Cultura

Il paradosso umanitario delle ong per David Rieff

Recensione del libro "Un giaciglio per la notte" di David Rieff.

di Carlotta Jesi

Meglio un umanitarismo modesto di uno che sogna di cambiare il mondo per poi vendere l?anima a Stati guidati solo dai loro interessi. È la tesi di Un giaciglio per la notte (Carocci, 20 euro), scritto da David Rieff. Uno che ficca il naso nelle emergenze umanitarie da quando era piccolo. A 4 anni andava in vacanza a Cuba con la mamma, Susan Sontag. Adolescente, girava con lei per Johannesburg, Kabul e Nairobi. Per non parlare del fatto che ha passato gli ultimi 10 anni a raccontare i massacri di Ruanda, Kosovo e Afghanistan sui principali quotidiani Usa. Sul perché l?umanitarismo sia in crisi, l?autore non ha dubbi: “nonostante le migliori intenzioni, s?è perso”. Sacrificando principi, neutralità e imparziale sostegno alle persone bisognose, per lo sforzo, utopistico, d?esportare democrazia e diritti umani nei Paesi poveri. Sforzo che ha eroso l?indipendenza degli operatori portandoli a pericolose alleanze con gli attivisti dei diritti umani. Per Rieff “l?umanitarismo è neutrale o non è niente”. Un invito alle ong a tappare la bocca e rimboccarsi le maniche? No. L?autore le spinge piuttosto a comportarsi come fece Msf nel 1994, quando migliaia di killer hutu fuggirono come rifugiati in Congo beneficiando dei fondi destinati ai tutsi. Aiutarli o ritirarsi? Msf invocò il diritto all?astensione e si ritirò. Rieff invita le ong “a essere testimoni e sapersi tirare indietro in casi come quello del Ruanda”.


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