sociale (puntualmente presente nella popolazione carceraria) peggiorano», dice la responsabile del progetto.


Qualsiasi donazione, piccola o grande,
è fondamentale per supportare
il lavoro di VITA


Dalla bocca il benessere sociale e l’autostima

«A Rebibbia abbiamo in programma degli incontri con le persone detenute, a gruppi di 30-40 persone, per portare dei momenti di informazione più specifici, sulla scorta dell’esperienza di My Denty Kit», prosegue Ottolenghi. «Quest’iniziativa è un piccolo dettaglio, ma può aiutare le persone in carcere a migliorare la propria qualità della vita. Sembra banale, ma si tratta di piccole cose che quotidianamente aiutano. Pensiamo alla funzione della bocca, a quanto può incidere sul benessere sociale delle persone, per mangiare, parlare, sorridere. È una delle fonti di socialità più importanti. Per cui la salute, il benessere e l’estetica della bocca sono importanti per l’autostima».

Nel mondo tre miliardi e mezzo di persone hanno problemi di salute orale

La Terza missione della Sapienza

«È molto importante che il Polo universitario penitenziario non si concentri solo nella parte di formazione, che ovviamente è la parte più importante, ma anche per le attività di Terza missione, che consentono di fare un public engagement»», continua Ottolenghi. Il progetto si inserisce nel solco di un impegno che Sapienza ha già assunto con altre attività, avviate con l’obiettivo di mettere a disposizione della collettività conoscenze e competenze specialistiche. Come le ricerche sull’architettura carceraria nella progettazione del Modulo per l’Affettività e la Maternità (M.a.Ma), un piccolo fabbricato realizzato presso la Casa Circondariale femminile di Rebibbia. Pensato come luogo d’incontro tra le madri detenute e le famiglie, il modulo è stato progettato da un team di giovani architetti coordinati dalla Facoltà di Architettura con la supervisione di Renzo Piano. «La presenza delle Università nei luoghi di detenzione ha una profonda valenza sociale e culturale», dice la rettrice Antonella Polimeni. «Sapienza conferma il proprio impegno nel promuovere le attività dedicate al benessere e alla salute delle persone che vivono in una condizione detentiva nonché per favorire l’accesso a percorsi formativi anche di alto livello, in un’ottica inclusiva e di Terza Missione».

Foto di apertura Vincenzo Livieri – LaPresse
Foto per gentile concessione dell’intervistata.

Nessuno ti regala niente, noi sì

Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.