Welfare
Il nuovo Chievo nasce dietro le sbarre
Tre mesi fa era un sogno: iscrivere una squadra interamente formata da detenuti a un campionato vero. Oggi è realtà. Ecco come è stato possibile.
Portare una squadra di detenuti in serie A. Questo l?obiettivo di Alessandro Aleotti, patron del FreeOpera Brera, neonata compagine pallonara composta da 27 carcerati del penitenziario di Opera, periferia sud di Milano. Una scalata che appare per lo meno improbabile, “e certo che lo è”, conferma il presidente, “ma da adesso in poi abbiamo le stesse possibilità che aveva il Chievo prima di approdare nella massima serie”. Se miracolo sarà, lo dirà il destino, per ora rimane l?impresa di aver consentito in soli tre mesi la discesa in campo di capitan Zacco e compagni. Tanto, infatti, è trascorso dal momento in cui nella testa di Aleotti si è accesa la lampadina fino al 28 settembre scorso quando le 11 aquile (questo il simbolo della squadra) di mister Nichetti hanno esordito nel campionato di terza divisione. Battesimo amaro, 1-2 nel derby con l?Opera 1958, sponsorizzata (non è uno scherzo) da un?azienda di sistemi di sicurezza. Ma battesimo indimenticabile.
Teatro dell?evento, il rinnovato e polveroso campo in terra battuta del penitenziario, e non poteva essere altrimenti visto che il FreeOpera giocherà ex lege tutte le partite del campionato fra le mura ?amiche?. Un vantaggio obbligato ottenuto con il lasciapassare della Federazione in deroga alla normale alternanza casa/trasferta. “Oltre alla Figc”, spiega Aleotti, che nel progetto fino ad ora ha investito 30mila euro, “abbiamo dovuto convincere il ministero di Giustizia in modo che permettesse l?accesso al carcere ad avversari e arbitri”. La doppia assicurazione però non è stata sufficiente. “Abbiamo scelto il penitenziario di Opera, perché a Milano era l?unico con un campo omologabile. Qui però convivono due comunità, i 1.400 detenuti e i 900 agenti, così se fai qualcosa per gli uni devi fare altrettanto per gli altri: questo è il vero segreto del mio progetto. Che spero altri replicheranno”. Ecco allora che per sognare un derby FreeOpera-Milan, Aleotti ha fondato anche le Frecce Azzurre, la squadra della polizia penitenziaria, che però si allena e gioca fuori dalla prigione. Anche se i due confronti diretti (FreeOpera e Frecce Azzurre sono finite nello stesso girone) si disputeranno sotto gli occhi della curva Libertà, i 500 tifosi detenuti che hanno giurato di non perdersi nemmeno un incontro e che durante la prima partita non hanno mai smesso di incitare i ragazzi. In particolare le tre stelle: l?albanese Leonar Hila, detto Fiore, autore del primo gol della storia del calcio dietro le sbarre, il siciliano Carmelo ?Melo? Granvillano, un?ala destra vecchio stampo tutta dribbling e fantasia in stile Garrincha, e il capitano Zacco, uno che farà la storia della sua squadra visto che certamente non uscirà prima del 2030.
Ma come giudica il patron questa prima débacle? “Alla fine della partita i musi lunghi non erano pochi. Ma certo non parlerei di delusione”. Tanto che il bomber Fiore, rientrato in panchina per un infortunio (“meno male che eravamo noi i cattivi”) si lascia scappare una confidenza: “Oggi per la prima volta non desidero scavalcare quella parete e scappare via”. Anche gli occhi di Melo sono stupefatti: “Sono felice, abbiamo passato qualche ora in cui sembrava di essere fuori”.
Nessuno ti regala niente, noi sì
Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.