Cultura

Davvero consumiamo troppa energia?

Luigi Sertorio è drastico. "Un mondo troppo elletro-dipendente".

di Giuseppe Frangi

Luigi Sertorio, fisico teorico, professore all?università di Torino, conserva un?anima da poeta. Domenica notte, in pieno blackout, si è affacciato al balcone della sua casa sulla collina torinese e per la prima volta ha visto l?immensa pianura padana, sotto i suoi piedi, riposare tranquilla nel buio. Ha visto le stelle, ha visto Marte. E si è chiesto: ma perché dobbiamo riempire la notte di luce? È indispensabile? Vita: Lo chiediamo a lei? Luigi Sertorio: Le racconterò un episodio. Tempo fa ero in auto in Belgio. E ho notato che da quelle parti le autostrade sono sempre illuminate. Mi sono chiesto perché e ho scoperto che essendo il Belgio il paese più nuclearizzato d?Europa, molto più nuclearizzato degli Stati Uniti, produce troppa energia: il nucleare infatti è un sistema poco modulabile e non può variare a seconda delle esigenze. Così il Belgio illumina le autostrade. Ma questa non è la risposta a un bisogno che nessuno di noi ha avvertito viaggiando di notte. È una necessità per piazzare energia prodotta al di là delle necessità. Vita: Il Belgio accende le autostrade. La Francia, altro Paese ultra nuclearizzato, vende a buon prezzo energia all?Italia. E l?Italia? Sertorio: Il Belgio e la Francia avendo avuto colonie (Gabon e Congo) che garantiscono le forniture di materiali uraniferi, si sono buttati sul nucleare. Ma alla fine anche loro hanno lo stesso problema che abbiamo noi e il mondo sviluppato: un?eccessiva dipendenza dalla rete elettrica. L?ho visto nel mio piccolo: nel nostro istituto di fisica dove con il blackout siamo rimasti paralizzati. Ci sono voluti giorni per rimettere le cose a posto, e non so se lo siano tuttora. Senza elettricità il mondo grande o piccolo si ferma, dal cellulare ai satelliti, dal tram alla nave, che senza sistema Gps va allo sbando. Vita: Ma l?alternativa non è uno stop allo sviluppo? Sertorio: È un ragionamento che sento fare sempre. Come se la vita fosse una cosa reversibile. Non esiste un tornare indietro, perché la vita è un fenomeno dissipativo che spinge sempre avanti. La scienza segue questa dinamica, e ogni conquista è sempre positiva. Dopo di che viene l?uso che se ne fa: perché i cingolati possono servire a fare i trattori, oppure i carri armati. Quindi il problema è nell?uso che gli uomini fanno della conoscenza acquisita. Identificare il consumo con il progresso è il più grande errore che si possa fare: non si possono scambiare tanti frutti dell?avidità, dell?ingordigia, della prepotenza e della perversione per progresso. Vita: Quindi più si produce energia, più si dipende? Sertorio: La spirale è questa. E io mi permetto la libertà di giudicarla una spirale non intelligente. Dipendiamo in maniera assoluta e totale da un ente muto che non sappiamo come funziona e che tiene la nostra vita in mano. Quindi la domanda vera che porrei a me stesso e a tutti è questa: non è dissennato l?enorme consumo di energia che facciamo? Vita: Sappiamo quale risposta lei dà. Ma l?alternativa? Sertorio: È il tema su cui sto riflettendo e che diventerà un nuovo libro. Le posso anticipare il titolo perché è indicativo: Vivere in nicchia e pensare globale. Tutto il contrario di quello che accade. Pensiamo come topi e viviamo con un apparato globale.


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