Cronache russe

Leonid Gozman, dissidente russo: «Presto in Russia arriverà un nuovo Navalny»

A Milano abbiamo incontrato uno dei leader dell'opposizione russa in esilio e membro del Comitato contro la guerra: «Cari italiani state attenti, la propaganda di Putin sta arrivando anche da voi»

di Alexander Bayanov

All’indomani dell’omicidio di Alexei Navalny, su invito della Comunità dei Russi Liberi, è venuto a Milano Leonid Gozman, uno dei leader dell’opposizione russa in esilio e membro del Comitato contro la guerra. L’incontro si è svolto in un albergo nei pressi della Stazione Centrale, con la protezione delle forze dell’ordine.

Gozman ha raccontato la storia di come è riuscito a fuggire da Mosca, proprio sotto il naso di Putin. Dopo l’inizio della guerra contro l’Ucraina, lui e sua moglie lasciarono la Russia in aereo, pensando di stare via per due mesi. Già nel maggio 2022, proprio mentre era in Italia, venne dichiarato “agente straniero”; tutti gli amici e i conoscenti gli sconsigliarono di rientrare a Mosca. Decisero di tornare comunque, per «motivi morali». In agosto venne arrestato per aver scritto su Facebook, nel 2020, che Stalin era peggio di Hitler e l’Nkvd (Sigla del Komitet Gosudarstvennoj Bezopasnosti (Comitato per la sicurezza dello Stato, organo di polizia segreta dell’Unione Sovietica, ndr) peggio delle SS, perché Hitler e le SS avevano ucciso altri popoli, mentre Stalin e l’Nkvd avevano ucciso il proprio popolo.

L’accusa si basava sull’articolo del codice amministrativo adottato nel 2021 sul divieto di identificazione pubblica delle azioni dell’Urss e della Germania nazista. Dopo aver scontato 15 giorni, venne nuovamente arrestato per altri 15 giorni per un post sui social network, risalente questa volta al 2013. Dopo aver scontato anche questa pena, venne miracolosamente rilasciato e poté lasciare la Russia quella stessa sera. Dal dicembre 2023 è imputato in un nuovo procedimento penale.

Da allora vive fuori dalla Russia e, secondo le sue parole, «non mi considero emigrato, ma esiliato. Voglio tornare a casa, non voglio vivere qui. Cioè, amo moltissimo l’Europa, soprattutto l’Italia, tra l’altro, ma la mia casa è in Russia».

Una questione importante di cui si è discusso è se l’Occidente riconoscerà o meno i risultati delle elezioni di Putin. Leonid Gozman crede che l’Occidente non abbia scelta, debba necessariamente avere un interlocutore per trattare. Putin rimarrà il partner negoziale. «Gli occidentali non riconosceranno i risultati elettorali, ma non lo diranno esplicitamente. Non si congratuleranno con lui, ovviamente, ma probabilmente eviteranno di fare gesti eclatanti, chiamandolo usurpatore e così via».


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Putin, secondo Gozman, vuole dimostrare agli oppositori e ai leader occidentali che è lui a rappresentare il popolo. D’altro canto, lui stesso ha osservato che il reale sostegno popolare a Putin ha molti limiti. Ai tempi in cui veniva invitato come esperto sui canali tv federali, aveva fatto un esperimento. Si era chiesto: quante persone avevano visto l’ultimo discorso di Putin? Aveva girato la domanda a chi stava viaggiando con lui su un treno diretto a Mosca. Nessuno lo aveva visto. Gozman: «Un po’ come se chiedere a una se gli piace il teatro, lui risponderà quasi certamente di sì. Poi quelli che vanno davvero a teatro sono un’esigua minoranza».

Ma il punto in cui la dittatura di Putin ha successo è nel diffondere due messaggi di propaganda. Il primo è: «Il mondo intero è contro di noi, tutti ci odiano, tutti vogliono distruggerci ma noi siamo i migliori e vinceremo». Questo messaggio finirà per divorare la coscienza delle persone. Anche il secondo messaggio è molto importante: «Sarà sempre così, nulla cambierà, non sperateci». 

Durante l’incontro si è parlato della sorte di Ilya Yashin e di Vladimir Kara Murza (attivisti politici alleati di Navalny, ndr): le loro vite sono ora in pericolo, bisogna capire se l’Occidente debba avviare negoziati per scambiarli con persone detenute in Occidente. «Tutti devono essere salvati», ha detto Gozman, e lo scambio deve riguardare non solo i politici noti, ma anche i prigionieri politici di cui magari non si parla. «Chi ha salvato una persona ha salvato l’umanità», ha aggiunto citando il Talmud.

«La propaganda sta facendo effetti anche qui da voi. Ogni italiano informato su quello che sta succedendo in Russia», ha implorato Gozman, «deve parlare con chi pensa che Putin sia un grande leader e che sta agendo bene, e digli che non è così, che è un disastro»

Gozman è convinto che presto apparirà un nuovo leader dell’opposizione, ma ancora non sappiamo chi sarà. Navalny è diventato un simbolo di lotta, e questo non sarebbe accaduto se nel 2021 non fosse tornato in Russia. «Se Navalny non fosse andato incontro alla morte, nessuno ora si curerebbe di lui». Confrontando la situazione con il Vangelo, il dissidente afferma che il sacrificio di Cristo non sarebbe stato un sacrificio se Cristo avesse rifiutato la croce. E ora non ci sarebbe il cristianesimo. «Quando ai dissidenti sovietici veniva chiesto perché rischiavano, loro rispondevano che non volevano vergognarsi davanti ai propri figli. Quando andavo a qualche evento, mi chiedevano perché volevo mettermi nei guai, mi dicevano che non sarebbe servito a niente, che ne sarebbero derivati solo problemi. Ma io sapevo che era giusto fare così, non potevo perdere la stima per me stesso. Così sono tornato in Russia non per amor di patria, ma per me stesso. La cosa più importante è salvare la propria anima. E poi è importante continuare a vivere, nessuna tragedia cancella la vita, la vita va vissuta e goduta» conclude Gozman.

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