Cronache russe

Navalny? Un omicidio politico. Putin è il responsabile

Il nostro collaboratore esule russo Alexander Bayanov attraverso le testimonianze degli oppositori riscostruisce le cause che hanno portato alle morte dell'oppositore più conosciuto del regime di Mosca

di Alexander Bayanov

In Russia è successo qualcosa di terribile: Alexei Navalny è stato ucciso. Abbiamo già scritto che Putin e il suo entourage avrebbero potuto commettere questo crimine. Anche se Navalny fosse morto di morte naturale, si sarebbe trattato pur sempre di omicidio. Omicidio politico.

Dmitry Muratov, premio Nobel e redattore capo di Novaya Gazeta: “Questa è una notizia terribile. Sono sicuro che il coagulo sanguigno (se è stata questa la causa di morte) sia una conseguenza diretta del 27° trasferimento in una cella di isolamento in una colonia penale:: immobilità, cibo ipocalorico, mancanza d’aria, freddo costante. Alexei Navalny è stato sottoposto a tormenti e torture per tre anni. Come mi ha detto il medico di Navalny: il suo corpo non poteva sopportarlo. Prima la condanna e il carcere, poi l’omicidio. Esprimo le mie più sentite condoglianze alle persone più vicine ad Alexei: sua moglie, i figli, i genitori, il fratello”, ha detto Muratov sul sito web Novaya Gazeta.

Nell’articolo si sottolinea che tutti i dipendenti del servizio medico che lavorano nella colonia penale dove ere ristretto Nalvalny devono avere dei videoregistratori, quindi Novaya chiederà di fornire le registrazioni.

Alexander Polupan, medico e rianimatore di Navalny, membro del gruppo di consulenza che ha lavorato con Navalny a Omsk dopo l’avvelenamento, ha commentato le notizie dei media statali secondo cui la morte di Navalny è stata il risultato della rottura di un coagulo di sangue e del blocco di un’arteria: “Per qualche ragione mi sembra che questa sia una causa improbabile di morte naturale. In primo luogo, loro (la propaganda russa, ndr) hanno immediatamente iniziato a scrivere di un coagulo di sangue che si era rotto – ed è impossibile dirlo senza un’autopsia. Avrebbero potuto dire “arresto cardiaco improvviso”, ma la tromboembolia può essere dimostrata solo da un’autopsia. Non ci sono altri metodi. Alexey non presentava alcun rischio oggettivo di tromboembolia: malattie delle vene degli arti inferiori, trombofilia, trombosi e così via.”

Ekaterina Shulman, una delle leader dell’opposizione russa in esilio, in un commento alla Deutsche Welle e ad altri media, ritiene che si tratti di un omicidio commissionato da Putin e dal suo entourage. Il motivo dell’omicidio è che le autorità temono che le elezioni di Putin nel marzo di quest’anno seguano uno scenario imprevedibile. “Questo è mostruoso”, ha detto. Martedì scorso ho ascoltato una registrazione audio della sua voce da una delle tante udienze in tribunale a cui partecipa. E questa registrazione è stata fatta il giorno prima. Era la voce di un uomo allegro, energico e sano. Posso confermarlo. Ciò significa che è stato ucciso. È stato ucciso per non interferire con la campagna elettorale. Questo è ciò che sta in superficie e ciò che non può essere ignorato. Questo è un crimine atroce”.

Evgeny Erlikh, produttore del canale televisivo “Current Time” e “Radio Liberty”, sentito in esclusiva da VITA riferisce quanto segue: “Quando Navalny è tornato in Russia (dopo essere stato curato in Germania per gli effetti dell’avvelenamento) ha dato il massimo. Navalny è un raro esempio di politico nel sistema russo che crede nei suoi ideali, crede nella sua causa ed è pronto a morire per questi ideali. Probabilmente gli sembrava (e lo sembrava a tutti prima dell’inizio della guerra con l’Ucraina) che questo governo avrebbe agito secondo il suo solito paradigma: pressione, oppressione, reclusione. Ma, finora (se togliamo l’omicidio di Nemtsov, che sembra essere stato commesso non su ordine diretto di Putin), questo governo non aveva ancora ucciso nessuno. Ma quando Navalny è tornato in Russia, arrivò in un Paese che non era in guerra. Oggi tutto è cambiato. Navalny si è ritrovato in un nuovo totalitarismo stalinista: è così che il Paese è rapidamente degenerato in questi anni. Lui non poteva saperlo.


Navalny è stato giustiziato. Putin è un assassino.

Il politologo Arkady Dubnov ritiene che: “Il Paese si trova di nuovo a un tragico bivio della sua storia, il punto di rottura è vicino, sebbene non istantaneo, sarà inevitabile, il regime è al collasso”.

La morte di Alexei Navalny nella storia della Russia sovietica/post-sovietica potrebbe essere uno dei punti di svolta come l’assassinio di Kirov il 1° dicembre 1934 e la sconfitta del putsch del GKChP (Comitato statale per lo stato di emergenza) il 21 agosto 1991”.

Eva Merkacheva, attivista per i diritti umani, vive in Russia. Ha commentato la morte di Navalny nel modo seguente: “Nelle celle di punizione molto spesso si muore di fame. Per questo motivo sono stati stabiliti requisiti rigorosi secondo cui non si può essere detenuti lì oltre un certo numero di giorni. Ma scaduto quel termine, si viene presi e messi un un’altra cella punitiva e così via. È mostruoso”. Dopo la pubblicazione questo commento nel canale Telegram MSK1 è stato cancellato. Merkacheva ha quindi dichiarato:“Non credo che nessuno sappia o possa conoscere la causa della morte adesso. Lo stabiliranno l’autopsia e una serie di esami. Di solito ci vogliono almeno 3 giorni. Bisogna aspettare. Cari colleghi giornalisti, scusate. Non posso commentare, perché qualsiasi affermazione, anche solo in generale, sulle condizioni di detenzione in questo caso, si trasforma in politica”.

Yulia Navalnaya, la moglie di Alexei, durante un discorso alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco in Germania, trattenendo a malapena le lacrime, ha detto: “Non possiamo fidarci di Putin, loro mentono sempre. Se questo è vero (la morte di suo marito, ndr.), allora Putin e i suoi amici devono sapere che saranno ritenuti responsabili per ciò che hanno fatto al Paese e alla mia famiglia. E quel giorno arriverà presto.” E dopo queste parole si è rivolta alla comunità mondiale con una richiesta di unità e solidarietà per sconfiggere il male e il regime di Putin.

In questo momento in tutto il Paese, nelle città di medie e grandi dimensioni, vengono deposti fiori sui monumenti delle vittime della repressione politica avvenuta in epoca sovietica. Si tratta di un’azione legale. Ma in alcune città, ad esempio a Novosibirsk in Siberia, la polizia ha isolato il monumento, rendendo impossibile queste dimostrazione.

Nelle prossime ore manifestazione di ricordo e solidarietà si svolgeranno anche in tutta Europa. Ci ha detto Maria Mikaelyan, co-fondatrice delle “Сomunità dei russi liberi”, che abbiamo intercettato a Milano: “La nostra comunità è sotto shock siamo sconvolti… è difficile credere che Navalny non ci sia più. Ma è tutto logico, è la logica del regime fascista di Putin. E sarà sempre così, finché non crollerà. Se crollerà”.

AP Photo/Pavel Golovkin/LaPresse

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