Volontariato

Droghe: storico accordo fra pubblico e privato

I firmatari sono: Il Coordinamento Nazionale delle Comunità di Accoglienza (C.N.C.A.), la Federazione Italiana Operatori dei Dipartimenti e dei Servizi delle Dipendenze (FeDerSerD) e Federazione Itali

di Stefano Arduini

Il Coordinamento Nazionale delle Comunità di Accoglienza (C.N.C.A.), la Federazione Italiana Operatori dei Dipartimenti e dei Servizi delle Dipendenze (FeDerSerD) e la Federazione Italiana Comunità Terapeutiche (FICT) hanno sottoscritto un?intesa sui fini, le caratteristiche e l?organizzazione del Dipartimento delle Dipendenze. È la prima volta, nel nostro paese, che pubblico e privato sociale firmano un accordo di questa rilevanza nel campo delle tossicodipendenze. Un evento che acquista ancor più importanza se valutato alla luce delle recenti dichiarazioni di esponenti del governo, ispirate da un inaccettabile pregiudizio nei confronti dei servizi pubblici e del privato non considerato affine sul piano ideologico. Per le tre organizzazioni sopra citate, solo l?armonico concorso di tutti i soggetti ? pubblici e privati ? impegnati nel campo delle tossicodipendenze può portare a risultati significativi contro l?abuso di droghe. Il luogo per creare tale accordo e gestire l?intero sistema degli interventi è individuato nel Dipartimento delle Dipendenze. Nel documento comune ? la cui bozza era stata presentata a Roma, il 5 giugno, al prefetto Pietro Soggiu, commissario di governo per le politiche sulla droga ? si sottolinea come tra gli strumenti indicabili per garantire un sistema integrato di prevenzione, cura e diritto alla salute delle persone tossicodipendenti, “quello della dimensione dipartimentale appare il più utile per svolgere funzioni di programmazione, coordinamento e verifica”. Infatti, “al raggiungimento degli obiettivi propri dell?area delle dipendenze concorrono molteplici servizi e realtà appartenenti a tutte le strutture primarie di aziende sanitarie (distretto, ospedale, ecc.) e gli altri soggetti ed enti pubblici e privati”, per cui “il modello organizzativo dipartimentale appare il più idoneo a soddisfare la pluralità dei soggetti attivi del sistema, a garantirne rappresentatività effettiva, e potere partecipato.” Gli Enti e le Associazioni autorizzate ? si afferma nel documento ? “cooperano al raggiungimento degli obiettivi dello Stato, delle Regioni e del Servizio Sanitario Nazionale”. “In ogni Asl ? precisano gli estensori del documento ? il Dipartimento delle Dipendenze si configura come una articolazione del Servizio Sanitario Regionale alla quale è affidata, sul territorio di competenza, la programmazione specifica, l?acquisizione, il monitoraggio e la verifica degli interventi anche mediante il coordinamento tecnico scientifico dell?interazione tra diversi centri accreditati (?). Spetta al Dipartimento la promozione, l?implementazione e la manutenzione di una rete di intervento che coinvolga detti centri.” Una particolare importanza “è attribuita alla programmazione e alla ottimizzazione della rete di intervento anche per l’esigenza di razionalizzare gli interventi e le risorse, di garantire una reale pari titolarità e sussidiarietà tra tutti gli enti accreditati del sistema, garantendo efficienza ed efficacia con costi e modalità compatibili con l’assetto complessivo del Servizio Sanitario Regionale, nonché congruità con la rilevazione della domanda.” C.N.C.A., FeDerSerD e FICT chiedono che sia “il livello dipartimentale il luogo di validazione dei percorsi diagnostici e certificativi di patologia di abuso o dipendenza, e della salvaguardia della libera scelta dell?utente anche all?accesso diretto, tramite le strutture accreditate per le specifiche funzioni.” Questo complesso di competenze richiede uno stanziamento adeguato di fondi: “Una quota definita del budget regionale sanitario, non inferiore all?1,5% (come già indicato da alcune Regioni), a fronte di una media attuale reale dello 0,8%, deve ogni anno essere assegnata al settore delle dipendenze, e in particolare al Dipartimento delle Dipendenze, tramite la Direzione Generale delle Aziende Sanitarie Locali.” Per quanto riguarda gli aspetti organizzativi, si afferma che “la Direzione del Dipartimento va totalmente disgiunta dalla Direzione di uno dei Servizi accreditati nel territorio, secondo la piena applicazione di una funzione dipartimentale che si esplica super partes. Il Direttore del Dipartimento coordina il Comitato di Dipartimento cui partecipano, tramite un meccanismo di rappresentanza definito a livello regionale, le strutture accreditate, sia pubbliche socio-sanitarie che private, che in via prevalente si occupano di tossicodipendenze.” È il Comitato di Dipartimento “l?organo di programmazione del Dipartimento stesso”, a cui spetta “garantire pluralità, trasparenza e pari dignità nei rapporti tra le varie componenti.” Infine, nel documento si auspica la costituzione, a livello regionale, di un Comitato Interdipartimentale Regionale, “a cui partecipano i Direttori di Dipartimento e i Rappresentanti del pubblico, del privato e degli Enti Locali, finalizzato alla realizzazione di una strategia di intervento condivisa ed uniforme nei diversi ambiti territoriali.” “Il documento ? afferma Lucio Babolin, presidente del C.N.C.A. ? rappresenta adeguata e seria risposta ad ipotesi di smantellamento del servizio pubblico e offre prospettive concrete e non ideologiche alla richiesta di pari dignità nel rapporto tra servizio pubblico e organizzazioni del privato sociale.” Il documento sul tema del Dipartimento delle Dipendenze è uno dei risultati più importanti dei lavori del Progetto di Alta Integrazione promosso da C.N.C.A., FeDerSerD e FICT, organizzazioni rappresentative del sistema reale degli organismi accreditati in Italia, che condividono l?esigenza di una riflessione comune finalizzata al miglioramento del sistema di intervento nel campo delle dipendenze.     


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